standsca
Ios\Lo standscan è arrivato: ecco la mia esperienza.
Arturo Tomaselli su universal-access, 15\06\2013, h. 14.25.

Forse qualcuno lo ricorderà, ma a metà Maggio scorso, a seguito di un input di Mimno Terracciano, 
ci occupammo di questo prodotto americano standscan appunto, che servirebbe per utilizzare gli OCR 
per IOS non a mano libera, ma da un supporto fisso. Ebbene, decisi si fare da cavia, lo ordinai e 
finalmente oggi è arrivato.
La mia prima reazione lo confesso è stata di delusione, insomma mi aspettavo qualcosa di più solido 
che un cartone plastificato, variamente piegato che sviluppato, genera una specie di scatola a 
forma di tronco di piramide a base rettangolare, con le seguenti dimensioni:
base maggiore, quella da appoggiare su un piano e sulla quale si appoggia la pagina: CM. 30 X 23 
(circa); base minore, quella sulla quale si appoggia l'iPhone: CM 26 X 13 (circa); altezza, dunque 
distanza tra le due basi: CM 30.
Ovviamente la piramide non è completa perché manca di una faccia per poter introdurre le pagine.
Sotto la base minore, corre una traccia con una quindicina di leds, che inizia da uno scatolotto 
per una batteria 9 Volt. Tutto qui, ed io mi sono chiesto se ne valeva la pena spendere circa 42 
dollari, ed attendere tanto tempo per avere questa genialata. Il fatto è che questa genialata 
appunto funziona e funziona maledettamente bene. Qui accodo una pagina di un racconto di Stefano 
Benni di qualche anno fa, avvertendo che quasi tutti gli errori sugli accenti non sono della 
scannerizzazione, ma prodotto della solita disomogeneità di tabelle durante il trasferimento via 
mail.
Farei ancora notare che a mano libera nella migliore delle ipotesi si riconoscerebbe solo 
parzialmente una pagina, qui invece la pagina viene riconosciuta per intero.
Dimenticavo di dire che la base minore ha al centro un foro di un paio di centimetri che deve 
capitare in corrispondenza della fotocamera. Avrebbero almeno potuto metterci picoli riferimenti 
per il corretto allineamento dell'iPhone, invece mancano e bisogna arrangiarsi.

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Ecco la pagina di Stefano Benni.....

