ORIGINI E SVILUPPO DEL SISTEMA BRAILLE

Gli antenati del Braille

Nonostante alcuni grandi studiosi ciechi come Nicholas Saunderson che ereditò la cattedra di Newton, leggere e scrivere senza la vista rimaneva un ostacolo insormontabile.

Fin dalla seconda metà del XVI secolo si ha notizia di tentativi di escogitare un sistema che consentisse ai ciechi di leggere e scrivere. L’abate italiano Lana-Terzi ideò un complicato sistema di fili intrecciati e annodati che rappresentavano le diverse lettere dell’alfabeto. Nel 1640 il tipografo francese Pierre Moreau aveva messo a punto un metodo di lettura per i ciechi basato sulla combinazione di lettere mobili. Molti altri tentarono con successo più o meno eclatante, ricorrendo a ogni sorta di sistemi e strumenti per ottenere una rappresentazione tattilmente riconoscibile dell’alfabeto.

Il primo impiego sistematico di un alfabeto tattile si ebbe a Parigi verso il 1780 quando Valentin Haüy mise in opera un metodo per tracciare le lettere su fogli di carta spessa mediante una penna con punta dotata di rotellina dentellata. Lo stesso Haüy, direttore dell’istituto dei ciechi, sperimentò ben presto con successo una modalità di impressione delle lettere sulla carta inumidita, servendosi di lastre metalliche sulle quali le lettere stesse venivano incise preventivamente.

Il primo libro prodotto con questa tecnica fu pubblicato a Parigi nel 1787 ed era una sintesi delle teorie sull’educazione dei ciechi. Haüy sosteneva che occorresse mantenere la massima analogia nei metodi e nelle tecniche di educazione delle persone vedenti e delle persone non vedenti.

William Moon, un inglese divenuto cieco all’età di 21 anni, nel 1845 mise a punto un sistema tattile che da lui trasse il nome.

Esempio caratteri Moon

Il Moon si basava sulla rappresentazione in rilievo delle normali lettere dell’alfabeto, ma modificate e semplificate per consentirne una migliore percezione. In pratica, otto lettere rimanevano identiche; quattordici risultavano parzialmente modificate, mentre cinque erano totalmente ridisegnate. Il primo libro nel sistema Moon fu pubblicato in Gran Bretagna nel 1847 e per l’epoca, l’idea incontrò un vasto e duraturo successo. Qualcuno sostiene ancora che i ciechi divenuti tali in età avanzata, incontrerebbero minori difficoltà nell’apprendere una modalità di lettura basata sul sistema Moon piuttosto che sul Braille.

Il vero precursore dell’alfabeto Braille fu il sistema messo a punto da Charles Barbier, un capitano di artiglieria dell’esercito napoleonico. Barbier riteneva, a giusta ragione, che i punti sarebbero risultati più consoni delle linee all’identificazione tattile, realizzando così il suo alfabeto puntiforme nel 1815. Si trattava di due colonne verticali di sei punti ciascuna: un massimo di dodici punti per ogni simbolo, per rappresentare non tanto le singole lettere dell’alfabeto, quanto piuttosto le combinazioni dei suoni della lingua francese; di qui la definizione di "metodo sonografico".

Il sistema risultava piuttosto complicato nella decodifica dei segni e nella loro traduzione in parole, ma aveva aperto la via al moderno metodo di lettura e scrittura dei ciechi. Barbier inoltre, per scrivere con il proprio codice, aveva ideato e realizzato la tavoletta e il punteruolo, quasi del tutto simili a come oggi li conosciamo.

Nasce il sistema Braille

Il metodo messo a punto da Barbier non era stato pensato per la lettura tattile dei ciechi, ma per la decifrazione al buio di messaggi militari. Esso tuttavia trovò efficace, sebbene sporadica applicazione tra un ristretto numero di ciechi dell’istituto di Parigi. Tra questi, Louis Braille.

Divenuto cieco all’età di tre anni per via di un incidente nella bottega artigiana del padre, il piccolo Louis, che viveva a Coupvray, un paesino non distante da Parigi, frequentò la scuola normale per qualche anno. Con l’aiuto del padre che gli intagliava sul legno le lettere dell’alfabeto e della sorella che lo assisteva nella lettura e nella scrittura, fino all’età di dieci anni, Louis visse nella casa paterna, ma dopo venne accolto come allievo presso l’antichissimo istituto dei ciechi di Parigi dove rimase, studente prima e insegnante poi, praticamente fino alla morte avvenuta nel 1852.

