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La rai contro i lavoratori disabili.
Vita.it del 19-07-2013
La Rai contro i lavoratori disabili
ROMA. La Rai servizio pubblico, la Rai benpensante che non trasmetterà più Miss Italia per via
delle ragazze mute e nude, questa stessa Rai si è appena inventata un meccanismo bizantino per
evitare le assunzioni da collocamento obbligatorio, cioè quelle di persone con disabilità. Come?
Facendo solo contratti a tempo determinato di sei mesi meno un giorno, così che il personale a
tempo determinato non rientri nella base occupazionale e quindi si “tenga bassa” la cifra di
partenza su cui si calcola poi il numero delle assunzioni da collocamento obbligatorio.
La denuncia arriva da Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil: «Ci chiediamo e chiediamo
all’azienda come si possa definire una circolare che, aggirando quanto previsto dalla legge per
l'inserimento e l'integrazione lavorativa di persone disabili, in relazione alle indicazioni di
formalizzazione dei contratti a tempo determinato del personale delle testate giornalistiche e
delle reti televisive, impone che questi debbano essere stipulati per un periodo di sei mesi meno
un giorno. Il motivo non riguarda, evidentemente, esigenze organizzative o produttive, ma cela
l'obiettivo, tutt'altro che nobile, di non conteggiare il personale a tempo determinato nel calcolo
della base occupazionale, così da non ampliare immotivatamente tale base di partenza per le
assunzioni da collocamento obbligatorio». Apuzzo ritiene «intollerabile ed eticamente inaccettabile
un comportamento simile» e chiede pertanto «l’immediato ritiro di questo e di tutti gli eventuali
altri provvedimenti che ledono i diritti dei lavoratori, in particolare di coloro che sono
portatori di disagi e fragilità».
Negli ultimi mesi si è parlato tanto di cosa significhi servizio pubblico e su quali requisiti
debba confermare o conquistare la Rai per continuare ad essere concessionaria di servizio
radiotelevisivo, riflette Apuzzo: «Noi crediamo che oltre a dover garantire la libertà, il
pluralismo, l’obiettività, la completezza, l’imparzialità e la correttezza dell’informazione,
favorire la crescita civile e il progresso sociale, promuovere la cultura, ci sia un altro
requisito irrinunciabile: il principio di responsabilità etica nei confronti dei propri dipendenti,
che non può esaurirsi con le affermazioni impeccabili presenti nel Codice Etico della Rai, ma che
deve trovare quotidiana attuazione, a partire dal modo in cui si applicano le leggi per
l'inserimento e l'integrazione lavorativa di persone disabili».
Franco Bomprezzi, giornalista che per sua stessa definizione «vive e lavora in sedia a rotelle», da
poco presidente di Ledha, commenta così la notizia: «Anche questo è un esempio concreto di come si
possano aggirare, eludere, irridere, le norme esistenti che dovrebbero favorire l’inclusione
lavorativa delle persone con disabilità. D’altra parte in tutto il mondo dell’editoria
l’inserimento di lavoratori disabili viene visto con grande diffidenza e spesso con aperto disagio,
nella convinzione che si tratti di lavori, di mansioni, di competenze che mal si conciliano con un
deficit fisico, sensoriale o intellettivo. E tutto questo avviene spesso nel silenzio, con
decisioni prese senza alcuna consultazione e in questo caso senza neppure il rispetto per lo
spirito del contratto di servizio della Rai. Mi auguro vivamente che questa denuncia che viene dal
sindacato trovi una risposta immediata a tutti i livelli. Ed è importante che i sindacati prendano
parte attiva in questa fase di crisi generale dell’occupazione».
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