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Ai bambini basta un giorno per creare un videogioco
Corriere della Sera - 8 giugno 2013, sabato

Ai bambini basta un giorno per creare un videogioco.
I corsi di programmazione per gli aspiranti Zuckerberg La pedagogista "Così
imparano a darsi un obiettivo e perseguirlo e hanno la possibilità di
sperimentare, sbagliare e riprovare".
Martina Pennisi.
Quando Mark Zuckerberg ha fondato Facebook aveva 20 anni. David Karp ha
iniziato a lavorare a Tumblr alla stessa età e il 20 maggio ha venduto la
sua creatura a Yahoo! per la bellezza di 1,1 miliardi di dollari. Giovani
miliardari di una generazione che sta firmando la storia dello sviluppo
tecnologico.
Quella successiva è rappresentata dai bambini che stanno crescendo a pane,
smartphone, tablet e social network. E che domani saranno professionisti di
un settore che sta prendendo forma fra le loro mani. I ricavi del mercato
delle applicazioni, per esempio, dovrebbero superare quota 35 miliardi di
dollari entro il 2017. Tra quattro anni dovrebbe toccare la stessa cifra
anche il settore dei videogiochi online. E ancora, in Italia il digitale
dovrebbe generare 200 mila nuovi posti di lavoro. Previsioni confortanti su
cui provare a costruire il proprio futuro. I più piccoli non conoscono
questi numeri, ma è tale la padronanza dei nuovi mezzi da suscitare in loro
il bisogno di andare oltre l'utilizzo passivo.
Il figlio appena 11enne di Angelo Sala, ad esempio, si è svegliato una
mattina con la voglia di realizzare un videogioco. Il padre 42enne ha deciso
di rispondere alla sua necessità in modo originale: ha portato in Italia, a
Milano per la precisione, i corsi di programmazione per i più piccoli
CoderDojo. Nato in Irlanda nel 2011, il movimento aveva a dire il vero già
fatto un'apparizione a Firenze, ma l'iniziativa meneghina ha preso
maggiormente piede. I corsi, completamente gratuiti, funzionano così: i
bambini di età compresa fra i 7 e i 12 anni, circa una quarantina, hanno a
disposizione mezza giornata per prendere confidenza con il linguaggio di
programmazione e iniziare a lavorare a un loro progetto. A seguirli nel
processo di apprendimento e creazione ci sono esperti del settore, i mentor
. Ne vengono fuori veri e propri videogiochi, anche se molto basici: il
gruppo dei più grandi, quelli dai 9 ai 12 anni, ha ricreato il cult degli
anni 80 "Frogger", gioco che ha come protagonista una rana che deve tentare
di attraversare una strada senza rimanere schiacciata. Il figlio di 7 anni
di Giordano Scalzo, che affianca Sala e Marco Faedo in questa avventura, ha
realizzato un sistemino in cui uno squalo tenta di mangiare i pesci che lo
circondano. "Lo ha voluto portare su una pagina Internet per mostrarlo al
suo maestro di informatica", racconta Scalzo. L'obiettivo dei tre e della
pedagogista Barbara Laura Alaimo, quarta componente della squadra e moglie
di Angelo, è quello di organizzare corsi simili nelle scuole: "I bambini
imparano a darsi un obiettivo e perseguirlo, hanno la possibilità di
sperimentare, sbagliare e riprovare", spiega Alaimo. "Da non sottovalutare
anche l'aspetto dell'autostima: alla fine del percorso arrivano a creare di
loro pugno un prodotto finito", sottolinea la pedagogista, aggiungendo che
un lavoro di questo genere aiuta a relazionarsi con gli strumenti
tecnologici in modo "positivo e creativo". "I problemi che possono
scaturire, come il cyberbullismo o il sexting (invio di messaggi
sessualmente espliciti, ndr ) non vanno ovviamente sottovalutati, ma
vogliamo comunicare ai bambini cosa possono fare con queste soluzioni, non
solo cosa non devono fare".
Durante i corsi CoderDojo viene utilizzato il programma Scratch del
laboratorio del Massachusetts Institute of Technology. I giovani utenti
devono affidarsi a piccoli moduli colorati che rappresentano le azioni da
far compiere al protagonista del gioco. Con uno strumento altrettanto
semplice del Mit, App Inventor, il 12enne Elia ha sviluppato l'applicazione
ufficiale di CoderDojo Milano. Anche Mozilla mette a disposizione dei
bambini una soluzione per creare pagine web: "Insegnare ai giovani le basi
di Internet è importante non solo perché dà loro competenze importanti per
il futuro, ma anche perché saranno loro a dare forma al web nei prossimi
anni", spiega il direttore esecutivo della fondazione Mark Surman.
L'intenzione di Sala è quella di "alzare progressivamente l'asticella e
iniziare a lavorare anche con i linguaggi Html, Css e Java".
Il fenomeno intanto si sta diffondendo a macchia d'olio nell'intera
Penisola, da Bologna a Torino passando per Brescia e Novara. A Roma ci
stanno lavorando Chiara Russo e Mara Marzocchi, le organizzatrici di
Codemotion, l'evento internazionale dedicato della programmazione.
Martina Pennisi
RIPRODUZIONE RISERVATA
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