moneta
l'inkiesta.it: “Affare Bitcoin”, per capire la nuova moneta digitale
Donato Taddei in privato, 13\01\2014, h. 21.42.
Nella presentazione di questo ebook di Gabriele De Palma, pubblicato da l'inkiesta.it,
www.linkiesta.it/ebook-bitcoin
si racconta di questa moneta digitale, in cui le transazioni sono anonime, quindi non tracciabili,
effettuate tramite connessioni
pair-to-pair,.
Ho recentemente scaricato un client bitcoin in javascript, che quindi non necessita di installare
nessun programma aggiuntivo, ma questo permette solo di fare e ricevere i pagamenti, non il loro
tracciamento per cui è invece necessario o scaricare e installare l'apposito client o effettuare la
transazione tramite un server.
L'idea di base è che il valore di questa moneta è completamente affidato alla domanda e offerta,
quindi determinato dal mercato e non dalle banche centrali e dalla politica.
Il bitcoin è nato nel 2009 e ha per questo un giro di affari molto limitato: negli Usa ad esempio
il suo giro di affari ammonta a pochi milioni di dollari. e sono ancora pochissimi i soggetti che
accettano pagamenti con questa moneta, tra i primi la notissima "electronic frontier foundation".
Per ulteriori approfondimenti si veda la relativa voce in wikipedia
it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin
oppure: i bitcoin: cosa sono e come funzinano
articoli.softonic.it/bitcoin-cosa-sono-come-funzionano
od anche la guida per iniziare coi bitcoin
articoli.softonic.it/bitcoin-la-guida-per-iniziare
nonchè, attraverso il link all'articolo, gli altri articoli pubblicati da l'inkiesta.it
sull'argomento.
Don
“Affare Bitcoin”, per capire la nuova moneta digitale
Vantaggi e limiti della moneta digitale. Quale peso dare al nuovo discusso sistema di transazione?
Gabriele De Palma
Bitcoin è la moneta della rete nata nel 2009: il suo ideatore l’ha definita “una versione
integralmente peer-to-peer” di una moneta elettronica che “permetterebbe ai pagamenti online di
essere effettuati direttamente tra una parte e l’altra senza dover passare per un istituto
finanziario”. Quali sono i vantaggi e i limiti della moneta digitale? Quale peso dare
all’innovativo sistema di transazione che sta facendo discutere BCE, FBI e le Banche centrali di
tutto il mondo?
“Affare Bitcoin- Pagare col p2p e senza banche centrali” è un ebook di Gabriele De Palma,
giornalista esperto in nuove tecnologie, pubblicato dall’editore digitale Informant, ed è in
vendita in tutti gli store online.
Ne pubblichiamo qui un breve estratto:
Fenomenologia di bitcoin
Volatile e anarco-insurrezionalista
“Mercoledì l’FBI ha annunciato di aver arrestato nella Biblioteca Statale di San Francisco il
ventinovenne Ross William Ulbricht, accusato di essere l’amministratore di Silk Road. Ulbricht è
stato accusato di riciclaggio di denaro, di partecipazione al narcotraffico e di hacking. Il
Dipartimento di Giustizia ha sequestrato il sito web di Silk Road e una cifra pari a circa 4
milioni di dollari in bitcoin, la cripto-moneta usata per acquistare droga”.
Questo, pubblicato su Forbes all’indomani del raid contro SilkRoad, è il tipico articolo tramite
cui si viene a conoscenza di bitcoin. Negli altri casi, di solito, titoli e articoli rimandano
all’improvviso balzo in su o in giù del valore della moneta digitale.
Nel primo caso bitcoin è associato ad attività criminose, come quelle perpetrate tramite la
piattaforma di e-commerce Silk Road e dai suoi simili, che riescono – spesso, non sempre – a
garantire l’anonimato e quindi l’impunità a chi compravende prodotti illegali grazie a software di
anonimizzazione come Tor. Per finanziare questo tipo di acquisti il denaro tradizionale come euro e
dollaro, nella versione digitale indispensabile a effettuare un pagamento da remoto (bonifico via
internet, carta di credito o di debito o PayPal), non va bene perché o è molto scomodo da usare
oppure è tracciabile dalle autorità. È sempre possibile cioè, a meno di utilizzare contanti,
risalire a chi ha effettuato il pagamento e chi lo ha ricevuto. Banche e istituti di credito sono
in grado di conoscere l’identità di chi ha effettuato una transazione economica. Con bitcoin invece
non si può, l’anonimato è garantito. Per questo viene usato anche dagli utenti di SilkRoad. E non
solo, c’è di peggio: ci sono anche dei macabri buontemponi che scommettono sulla data di assassinio
di alcune personalità pubbliche ree di aver procurato dolore all’umanità ma al di sopra della legge
per il ruolo che ricoprono. Tra questi il Presidente francese Francoise Hollande, quello
statunitense Barack Obama e quello della Federal Reserve Ben Bernanke. Il sito che ospita questo
tipo di scommessa si chiama Assassination Market, è nascosto nel deep web come SilkRoad e accetta
puntate – che diventano il montepremi da vincere – solo in bitcoin.
