pensiero
Il computer chericonosce i pensieri.
Art. inviato in privato da F. Melis, 08\03\2013, h. 21.30.

Da Repubblica del 8 marzo 2013
www.repubblica.it/scienze/2013/03/08/news/il_computer_che_riconosce_i_pensieri_ha_un_margine_di_errore_del_10_-54134267/

Il computer che riconosce i pensieri
ha un margine di errore del 10%. Per ora.
Il sistema è stato messo a punto all'Università di Pisa. Sa valutare la
differenza nell'attività del cervello di una persona che sta assistendo
ad un'azione (che, ad esempio, sente bussare alla porta) da quella di
chi sta ascoltando un suono che fa parte dell'ambiente (come quello
della pioggia). Applicazioni molto interessanti nel campo della
riabilitazione motoria.

ROMA  - E' ancora un propotipo di laboratorio ma quello che fa è molto
suggestivo, e fa sognare. E' un computer -messo a punto in Italia - in
grado di riconoscere il pensiero. Basato su un sistema capace di
analizzare l'attività delle diverse aree del cervello umano, riconosce
"l'alfabeto" che utilizzano, come lettere che accendendosi formano una
parola. Questo lavoro, i cui risultati sono stati pubblicati sulla
rivista PlosOne, si deve al gruppo di Medicina di laboratorio e
Diagnostica molecolare dell'Azienda ospedaliera universitaria di Pisa
(in collaborazione con ricercatori delle università di Pavia e Ferrara)
diretto da Pietro Pietrini. Primo autore è Emiliano Ricciardi. Collegato
al cervello in modo non invasivo, questo computer sa decodificare i
segnali che arrivano dalle diverse aree cerebrali attivate di volta in
volta con un'accuratezza di circa 90%.

Lo studio ha evidenziato che la rappresentazione mentale di un'azione
compiuta da altri è sottesa dallo stesso codice neurale - sia in
individui vedenti sia in non-vedenti dalla nascita. Gli scienziati hanno
utilizzato la risonanza magnetica cerebrale funzionale (fMRI) per
misurare la schema di risposta nel cervello di un gruppo di individui ai
quali venivano mostrati, alternativamente, filmati di azioni compiute da
altri, quali il piantare un chiodo o il bussare alla porta, oppure di
scene ambientali (il cadere della pioggia o il soffiare del vento). Poi
si sono chiesti se fosse possibile, partendo dall'analisi della risposta
cerebrale, arrivare a capire cosa l'individuo stesse guardando in quel
momento.

"Partendo dall'analisi multivariata dei diversi pattern di risposta
neuronale della corteccia cerebrale - spiega Emiliano Ricciardi, uno
degli scienziati pisani del team di ricerca - il computer ha messo a
punto un 'classificatorè capace di discriminare con accuratezza se una
persona stesse guardando un'azione o una scena ambientale. Più
semplicemente, il computer è riuscito a leggere il pensiero, o meglio,
il codice neurale del pensiero". Ma i ricercatori sono andati oltre. Si
sono chiesti se il classificatore "visivo" fosse capace di riconoscere
la risposta cerebrale legata alla percezione uditiva di un'azione, quale
il sentir bussare alla porta, rispetto ad un suono ambientale quale il
cadere della pioggia in individui privi della vista fin dalla nascita e
che, pertanto, non avevano alcuna esperienza 'visivà di azioni o scene
ambientali. Come speravano, il classificatore è stato in grado di
predire con buona accuratezza se un individuo, cieco dalla nascita,
stesse ascoltando suoni di azioni oppure di rumori ambientali.

"Questo studio dimostra che la rappresentazione del mondo esterno, nel
nostro cervello, è sottesa da un codice neurale astratto, che non
dipende da una singola modalità sensoriale e che anzi si sviluppa
identico anche in chi nasce privo della vista", spiega Pietrini. In
altre parole, i non vedenti codificano ed elaborano la percezione
uditiva di un'azione come se l'avessero 'vista'. "Con queste nuove
metodologie di analisi dell'attività neurale in vivo -  conclude
Pietrini - stiamo iniziando letteralmente a "leggere" nella mente delle
persone. La speranza - ormai non più solo fantasia - è che con la
"lettura del pensiero" si possa arrivare a mettere a punto sofisticate
interfacce cervello-computer che permettano alle persone con gravi
disabilità di comandare dispositivi con la forza della mente".

Non è il primo lavoro in questa direzione: un altro prototipo, anche
questo specificamente indirizzato a utilizzo sanitario, è stato messo a
punto dopo 15 anni di lavoro del team di ricerca della Fondazione Santa
Lucia IRCCS di Roma, grazie ai finanziamenti della Fondazione AriSLA e
col contributo dell'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica
(AISLA), era stato definito la "macchina delle meraviglie", si chiama
Brindisys e ha l'obiettivo di dare una maggiore qualità della vita ai
malati di Sla.
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