lavoro
Lavoratori ciechi, E' "crisi nella crisi". Ecco le proposte dell'Unione ciechi
Superabile.it, 02\12\2013.
ROMA. "Una crisi nella crisi": così potrebbe definirsi la situazione lavorativa delle persone
cieche in Italia. Sono circa 700 mila le persone disabili iscritte nelle liste di collocamento:
l'80% di questi non trova lavoro. Una situazione grave, tanto più in tempo di crisi economica e
occupazionale, e che investe ancora di più le persone cieche. E' questo, in sintesi, il quadro
tratteggiato ieri dall'Uic (Unione italiana ciechi e ipovedenti), in apertura del convegno dedicato
a "Il rischio di esclusione dal lavoro dei ciechi e degli ipovedenti: realtà ed ipotesi di
soluzioni".
Le difficoltà particolari incontrate dalle persone cieche nella ricerca del lavoro hanno a che fare
con la crisi delle professioni tradizionalmente svolte da chi ha una disabilità visiva:
centralinisti, massaggiatori e insegnanti, per le quali sono previste delle quote di riserva.
Alessandro Locati, segretario generale dell'Uic, intervenuto alla giornata di oggi, ci aiuta a
definire meglio i contorni del problema e lem possibili soluzioni individuate dall'Unione.
Centralinisti. Per quanto riguarda questa professione, una di quelle più diffuse tra le persone
cieche (legge 113/85) "il progresso tecnologico nelle telecomunicazioni ha prodotto in molti
contesti la scomparsa del posto operatore in favore dei dispositivi". Un problema che è stato
riconosciuto dal governo, che tramite il ministero del Lavoro che ha emanato il decreto 10/1/2000,
ha riconosciuto tre nuove professioni "equipollenti", come evoluzione di quello che un tempo era il
centralinista: operatore telefonico addetto alle informazioni alla clientela e agli uffici
relazioni col pubblico; l'operatore addetto alla gestione utilizzazione di banche dati; l'operatore
addetto i servizi di telemarketing e telesoccorso. "il problema - spiega Locati - è la formazione,
demandata alle regioni: occorrono programmi adeguati perché le persone cieche possano poi di fatto
accedere a queste professioni". Sempre riguardo le professioni nell'ambito delle comunicazioni,
"stiamo anche cercando di f ar riconoscere la figura del perito telefonico trascrittore in ambito
forense": una professione particolarmente indicata per la capacità di ascolto e l'attenzione
uditiva della persona cieca.
Masso-fiosioterapisti. Riguardo questa professione, per le quali pure è prevista una quota di
riserva per le persone cieche, "ora per leger i massaggiatori nel pubblico impiego vengono meno,
perché quest'attività è riservata fisioterapisti con diploma universitario triennale. E' quindi in
corso un tavolo tecnico presso il ministero del Lavoro, cui l'Uic partecipa, che ha lo scopo di
verificare e individuare una figura professionale non sanitaria, che, pur in assenza di diploma
universitario, possa svolgere la professione. Questo è un problema che riguarda in modo particolare
i ciechi, che in molti casi hanno difficoltà a portare a termine un percorso universitario, a causa
dell'inadeguatezza di strutture e sussidi".
Modifiche alla legge 113/85. Una proposta di modifica è stata depositata dall'Uic (atto 1779), con
lo scopo di "adeguare la normativa alle nuove esigenze del mercato del lavoro - si legge nel testo
- e al progresso tecnologico nel settore della comunicazione". La proposta "si limita ad integrare
e modificare in alcune parti un testo normativo assai risalente nel tempo, nel tentativo di
migliorare la disciplina del collocamento obbligatorio dei centralinisti telefonici non vedenti". S
chiede poi di "attualizzare il beneficio di quattro mesi di contribuzione figurativa per ogni anno
di servizio svolto, per quanto concerne gli effetti in tema di calcolo del trattamento
pensionistico, sia con il sistema contributivo che con il sistema misto". In altre parole, una
persona cieca che abbia lavorato per esempio 30 anni, si vedrebbero riconosciuti, ai fini
pensionistici, 40 anni: e questo non solo gli consentirebbe di anticipare il pensionamento (come
già accade), ma anche di godere della s tessa pensione di cui godrebbe dopo 40 anni (cosa che
attualmente non accade).Infine, conclude Locati, "è fondamentale garantire percorsi scolastici
adeguati, perché ogni deficienza della scuola si ripercuoterà sul percorso professionale
successivo". (cl)
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