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Difficilmente però nelle cronache che raccontano di Assassination market e SilkRoad viene spiegato
come fa un sistema di pagamento in valuta digitale a essere completamente anonimo, tanto da
consentire impunemente la compravendita di armi, droga e rock’n’roll. A discapito di noi cronisti
un po’ maldestri c’è da dire che il meccanismo non è facilmente sintetizzabile, non è divulgabile
in poco spazio. Però è un peccato perché è come dare notizia che rendendosi invisibile con una
pozione magica un uomo ha derubato il caveau di una banca, mettendo l’accento sull’illegalità del
furto anziché sull’esistenza della pozione magica.
C’è una variante di questa prima associazione dei bitcoin al malaffare, ed è la variante Anonymous,
gli hacker che si battono contro le istituzioni e le grandi aziende a colpi di attacchi informatici
dei siti web ufficiali che paralizzano l’attività delle società colpite. A dare consistenza alla
tesi la prima copertina della prima rivista semi-ufficiale legata alla cripto-moneta. Il numero uno
di Bitcoin Magazine ha una foto a tutta pagina della celebre maschera del cospiratore inglese del
XVI secolo Guy Fawkes, che contraddistingue gli attivisti digitali (hacktivisti). Anche gli
Anonymous, come altri attivisti che inscenano proteste estreme, godono di una reputazione
discutibile presso l’opinione pubblica. Nel migliore dei casi (pochi a dire il vero) vengono
dipinti come i nuovi difensori dei diritti degli utenti della rete, altrimenti sembrano essere
diventati gli anarco-insurrezionalisti 2.0, cui si attribuiscono quasi tutti i reati commessi in
rete da ignoti.
Uno di principali sostenitori della imminente rivoluzione portata dalla nuova moneta è Rickard
Falvinge, fondatore del Piratpartiet svedese, il primo Partito Pirata del mondo. Falvinge è
convinto, e lo ha sostenuto in un articolo tradotto anche in italiano, che bitcoin cambierà il
mondo più di quanto lo abbia fatto internet. Nonostante Falkvinge sia un politico a tutti gli
effetti e il Partito pirata svedese sia riuscito a guadagnare alle elezioni del 2009 due seggi al
parlamento europeo, si tratta pur sempre di “pirati”, un’etichetta che solitamente non connota le
persone più raccomandabili.
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Nella stessa area si può inserire anche l’associazione mediatica con due personalità dal profilo
almeno apparentemente ambiguo: Julian Assange, fondatore di Wikileaks, il sito che ha divulgato
informazioni riservate e secretate dai governi di mezzo mondo, e Edward Snowden, la gola profonda
che in modo simile a quanto fatto da Assange ha spifferato i segreti militari statunitensi.
Wikileaks, che a causa delle pressioni del governo Usa sulle aziende che avevano rapporti economici
con Assange non ha più potuto contare sulle donazioni via PayPal o tramite carte di credito, è
ricorsa in gran fretta ad adottare i bitcoin. Lo stesso ha fatto il Journalistic Source Protection
Defence Fund, il fondo che sostiene la libertà di stampa e di espressione e raccoglie offerte in
cripto-moneta anche per Snowden, in difficoltà a ricevere finanziamenti privati a causa del
pressing anche in questo caso del governo degli Stati Uniti.
Siamo al limite, quello indefinito, tra diritto all’informazione e tradimento, libertà
d’espressione e spionaggio. Un confine non confortevole su cui trovarsi. Un po’ come è capitato
all’avvocato protagonista di un episodio della serie-tv The Good Wife, accusato dal governo per non
voler rivelare il nome del suo cliente, sospettato di essere l’inventore di bitcoin.
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Anche in questi casi, come per quelli di SilkRoad e Assassination Market, le cronache parlano del
sistema di pagamento associandolo a chi lo utilizza, senza però raccontarlo nei suoi fondamenti.
Negli altri casi, molto spesso su pubblicazioni economico-finanziarie, viene data notizia di come
la moneta digitale abbia raddoppiato il proprio valore in poche settimane, e di come questo si sia
poi dimezzato in un lasso di tempo altrettanto breve. Insomma, è una moneta dal valore molto
volatile, un investimento ad altissimo rischio. Il che è senz’altro vero, i grafici che tracciano
l’andamento del cambio di bitcoin con dollari e altre valute tradizionali sembra l’altimetria delle
montagne russe, Come anche per l’associazione con le attività illegali però la semplice cronistoria
delle quotazioni della cripto-moneta non descrive bene cosa è bitcoin. In questi casi si parla con
insistenza della moneta ma non del sistema di pagamento né, soprattutto, della rete di utenti che
rende possibili entrambi.
È un po’ come raccontare la rete ferroviaria partendo dagli incidenti o dagli scioperi del
personale, omettendo che permette di spostarsi a basso impatto ambientale (rispetto alle
alternative più diffuse come auto e aerei), di arrivare anche nei piccoli comuni, che in treno c’è
tempo per leggere, che si possono fare incontri interessanti e si può anche dormire un po’.
