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Web pubblico, disabili esclusi "Fuorilegge pure gli ospedali"
La Repubblica del 10-03-2013

«I siti della pubblica amministrazione dovrebbero essere accessibili a tutti. Agli ipovedenti, ai 
ciechi, alle altre categorie di disabili: invece la quasi totalità non lo è. Sono passati più di 
otto anni dall’introduzione della legge Stanca, che obbliga a mettersi in regola. Non solo nessuno 
lo ha fatto, ma c’è anche un pericoloso disinteresse ». Parole come pietre quelle di Rodolfo Masto, 
presidente dell’Istituto dei Ciechi di Milano.
Sono 22 i criteri da rispettare per rendere accessibili i portali a chiunque. Eppure nessuno sembra 
preoccuparsene, soprattutto in un settore delicato come la sanità. Niguarda, San Raffaele, 
Fatebenefratelli, San Carlo, San Paolo, Sacco, Maggiore, Gaetano Pini: a Milano nessuno di questi 
ospedali riesce a soddisfare
le richieste di legge. La legge Stanca prevede punizioni severe, fino alla rimozione dall’incarico 
dei responsabili, che in questo caso sarebbero i direttori generali. Esiste anche un organo di 
controllo, il DigitPa, «Ente nazionale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione: «Non 
ho mai saputo di un loro intervento - taglia corto Franco Lisi, lui stesso cieco e da anni in prima 
fila nella battaglia per rendere il web accessibile a tutti - Il disabile finisce spesso per essere 
emarginato. Eppure 8 ciechi su 10 usano internet. Ma spesso lo “screen reader” (un software che 
legge
tutto ciò che compare sullo schermo) arriva davanti ad immagini che non sono etichettate, non sono 
associate ad alcun testo, e quindi si blocca la navigazione».
È proprio questo uno dei 22 criteri che i siti della pubblica amministrazione dovrebbero 
soddisfare. Ma gli errori sono innumerevoli: alcuni pulsanti, i link ad esempio, non danno alcun 
spiegazione vocale quando ci si passa sopra il mouse. E spesso manca quella che la legge chiama 
“linearità di accesso”: cioè da un link si apre un’altra pagina senza chiudere la precedente, e 
questo provoca difficoltà in utenti con deficit cognitivi.
Tra i problemi più sentiti c’è quello legato ai pdf: spesso sono risultato di scannerizzazioni. In 
questo modo l’immagine creata non risulta essere un testo leggibile dai software. Risultato, 
documenti inaccessibili. Ancora: pulsanti e link non dovrebbero essere dello stesso colore del 
testo e dello sfondo. Al loro posto bisognerebbe ricorrere a particolari fogli di stile chiamati 
Css (Cascading Style Sheets) con i quali si ottiene lo stesso effetto grafico, ma con un maggiore 
contrasto che permette una navigazione più semplice e chiara.
Un esempio virtuoso è rappresentato
dal sito dell’ospedale di Gallarate: «Realizzare un portale realmente accessibile che coniughi 
fruibilità, piacevolezza grafica e soddisfi le raccomandazioni internazionali è un’opera difficile 
e costosa, che in molti preferiscono evitare — sottolinea Jacopo Sagramoso, responsabile del 
progetto — C’è poi un altro discorso: quello della manutenzione. Anche in questo caso devono unirsi 
competenze specifiche e un minimo di volontà di spesa, occorrono visite periodiche da parte di 
esperti per verificare il rispetto delle raccomandazioni».

di Gabriele Cereda
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