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Smartphone, 10 leggerezze che ci possono costare caro.
Gigi Fersini su uic h.e., 04\02\2014, h. 10.20.
questo articolo è preso da:
Hardware Upgrade
Dieci esempi di come alcune negligenze nell'uso ordinario dello smartphone possono costare care sia
in termini di sicurezza generale, sia dal punto di vista economico. Vediamole insieme
Di
Alessandro Bordin
pubblicato il 03 Febbraio 2014 nel canale
Telefonia
smartphone, croce e delizia
Sono passati molti anni dalla prima apparizione sul mercato dei cosiddetti smartphone, di fatto dei
telefoni cellulari evoluti che assomigliano davvero molto a PC in miniatura, grazie alla
possibilità di connettersi al web e a tutto l'universo di applicazioni disponibili per l'utente,
che spaziano praticamente in qualsiasi ambito. Se nei primi tempi questi apparecchi si vedevano
nelle mani soprattutto degli appassionati, oggi la situazione è molto diversa, grazie a una
vastissima offerta di modelli per qualsiasi tasca (in tutti i sensi).
La grande diffusione di smartphone però non è andata di pari passo con la consapevolezza di avere
fra le mani un dispositivo che contiene moltissime informazioni che ci riguardano, che possono dire
molto sulle nostre abitudini o peggio ancora essere utilizzate in maniera illecita. Se gli
appassionati sono consapevoli dei rischi (anche se a volte li sottovalutano), non sarebbe giusto
farne una colpa di chi utilizza regolarmente lo smartphone senza avere particolari conoscenze del
web e dei potenziali pericoli ad esso legati: il mondo per molti è cambiato troppo in fretta e lo
smartphone viene visto come un vecchio cellulare, che non richiedeva attenzioni particolari.
La maggior parte degli utilizzatori, insomma, ha nozioni scarse o anche nulle dei possibili rischi
collegati a un utilizzo superficiale dello smartphone. Il pensiero va a molti utilizzatori over 50
che, pur con eccezioni, si sono trovati letteralmente travolti da un'evoluzione tecnologica senza
precedenti: aver passato buona parte della vita senza PC, internet, GPS e via dicendo costringe a
un grande sforzo per stare al passo, e non sempre si riesce.
Da recenti statistiche comunque il problema non è solo anagrafico, poiché anche fra le nuove
generazioni vi sono persone con una conoscenza del mondo tecnologico davvero basilare. Tutti però,
praticamente senza eccezioni, possiedono uno smartphone. Eccoci quindi a commentare un recente
rapporto di Protect Your Bubble, compagnia assicurativa USA, che stila una classifica delle 10
abitudini più pericolose legate all'utilizzo degli smartphone. Le analizzeremo insieme poiché il
tema è interessante e potrebbe metterci al riparo da sgradevoli sorprese in un futuro.
Alcune abitudini riportate possono sembrare allarmistiche, senza dubbio, ma non mancano nell'elenco
alcune regole colme di buonsenso, che richiedono davvero poco tempo per essere adottate nell'uso
quotidiano da parte di tutti.
Ci siamo ovviamente posti la domanda su che tipo di campione la compagnia di assicurazione abbia
basato le proprie ricerche, senza arrivare a un dato preciso poiché le fonti citate sono
molteplici. Le riportiamo per chi volesse approfondire.
Quanto letto, pur in maniera non approfondita, ci ha convinti che la base scelta può essere
ritenuta attendibile, pur riferita all'utenza USA. Resta il fatto che i suggerimenti per un
utilizzo più consapevole dello smartphone valgono ovunque e per tutti, e nei commenti terremo conto
delle eventuali differenze attualmente esistenti fra l'utenza media USA e quella nostrana.