Non racconto mai quello che mi succede in viaggio... - Ce n'è anche di quelli come lei, che si 
tengono tutto dentro, come un bei segreto, da coltivare durante l'inverno, come una pianta che si 
compra in vacanza e si mette sul balcone. E magari tornando si accorgono che gli mancava la loro 
vecchia città , che sentivano un po' di nostalgia. Il loro quartiere sembra meno noioso del solito. 
Fanno progetti, si dicono: «no, questo inverno non andrà come quello scorso». Magari questi 
progetti si spengono in fretta, ma che importa? E quelli che partono? Si stancano più a 
organizzare la partenza che a lavorare una settimana, ma sembrano contenti. Perché sperano che là 
, nel posto dove arriveranno, ci sarà qualcosa di nuovo, che cambierà il loro destino. O magari gli 
basta qualche foto da guardare nelle sere d'inverno. Che ne pensa? - Penso, - disse il Silenzioso 
con un sorriso sarcastico che lei dovrebbe andarci piano con quella birra. - Parla come mia moglie, 
- sospira il vecchio - ma vede, dal momento che non parto, non mi va di stare chiuso in casa a 
mugugnare da solo, o guardare alla televisione gli ingorghi sulle autostrade, o invidiare quelli 
che sono partiti. Vengo qui e faccio anch'io parte della festa, immagino dei posti al mare o in 
montagna, o in un'altra città ,. dove ci potrebbe essere qualcosa di speciale per me. Ecco, guardi 
quella ragazza: c'ha scritto sulla schiena «Ocean Beach». Se la guardo, già sento aria di mare, e 
vedo le palme. - Guardi che «Ocean Beach» è la inarca dello zaino. E non sente che qua dentro 
manca l'aria per la ressa? - Ha ragione - disse il Parlante. - Si, anche a me spesso la folla da 
fastidio. Divento nervoso nelle file, soffoco quando sono circondato dal traffico, mi vien da dar 
di matto, vorrei rateare il bastone e gridare via, via, lasciatemi un po' di spazio, due metri, tre 
metri almeno. E poi ci sono i rumori che ti svegliano la notte, i motorini, le facce ostili alla 
finestra, il nervosismo di quelli che credono di essere gli unici a patire il caldo. Sì, qualche 
volta mi arrabbio^ ma poi mi chiedo: vivere insieme in fondo non è questo? Difendere il proprio 
diritto ad avere un po' di spazio, aria, silenzio, rispetto, speranza, ma senza aver paura di ciò 
che ci circonda, non vedere nemici dappertutto, invasori, gente che ti passa davanti. Lei, se per 
strada qualcuno la urta, cosa pensa? Che l'ha fatto apposta? - Ma che razza di domande, - si 
spazienti il Silenzioso - e poi di che rispetto parla, non vede guanfci barboni., quante persone 
inutili, miserabili^ disperate/ ci sono qua dentro? ~ Forse ha ragione. Ma non li guardi nel 
momento In cui sono feriti^ chini a terra, vinti. Li guardi nel momento che si tirano su, che sono 
allegri, che cercano di respirare. Guardi quel nero: cari.co come una bestia, va a vendere chissà 
cosa in chissà quale spiaggia^ e canta. E guardi come si gode la sigaretta quella vecchiaccia. E 
quella coppia di ragazzi, beh, non sono proprio dei modelli di eleganza, ma vede come sono 
abbarbicati insieme a dormire, lì per terra... - Sì, capisco cosa pensa - proseguì il vecchio. - 
Che lei è diverso, che non è affar suo occuparsene. Eppure sono sicuro che anche lei, almeno un 
giorno della sua vita, era ridotto da far pena. Ma negli ultimi tempi, in questo paese, si fa più 
in fretta a buttare via la gente. Si è accorciata la data di scadenza come lo yogurt. Vecchio, 
ale, scaduto. Drogato, ale, non dura un mese. Disoccupato, ale, tanto finisce male. Per carità non 
vorrei buttarla in politica. Ma di questo passo facciamo cittadini solo quelli che  tengono il 
ritmo del gruppo, non so se lei si intende di ciclismo, o anche peggio, quelli che marciano tutti 
al passo, o quelli che c'hanno i soldi da farsi portare in spalla. - Calma, calma, - disse il 
Silenzioso - altroché politica, lei ini sta facendo un comizio! - Ha ragione, sono un 
chiacchierane. Ma ogni giorno vedo la gente diventare cattiva per niente, odiare quella che non 
conosce, ripetere i tormentoni della televisione invece di dire quello che c'ha dentro. Allora mi 
arrabbio. E a me, glielo dico subito, se la borsa sale o scende non me ne frega niente. Io vedo se 
sale o scende l'avidità e la cattiveria. E sa cosa le dico? Ma che miseria, che crisi! Noi siamo un 
paese che potrebbe esportarla l'allegria, come le arance, aiutare gli altri paesi, potremmo essere 
gente che regala la speranza, invece di aver paura di tutto e montare le fotoelettriche intorno 
alla casa. Ma che discorsi sconnessi. Ci vorrà pure un pò" di ordine - sbuffò il Silenzioso. - Ha 
ragione ha ragione^ sto esagerando. Volevo solo spiegarle perché passo il mio tempo qui. Perché 
penso che bisognerebbe sempre sentirsi come se si partisse il giorno dopo, o come se si fosse 
appena tornati. Tutto diventa più prezioso; quello che si lascia e quello che si trova. Il dolore 
è facile da ascoltare, quello ti arriva addosso, urla, ha una voce terribile, è sempre lui a 
raggiungerti. La

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