supporti
Supporti masterizzati e dischi esterni: tecnologia spazzatura.
Francesco Melis su smanettando, 10\12\2013, h. 17.43.

Questa è buona.
Come tutti avranno notato nella loro esperienza d'uso dei supporti Cd e
Dvd masterizzati, questi supporti sono assolutamente inaffidabili.
Conservare i propri dati su questi supporti comporta che dopo pochissimi
anni essi debbano essere rinfrescati facendone altre copie perché dopo
poco tempo cominciano a presentare difetti che ne rendono impossibile la
lettura.
Questo comporta una rincorsa senza fine, ed impraticabile se si possiede
un massiccio archivio di dati da dover rinfrescare.
L'ultima che mi è successa, e che voglio raccontare, rasenta il comico.
Normalmente se un disco comincia a presentare dei difetti diventa
problematica la lettura dei dati, e spesso a nulla valgono gli sforzi di
cercare di leggere correttamente e completamente con dei tools i
contenuti difettosi.
Ebbene a me è successo che volendo riascoltare un Cd musicale
masterizzato qualche anno fa non funzionasse sullo stereo da tavolo e
neppure sul lettore di Cd del computer. Fin qui niente di strano.
La stranezza è che il Cd difettoso compare ad Windows come se fosse
vergine!
Beh! a questo punto potrei rimasterizzarlo! anche se era un dispositivo
Rom e non un riscrivibile, risparmiando 20 centesimi, quanto avrei
pagato un Cd vergine a Porta Portese! (sorriso).
A questo punto la soluzione secondo me è quella di dotarsi di un buon
hard disc esterno di buona capacità e salvare in questo hard disc le
immagini integrali dei Cd, almeno per quelli importanti o musicali,
generate per esempio con Nero Burning Rom.
Inoltre, almeno io faccio così, dapprima preparo nell'hard disc interno
l'albero delle cartelle dei dati che voglio archiviare nell'hard disc
esterno, ed organizzo ordinatamente i dati. Poi accendo solo per il
tempo strettamente necessario l'hard disc esterno e vi riverso i dati.
Questo per limitare al massimo il logorio dell'hard disc esterno giacché
anche per gli hard disc esiste un parametro, il MTBF (Mean Time Between
Failure), che da il tempo di vita medio di un hard disc, inteso come
numero di ore di funzionamento, oltre la quale l'affidabilità non è più
garantita.
Questo nell'ipotesi e nella speranza, quindi, che l'affidabilità degli
hard disc esterni possa garantire l'integrità dei dati almeno per una
decina d'anni abbondanti.
A parte il fatto di fargli risparmiare il tempo di lavoro, purtroppo gli
hard disc hanno altri punti deboli. Internamente contengono un
lubrificante speciale adatto per la meccanica di altissima precisione
interna che purtroppo dopo un certo numero di anni si snatura e perde il
suo potere lubrificante per cui a quel punto aumentano gli attriti e la
produzione di calore e la sua morte è segnata. Verso il duemila avevo
due hard disc Western digital da 6,4 gigabytes che sembrava si fossero
consigliati. Avevano la stessa età ma uno aveva lavorato molto più
dell'altro. Ebbene, incredibile a dirsi, sono morti entrambi, dopo circa
5 anni, a distanza di qualche settimana uno dall'altro. Indice anche,
questo, che questi oggetti li fanno perché si debbano rompere presto.
Ricordo anni fa che mi regalarono alcuni hard disc SCSI usati che
provenivano dal centro elaborazione dati di una banca. Gli hard disc
erano in condizioni perfette ma la politica della Banca era quella di
sostituirli ogni due anni, anche se funzionavano ancora perfettamente
proprio per ridurre al massimo la probabilità di perdita di dati.
Naturalmente la banca oltre a sostituire gli hard disc dispone di
batterie di memorie di massa in configurazione ridondante Raid per cui
la probabilità che possano perdere i dati è praticamente zero.
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