Problema 1: nessuna password. La ricerca evidenzia un dato abbastanza significativo, secondo cui
ben il 62% degli utilizzatori non adotta una password per proteggere il proprio dispositivo. Stiamo
parlando della password che serve a riabilitare l'utilizzo dello smartphone dopo lo spegnimento del
display o lo stato di standby, per intenderci. Quasi 2/3 degli utilizzatori ritiene superfluo
adottarla, vuoi per pigrizia, vuoi perché non sa che si può abilitare. Il consiglio è quindi quello
di abilitarla, poiché in caso di smarrimento costituisce un prima barriera molto importante per i
nostri dati e anche per il nostro portafogli, qualora venga ritrovato da una persona che inizia ad
utilizzarlo con il nostro credito.
Problema 2: memorizzazione user e password. Questo è un punto per certi versi critico e su cui non
vi è una grande percezione di rischio specie per i meno esperti. Risulta sicuramente comodo, quando
navighiamo in generale (PC o smartphone), delegare al browser il compito di memorizzare utenze e
password in modo da non doverle riscrivere ogni volta che ci colleghiamo a un sito che richiede
autenticazione. Molti però non sanno che è possibile dare consenso a questa pratica solo per alcuni
siti, mentre per altri scegliere l'inserimento manuale ad ogni accesso.
Il 32% degli utenti sfrutta il completamento automatico dei campi user e password anche per i siti
bancari, esponendosi a gravi rischi in caso di smarrimento (e nel caso non vi sia una password
all'accesso). Il consiglio è quindi di leggere attentamente ciò che la app che utilizziamo per
navigare ci propone, senza dire "sì" ad ogni cosa. Le conseguenze di questa negligenza possono
essere davvero spiacevoli anche sul piano personale e più frivolo, qualora qualcuno si divertisse a
fare il bello e il cattivo tempo con il nostro account Facebook, Twitter o mail.
Problema 3: foto osè sullo smartphone. Circa il 20% dei teenager USA, ma verosimilmente anche da
noi, è solito utilizzare lo smartphone per farsi foto osè da spedire poi ad alcuni contatti. Il 17%
di chi riceve questi scatti è solito condividere quando ricevuto con altri, ad insaputa della
persona ritratta. In questo caso non vi sono le scusanti per un mondo cambiato troppo in fretta o
via dicendo. Il buonsenso dovrebbe essere alla base di un utilizzo proprio e consapevole del
dispositivo ma non siamo certo qui a fare del moralismo, quanto a cercare di sensibilizzare sui
possibili rischi di diffusione non voluta. Ognuno usi il proprio smartphone come desidera, ma ne
tenga presente i rischi. Come si sa, servono anni a farsi una reputazione e cinque minuti per
mandare tutto all'aria.
Problema 4: rispondere a mail false che vogliono truffarci. Sono circa 156 milioni al giorno le
email apparentemente mandate da mittenti sicuri, spesso banche o assicurazioni, che invece
nascondono una truffa ai nostri danni per farci scrivere dati personali e numeri di carte di
credito. Il fenomeno viene chiamato phishing ed è alla base del 4% di tutti i furti di identità. Un
numero che sembra piccolo ma che in realtà non lo è. In questo noi italiani siamo più fortunati:
per ora mail di questo tipo sono di solito goffe e scritte in un italiano discutibile, spesso senza
accenti e quasi sempre destinati alla cartella "spam". Negli USA le cose sono completamente
diverse, con modelli e sintassi praticamente perfette. Molto più facile cadere nell'inganno.
Problema 5: postare foto in tempo reale quando siamo in vacanza. Un problema che suona eccessivo e
probabilmente lo è, ma ha il suo fondamento. Oltre il 75% di persone condannate per furto ha
ammesso di aver tenuto traccia dello spostamento delle proprie vittime anche seguendo i social
network. Insomma, molti ladri non solo si appostano per vedere se in casa non c'è nessuno, ma
possono comodamente controllare dove si trova una famiglia semplicemente aprendo Facebook. Il
tutto dal divano di casa.
