falsi
Caso falsi invalidi: parla uno degli arrestati
ilmediano.it 31\05\2013.

Giuseppe De Matteis, disabile della vista, è stato otto giorni agli arresti domiciliari con 
l'accusa di falso disabile e afferma: «È stata offesa la mia dignità di persona».

Dopo le dichiarazioni di Giuseppe Fornaro, consigliere provinciale dell’Unione italiana dei ciechi 
e degli ipovedenti di Napoli e rappresentante delegato della U.I.C.I. per alcuni comuni vesuviani, 
sugli arresti dei cinque falsi ciechi che però diversamente abili lo sono per davvero, abbiamo 
ascoltato una delle vittime di questa storia assurda.

Si tratta di Giuseppe De Matteis, 44 anni, dipendente presso l’Inps di Soccavo, arrestato lo scorso 
21 maggio e tornato in libertà appena un paio di giorni fa. L’accusa: truffa all’Inps in concorso 
con altre quattro persone. L’uomo, in parole povere, è stato etichettato come falso invalido e 
trattato come un criminale. «Circa un anno fa fui convocato in caserma dalla Guardia di Finanza di 
Pozzuoli e mi fu chiesto di portare tutti i documenti ed i decreti che certificavano la mia 
disabilità. Dissi alle fiamme gialle che se avessero avuto qualche dubbio, potevano benissimo 
visitarmi in caserma stessa ma mi fu detto che non ce n’era bisogno. Da quel momento, iniziarono a 
filmarmi ed a inseguirmi per studiarmi meglio», ha iniziato a raccontarci De Matteis, continuando:

«Martedì 21 maggio, sono arrivati i Carabinieri a casa di primissimo mattino: hanno letto il 
verbale d’accusa, mi hanno prelevato, portato a Napoli, mi hanno fatto le foto, hanno preso le mie 
impronte digitali e ho trascorso otto giorni agli arresti domiciliari. Il tutto, sotto gli occhi 
increduli e spaventati di mia moglie e dei miei figli. Nel verbale sono stato menzionato come non 
vedente che cammina, che è riuscito a salire tre scalini da solo, che ha marcato l’uscita da lavoro 
con il badge e che ha centrato la tazzina nel piattino. Insomma, per taluni il non vedente è come 
un vegetale che non si muove e non pensa».

Inutile dire che questa storia ha segnato non poco il dipendente statale: «Mi sono subito affidato 
ad un avvocato penalista che sta curando la pratica e quando sono andato a deporre, il giudice si è 
reso conto che è stata commessa una gaffe. Quando sono ritornato al lavoro, direttore, dirigenti e 
colleghi mi hanno accolto a braccia aperte perché sanno che non sono un truffaldino ma una persona 
seria che non mangia di questo pane. Al di là dell’accusa personale, la cosa che più mi ha fatto 
male in assoluto è l’offesa che ha avuto la mia famiglia, mia moglie ed i miei figli di 13 ed 11 
anni che hanno visto il loro papà accusato di qualcosa. È stata lesa la mia dignità di persona, mi 
hanno procurato un danno morale inspiegabile. Ed oggi, sobbalzo ogni volta che bussano al citofono».

Ora, per fortuna, il peggio sembra passato ma Giuseppe De Matteis fa tesoro della sua esperienza 
negativa e per questo vuole impegnarsi con l’U.I.C.I. per promuovere una campagna informativa su 
cosa può fare il non vedente, in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento. «Il non 
vedente viene visto come un essere non pensante, ma io conduco una vita normale: vado allo stadio, 
al cinema, a teatro, lavoro, sono marito e padre di famiglia - ha concluso De Matteis - È assurdo 
arrivare a giustificare i gesti quotidiani che un disabile fa: il non vedente non ha per l'appunto 
la vista ma tutto il resto del proprio corpo funziona benissimo. Non ci dobbiamo giustificare a 
nessuno, né fare pena a qualcuno. Siamo persone e per questo meritiamo rispetto».
Autore: Rita Terracciano | 31/05/2013
Torna all'indice