prism
Nsa, dove vanno i nostri segreti?
Art. inviato in privato da F. Melis, 01\07\2013, h. 23,48.

un articolo sulle capacità di calcolo e di archiviazione del sistema
americano Prism di spionaggio.

Da "Repubblica" del 1 luglio 2013
www.repubblica.it/tecnologia/2013/07/01/news/nsa_dove_vanno_i_nostri_segreti_l_area_51_dei_dati_una_fortezza_in_utah-62202170/?ref=HREA-1
l'Area 51 dei dati è una fortezza in Utah
Gli impressionanti numeri del datacenter dell'agenzia per la sicurezza
Usa: miliardi di byte e supercomputer per poterne reggere il peso e le
operazioni collegate. Lo spazio si esaurirà entro qualche anno, ma nuovi
impianti sono già in costruzione
PER DARE un'idea rapida: uno smartphone da 64 gigabyte oggi può
contenere 2500 volte i dati della memoria di un Commodore 64, con
capacità di elaborazione circa 1000 volte più ampie. Mantenendosi su
quelle dimensioni fisiche, un hard disk portatile da un terabyte
contiene i dati che entrano in sedici smartphone da 64 gigabyte. E se 64
gigabyte sono una dimensione stimabile per la Biblioteca di Alessandria
(460mila pergamene equivalenti a 100mila libri) allora un individuo che
porta in borsa un hard disk da un tera e in tasca uno smartphone, gira
effettivamente con 17 biblioteche di Alessandria addosso. Con una
capacita di elaborare questi dati infinitamente superiore a quella
ipotizzata nei film di spionaggio girati ai tempi dei primi computer.
Senza contare internet, raggiungibile ad alta velocità da più o meno
ovunque, con tutto il mondo e la sua infinita mole di informazioni a
disposizione che aggiungono elementi all'elaborazione.

L'Area 51 bis. La capacità di archiviare dati, connettere e processare
informazioni è cresciuta esponenzialmente negli ultimi 30 anni,
riducendo allo stesso tempo le dimensioni fisiche delle memorie
elettroniche. E' anche per questo che le immagini dell'enorme data
center dell'Nsa nello Utah sono impressionanti. L'agenzia di sicurezza
americana al centro dello scandalo Datagate dispone di una vera e
propria fortezza, costata 1,2 miliardi di dollari, che protegge i
contenuti digitali e le comunicazioni all'esame dell'agenzia. Un
compound inespugnabile, un'Area 51 che protegge informazioni segrete e
che torna all'attenzione dopo l'esplosione del caso Prism. Perché oltre
alle dimensioni logistiche, i numeri di quello che c'è all'interno sono
sbalorditivi.
Secondo Fox, all'interno del datacenter Nsa in Utah c'è un archivio
digitale con 5 zettabyte di spazio a disposizione. Uno zettabyte
equivale a un miliardo di gigabyte, ovvero quindici milioni e
seicentoventicinquemila Biblioteche di Alessandria (che per cinque fanno
un totale a disposizione dell'Nsa di 78 milioni 125 mila biblioteche).
Uno zettabyte equivale a 1024 exabyte e un triliardo di byte, o meglio
1021  byte, in termini "visivi" 250 miliardi di Dvd, una cinquantina di
miliardi di smartphone. La cifra equivale grossomodo a un anno di
traffico internet globale oggi. Se Prism è partito a ottobre 2011, e
supponendo che i dati di Prism vadano a finire in Utah, allora l'Nsa
finora non ha riempito nemmeno la metà dello spazio a disposizione. Il
traffico internet raggiungerà, secondo le stime, 966 exabyte all'anno
nel 2015.
Quasi uno zettabyte all'anno tra due anni, il che significa che la
fortezza dell'Nsa dovrà espandersi. Un nuovo datacenter è già in
costruzione a Fort Meade nel Maryland. Oppure trovare succursali altrui
già attive e riconvertibili all'attività governativa. Pensando a quando
dagli zettabyte si passerà alle misure in yottabyte, mille zetta fanno
uno yotta. E già oggi, i costi energetici e possibili ricadute
ambientali che appaiono rilevanti: l'Area 51 della Nsa consuma 65
megawatt di elettricità all'anno (ci si alimentano 65000 case) e per
raffreddare gli impianti, milioni di litri di acqua al giorno (1,5
milioni di galloni, secondo Npr).
Tutta questa mole di dati viene gestita dal supercomputer Titan, che
compie 20,000 trilioni di operazioni al secondo. Tra archivi e
processori, la facility della Nsa - la cui missione specifica è e rimane
classificata, quindi segreta - attualmente occupa un datacenter enorme.
Ma fra trent'anni, come la distanza temporale dal Commodore agli
smartphone, sarà grande quanto una memoria contenuta in una pennina. Se
non direttamente impiantata nel nostro cervello, connesso ai computer
quantici e biologici che oggi l'industria inizia a progettare. Avrà
senso allora parlare di privacy e in quest'ottica, ha senso parlarne già
oggi?
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