Gli adesivi con la scritta “Bitcoin accepted here”, che segnalano l’accettazione della nuova
moneta, da noi ancora latitano anche se altrove – negli Usa, in Cina, in Germania – iniziano a
spuntare sulle porte degli esercizi commerciali. Quindi il primo modo di entrare in contatto con
bitcoin, dato che è un oggetto intangibile, è quasi per tutti tramite la lettura di un articolo
pubblicato sulla stampa più o meno specializzata. Purtroppo spesso quella generalista ha mal
compreso il fenomeno, soprattutto nelle sue fasi iniziali; le testate economico-finanziarie invece
in un primo momento ne hanno sottovalutato la portata, successivamente lo hanno irriso. Famosa
resta la definizione che ne diede Paul Krugman, uno dei più influenti giornalisti economici
statunitensi: "divertente" (entertainment). Non da meno quella più recente dell’ex presidente della
Federal Reserve Alan Greespan che lo definisce “una bolla”. Questo tipo di reazioni ricordano altri
momenti della storia dell’innovazione e segnano la pericolosa strada del “prima ti ignoriamo, poi
ridiamo di voi...” che si è spesso conclusa con “...poi ti combattiamo e alla fine perdiamo”. Oggi
siamo tra il “ridiamo di voi” e il “ti combattiamo”.
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Le uniche informazioni accurate durante i primi anni di vita di bitcoin sono state reperibili solo
sulle testate specializzate in tecnologia e informatica.
Se già il sistema non è di facile comprensione per tutti i non addetti ai lavori, in italiano è
stato scritto poco e in maniera confusa.
Un’analisi completa e puntuale che smaschera l’approssimazione di molti (quasi tutti a dire il
vero) articoli pubblicati in italiano sull’argomento si trova in Senza Banche il libro scritto da
Fabio Vita. Senza ripercorrere quell’analisi è possibile identificare delle imprecisioni ricorrenti
nel racconto dei bitcoin. Oltre al collegamento tra bitcoin il malaffare, le spie e una volatilità
che spaventa c’è un’altra imprecisione che offusca la corretta percezione di questa nuova moneta e
di questo nuovo sistema di pagamento. Riguarda lo status ontologico di bitcoin. Cosa è? quale è –
come direbbero i filosofi metafisici – la sua sostanza?
Virtuale, fisico, reale
Ricorre una imprecisione terminologica secondo cui bitcoin è una moneta virtuale. In molti casi
l’aggettivo è scelto per evitare ripetizioni quando si è a corto di sinonimi, però il termine è
scorretto e fuorviante. Come riporta il dizionario Treccani alla voce “virtuale”:
a. In filosofia, sinonimo di potenziale, cioè «esistente in potenza» (contrapposto ad attuale,
reale, effettivo).
b. In fisica, in matematica e nella tecnica, in contrapposizione a reale, effettivo, si dice di
enti o grandezze che, pur non corrispondendo a oggetti o quantità reali, possono essere introdotti
o considerati per determinati scopi di calcolo, di rappresentazione o di deduzione logica
Bitcoin è digitale, non fisico; è fatto di bit e non di atomi, ma non è virtuale. Una moneta
virtuale, in base alle definizioni correnti non è una moneta reale. Bitcoin invece è reale, nella
misura in cui si possono acquistare beni e servizi e cambiarlo con altre valute.
Non è paragonabile alle altre monete, quelle tradizionali emesse da una banca centrale e
riconosciute da tutte le altre banche, perché, almeno per il momento, non c’è alcuna garanzia che
venga e che verrà accettato. Inoltre non può essere usato per pagare le tasse, e questo ne limita
fortemente l’adozione su larga scala. Anche se c’è un’eccezione a questa regola ed è l’Università
di Cipro, che dal 2013 accetta pagamenti in bitcoin per le tasse universitarie. Cipro d’altronde è
un caso unico di sensibilità alla nuova moneta. Nei giorni in cui esplose la crisi finanziaria
sull’isola e la banche minacciarono (e poi eseguirono) la stretta sui prelievi e il razionamento
degli euro nei bancomat locali, molti iniziarono a rivolgersi a bitcoin come a un investimento più
sicuro. Sicuro nel senso di non controllato dalla banca centrale e quindi non contingentabile da
questa. Non è detto che altri seguiranno l’esempio dell’ateneo cipriota ma la sfiducia nel sistema
di credito tradizionale emersa con le crisi del 2008 e del 2011 non sembra del tutto affievolita.
Per poter pagare le tasse è necessario che si pronuncino favorevolmente alla cripto-moneta governi
e banche centrali ma la cosa al momento è improbabile. Il dibattito in corso, come vedremo
nell’ultimo capitolo, al momento è ancora a una fase primordiale: va vietato? va regolamentato? E
come? E come si potranno tassare le entrate via bitcoin?
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Carlo Peroni
@gabrieledepalma
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