Casa di Louis Braille

Quando Barbier introdusse il proprio metodo tra gli ospiti dell’istituto, Louis Braille, ancora giovanissimo, si rivelò tra gli allievi più abili e ed efficienti.

Dalla diretta esperienza di un utilizzatore assiduo e intelligente, emerse il limite maggiore del metodo di Barbier: la scarsa duttilità tattile dovuta a una percezione difficoltosa, a causa delle dimensioni dei singoli segni. Colonne di sei punti infatti, si coglievano a fatica nell’esplorazione tattile del polpastrello del dito indice, rallentando così il processo di identificazione e l’intero fluire della lettura.

Louis Braille pose rimedio a tale inconveniente mediante la riduzione della matrice di ciascun segno che passò da due colonne di sei punti, a due colonne di tre punti, dando origine al sistema così come oggi noi lo conosciamo. Egli Usò i quattro punti della parte superiore per rappresentare le prime dieci lettere dell’alfabeto francese e si servì metodicamente dei due punti della parte inferiore per rappresentare le lettere dall’undicesima alla ventesima, con l’aggiunta del punto "tre" e dalla ventunesima alla ventiseiesima, con l’aggiunta dei punti "tre e sei". Con i 63 segni a disposizione, egli procedette anche alla codifica dei numeri, della punteggiatura e della musica, regalando finalmente a tutti i ciechi del mondo un vero sistema per scrivere e per leggere.

Possiamo dunque affermare che il sistema inventato da Louis Braille, lungi dall’essere un prodigio di congiunzioni astrali o un prodotto di magniloquenti dottrine filosofiche e scientifiche, fonda invece la propria efficacia nella semplicità, che è espressione di genialità e nell’esperienza, che è fattore di conoscenza.

Tutto facile dunque? Ovazioni e trionfi per il nostro inventore?

Niente affatto! Come spesso accade.

Primi passi con il Braille

Louis Braille dunque pubblica il suo "metodo" sistematico nel 1829, ricevendo subito una favorevole accoglienza da parte degli allievi dell’istituto di Parigi che cominciano a praticare il nuovo sistema. Il prof. Pignier, direttore del tempo, accolse con entusiasmo il nuovo metodo e incoraggiò Louis Braille in ogni modo, nominandolo perfino insegnante nell’istituto. Furono realizzate le tavolette per la scrittura che Louis Braille aveva progettato correggendo gli originali strumenti ideati da Barbier e si cominciò a leggere e scrivere in Braille con ottimi risultati per gli allievi.

Grazie al nuovo metodo, Louis Braille in persona e una cinquantina di altri frequentatori dell’istituto studiarono musica fino a diventare organisti professionisti e trovare impiego in molte chiese di Parigi e dintorni, nonostante la diffidenza palesata dagli insegnanti e dagli educatori vedenti che tuttavia era tenuta sotto controllo dal direttore Pignier. Quando egli però venne sostituito da Dufau, il quale avversava l’uso del Braille, la situazione mutò radicalmente e il sistema di Louis Braille venne additato come strumento di segregazione e perfino come elemento di disturbo dell’attenzione in classe, per via del ticchettìo del punzone, in fase di scrittura.

Dufau sostituì il Braille con il sistema messo a punto da Johon Alston presso il ricovero per ciechi di Glasgow, una sorta di alfabeto normale molto semplificato e riprodotto in rilievo e diede ordine di eliminare sistematicamente le tavolette di scrittura e i pochi testi disponibili, tra i quali una "storia della Francia" in tre volumi che risulta essere il primo vero libro riprodotto in Braille.

Gli studenti tuttavia resistettero a tanta furia distruttiva e continuarono a praticare il metodo Braille, servendosi di ogni sorta di utensile: coltellini, forchette, spilloni, ecc…. I più anziani insegnavano ai più giovani e l’alfabeto di Louis Braille continuò a esistere nonostante la sorveglianza, le punizioni corporali e le vessazioni d’ogni genere che si abbattevano sugli allievi ribelli.