Problema 6: postare foto con la geolocalizzazione attivata. Un problema simile al precedente del
quale non vi è spesso consapevolezza da parte degli utilizzatori. Praticamente tutti gli
smartphone, a prescindere dal sistema operativo, chiedono al momento del primo avvio cosa si vuole
fare con la geolocalizzazione, mantenendola attiva salvo caso contrario. Questo significa che se
scattiamo una fotografia e la mettiamo su Facebook, apparirà un "nei pressi di ...", senza che
magari l'utente ne sia consapevole, poiché quando ha acquistato lo smartphone ne sapeva poco o
nulla delle potenzialità. Mettendoci nei panni di chi non sappia minimamente cosa significhi
geolocalizzazione applicata agli smartphone, appare chiaro che quel sì o no in fase di
configurazione sia una questione simile a un testa o croce.
Problema 7: furto di dati via telefono. In questo caso il problema è generalizzabile e non riferito
ai soli utenti di smartphone, ma in virtù dell'utilizzo sempre più massiccio del telefono mobile a
svantaggio di quello fisso, la problematica è ricaduta anche in questo settore. Il 27% dei furti di
identità e dati importanti avviene per via telefonica, dove fantomatici dipendenti di banche,
gentilissimi, chiedono agli utenti conferme di dati e molto altro. Anche in questo caso gli USA
sono più soggetti al problema perché là sono pratiche più diffuse, mentre da noi raramente le
banche ci chiamano se non per segnalarci uno scoperto sul conto. Anzi, a volte passiamo decine di
minuti in attesa per parlare con qualcuno.
Problema 8: non utilizzare una cover protettiva. Il 25% degli utenti non utilizza una cover per il
proprio smartphone poiché la ritiene antiestetica. In realtà è stato dimostrato che una cover può
garantire un surplus di protezione non trascurabile, oltre a scongiurare in molti casi la rottura
dello schermo.
Problema 9: accesso disinvolto a reti Wi-Fi non protette. Risulta in ascesa il problema che vede
coinvolti molti smartphone a cui sono stati sottratti dati importanti semplicemente perché sono
stati connessi a Wi-Fi aperte, posizionate ad hoc da malintenzionati, specie in grossi centri
urbani. In questo caso sono gli appassionati le vittime predilette, felici di aver trovato una
Wi-Fi aperta dove meno se lo aspettavano. Chi si tiene alla larga dalla tecnologia in senso ampio
rischia molto meno in questi casi: non sa nemmeno dove partire per connettersi, nella maggior parte
dei casi.
Ben il 52% degli utenti non perde occasione di collegarsi a una rete Wi-Fi aperta non appena ne
trova una, fidandosi molto più di quanto dovrebbe e talvolta senza che ve ne sia necessità. Il
problema suona allarmistico e probabilmente in parte lo è, poiché la quasi totalità degli hot spot
gratuiti non costituisce una minaccia. Il problema sta nel "quasi", e il fenomeno è in ascesa.
Problema 10: assenza di assicurazione sul proprio smartphone. Ok, la ricerca è stata commissionata
da un'agenzia di assicurazioni, quindi possiamo vedere della faziosità in questo problema, elencato
di fianco ad altri oggettivamente più sentiti. Circa il 60% degli utilizzatori non ha stipulato una
polizza sul proprio dispositivo (negli USA, da noi probabilmente siamo vicini al 90%). Coperture di
questo tipo garantiscono la sostituzione del display o dell'intero dispositivo in caso di furto o
smarrimento, il tutto in tempi rapidissimi, oltre ad altri servizi accessori. Come dicevamo,
prendiamo questo decimo problema un po' con le pinze, ma ciò non toglie che l'elenco delle
potenziali minacce ci abbia guidato in un utilizzo più consapevole del nostro smartphone.
Dove non arriva il buonsenso non sono mai sprecati i consigli e la segnalazione di alcuni problemi
più o meno evidenti, che sono in agguato anche per chi utilizza lo smartphone in perfetta buona
fede e al meglio delle proprie capacità. Occorre però ricordarsi sempre che lo smartphone è ormai
un contenitore di dati personali, ancora più del nostro PC, con la differenza che con lo smartphone
si tende ad avere la guardia molto più bassa.
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