wolfang
Wolfang apre nuove strade nel bosco della vita.
Vanityfair.it 13\11\2013.

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Wolfgang, che apre strade nel buio
di Pino Corrias

Wolfgang Fasser, 58 anni, abita ai margini del bosco, sull’Appennino
toscano, in una casa di pietra. Quando scende la
notte, lui inizia la traversata dei boschi. Porta persone dentro
a un viaggio speciale nel buio che moltiplica i rumori
e rende vane tutte le mappe. Tranne la sua. Perché lui del
buio conosce i sentieri, ci cammina da quando finì la sua
prima vita, a Glarus, tra le alte montagne della Svizzera tedesca,
e una malattia degli occhi gli portò via la luce. Dice: «Nel vostro mondo io
sono cieco, ma al buio divento l’unico vedente».
***
Wolfgang è una guida dell’invisibile, insegna a non avere paura del buio, ad ascoltare
il silenzio, a bilanciare il passo, a sentire la terra, il sasso, la pendenza. «La
lentezza diventa il tuo equilibrio, che non è nuovo, è solo ritrovato». E il bosco di
notte non è più il luogo dove
non si vede e ci si perde,
ma una via d’uscita dal
labirinto diurno dei vedenti.
Quando è diventato cieco
Wolfgang non si è arreso.
Ha imparato a leggere
l’alfabeto braille, a
suonare il sax, a memorizzare
lo spazio. È diventato
fisioterapista, ha allenato
le sue mani a sentire con
più chiarezza quello che nel
corpo dell’altro non si vede.
***
Ha vissuto a Zurigo, poi
in Africa. Da una ventina
d’anni sta in questo paese
di 28 abitanti, Quorle, di
cui conosce i sentieri, i canaloni, le valli. Ci cammina tutti
i giorni da solo, partendo all’alba, spesso con un microfono,
la cuffia e il registratore. «Il microfono è il mio cannocchiale, l’ingrandimento che
mette a fuoco tutti i suoni: ogni rumore è una traccia che ritrovo. Riconosco l’abbaiare
di ogni cane, il trattore che passa, la distanza di una moto che corre sulla
statale».
***
Quando non aggiusta muscoli e articolazioni, insegna ai bambini l’improvvisazione
musicale. E agli adulti a esplorare se stessi, mentre esplorano il bosco di notte.
«Con loro riapro vecchi sentieri», racconta. «Ce ne sono tanti abbandonati da
queste parti, che magari ricordano solo i boscaioli più anziani». Aprirsi una nuova
strada nel bosco (della vita) è un buon insegnamento. Vuol dire non accontentarsi
della strada vecchia e cercare la propria. È il più antico dei viatici. Vale quanto
l’ultimo segreto che mi svela prima del tramonto, prima del bosco di notte, quando
parliamo del buio: «La cosa curiosa», mi
dice allegro, «è che di notte, nel sonno, dentro
ai sogni io ci vedo. Ci vedo benissimo. Vedo
la faccia di mia madre. Vedo la neve, il filo
d’erba, la mosca, vedo tutti i colori». Che
è poi l’elogio più bello del sogno e anche la
sua forza, contro tutte le malattie che assediano
la vita e qualche volta la accecano.
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