retinite
Retinite pigmentosa, due nuovi potenziali trattamenti terapeutici
Osservatorio Malattie Rare.it del 15-01-2013
Sono due i trattamenti sperimentali che potrebbero essere d'aiuto ai pazienti affetti da retinite
pigmentosa (RP), rara malattia genetica progressiva che comporta la riduzione della vista fino alla
cecità.
Si tratta di modalità terapeutiche a base di cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) e terapia
genica, che hanno dimostrato di produrre un miglioramento della funzione visiva a lungo termine su
modelli murini della malattia.
I trattamenti sono stati entrambi testati sul modello animale dal Dott. Stephen H. Tsang della
Columbia Unversity. Lo studio sulle cellule staminali è stato pubblicato sulla rivista Molecular
Medicine mentre lo studio sulla terapia genica è stato pubblicato su Human Molecular Genetics.
Nel primo studio i ricercatori hanno testato l'efficacia e la sicurezza dell'innesto di cellule iPS
per ripristinare la funzione visiva in un modello murino di RP. Come le cellule staminali
embrionali, anche le cellule iPS sono "pluripotenti" - cioè, essi sono in grado di svilupparsi in
qualsiasi tipo di cellula. Tuttavia, le cellule iPS non sono derivate da embrioni ma da cellule
adulte, in questo caso da cellule epiteliali umane. Le cellule sono state somministrate, mediante
iniezione direttamente sotto la retina, quando i topi malati avevano appena cinque giorni di vita.
Le cellule iPS sono state assimilate nella retina ospite, senza causare tumori e sviluppando
marcatori specifici di epitelio pigmentato retinico (lo strato di cellule adiacente allo strato dei
fotorecettori), dimostrando di avere il potenziale per svilupparsi in cellule retiniche funzionali.
Utilizzando l'elettroretinografia, un metodo standard per misurare la funzione della retina, i
ricercatori hanno scoperto che la funzione visiva dei è topi migliorata dopo il trattamento e
l'effetto è durato a lungo. "Si tratta della prima prova di recupero neuronale in un modello
animale grazie al trapianto di cellule staminali - ha spiegato il Dott. Tsang - con miglioramento
della vista per tutta la durata della vita dell'animale stesso."
Già nel 2011 la statunitense FDA aveva approvato la possibilità del trapianto di cellule staminali
embrionali per il trattamento delle degenerazioni maculari. Si tratta però di una terapia che
richiede una forte immunosoppressione, che non è sempre tollerata da tutti i pazienti. Il metodo di
Tsang si configura come una valida alternativa, visto che le cellule iPS possono fornire un
rifornimento potenzialmente illimitato di cellule per il salvataggio funzionale e l'ottimizzazione
delle funzioni retiniche, senza la necessità dell'immunosoppressione. Si tratta di un metodo che
teoricamente potrebbe essere usato anche per il trattamento della degenerazione maculare senile,
principale causa di perdita della vista tra adulti e anziani.
Per quanto riguarda invece la terapia genica il team di Tsang ha sperimentato una metodica
potenzialmente in grado di migliorare la sopravvivenza dei fotorecettori e la funzione neuronale
dei topo affetti dalla particolare forma di retinite pigmentosa causata da una mutazione del gene
fosfodiesterasi-alfa. I ricercatori hanno utilizzato virus adeno-associati come vettore per
trasportare copie corrette del gene nella retina. La somministrazione è stata effettuata tramite
una singola iniezione su un solo occhio. Dopo circa sei mesi nell'occhio trattato degli animali
coinvolti nella sperimentazione erano presenti cellule fotorecettrici e risposte visive funzionali,
assenti negli occhi non trattati, che nel frattempo avevano perso completamente la visione.
"Questi risultati - ha commentato Tsang - supportano la teoria che la mutazione di
fosfodiesterasi-alfa può essere curata con la terapia genica. Si tratta di terapie che devono
ancora essere perfezionate ma i risultati per ora sono molto incoraggianti."
di Ilaria Vacca
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