Fu un giovane assistente di Dufau, Joseph Gaudet, ammirato dalla resistenza dei ciechi ospiti dell’istituto e favorevolmente impressionato dal metodo Braille, che cominciò egli stesso a praticarlo e insegnarlo, e a convincere infine il direttore dell’opportunità di incoraggiare piuttosto che ostacolare. Con lusinghe e adulazioni egli riuscì a persuadere Dufau a farsi difensore e promotore del metodo Braille, allettandolo con la prospettiva di una pubblica notorietà, ove l’istituto da lui diretto fosse risultato fucina di invenzioni e innovazioni che potevano avere eco in tutta la Francia e forse nel mondo intero.

Così, grazie alla vanità sapientemente stuzzicata di un miserabile personaggio chiamato a un posto troppo elevato per la sua intelligenza, il metodo Braille potè superare il primo e forse il più grave ostacolo alla propria diffusione. Di opposizioni ve ne furono altre e consistenti, come vedremo in seguito, ma intanto la battaglia per l’esistenza era vinta, grazie alla sagacia di un giovane maestro cieco e alla resistenza degli allievi ciechi dell’istituto di Parigi.

Il Braille si afferma

Nel 1852, esattamente un secolo e mezzo fa, a soli 43 anni, il 6 Gennaio, muore Louis Braille, dopo una vita troppo breve, costellata sovente di stenti e privazioni.

L’amore per i suoi allievi ciechi dell’istituto di Parigi che aveva sempre aiutato con sostegno materiale e morale, trova il suo culmine quando, ritrovata una cassetta che egli aveva disposto fosse distrutta senza verificarne il contenuto, obbligati ad aprirla, vi rintracciarono un elenco dei piccoli debiti in denaro che molti allievi avevano nei suoi confronti e che egli con quel gesto, all’atto della morte, cancellava per sempre…

Il sistema però, sebbene lentamente, cominciò a diffondersi e ad affermarsi in Francia e all’estero. Già nella seconda edizione del suo metodo, Louis Braille aveva adattato l’alfabeto alle sei maggiori lingue parlate e scritte in Europa e in America: inglese, francese, spagnolo, tedesco, italiano e portoghese. Nel 1852 il Braille fu introdotto nella scuola per ciechi di Losanna, dove nel 1860 sorse una vera e propria copisteria che produceva volumi in francese e in tedesco. Nel 1854 il sistema fu adottato ufficialmente in Francia e nello stesso anno venne realizzata la prima edizione del metodo in lingua portoghese per espressa volontà dell’imperatore del Brasile Don Pedro II.

Nei paesi di lingua tedesca il Braille si affermò con qualche variante segnografica che per alcuni decenni costituì un motivo di confusione e di disorientamento come certificato nel primo congresso degli educatori per ciechi tenutosi a Lipsia nel 1873 e nel secondo congresso tenutosi a Dresda nel 1876. Su 25 scuole per ciechi, quattordici adottavano il Braille modificato e soltanto undici quello originale derivante dal francese. Nel contempo, celebrati educatori quali Klein e Knie continuavano ad avanzare forti riserve sull’impiego esclusivo del Braille per l’istruzione dei ciechi, ritenendolo un sistema emarginante e totalmente inadatto all’occhio.

In Inghilterra all’epoca erano in voga quattro sistemi di lettura e scrittura di caratteri normali a rilievo (Moon, Fry, Alston, e Gall), più due sistemi di tipo stenografico (Lucas e Frère).

Thomas Ermitage, fondatore dell’associazione per l’educazione dei ciechi in patria e all’estero, propose che fossero direttamente gli interessati, cioè i ciechi, a decidere circa il sistema da adottare. Venne costituito un comitato di valutazione composto solo da ciechi che conoscessero almeno tre dei sistemi citati. Il comitato, nel 1870, si pronunciò in favore del Braille che già nel 1883 risultava ufficialmente adottato nella stragrande maggioranza delle scuole inglesi per ciechi.

Nel 1878 finalmente, nell’ambito del primo congresso internazionale per l’educazione dei ciechi svoltosi a Parigi, dopo aspre e prolungate dispute, il 27 Settembre in seduta plenaria, il Braille fu universalmente adottato come metodo di scrittura e lettura per i ciechi, nella sua forma originale francese. Soltanto gli Stati Uniti d’America, tra i grandi paesi evoluti, seguivano e seguirono un percorso diverso che ugualmente portò all’affermazione del Braille, ma dopo controversie laceranti tra gli educatori che provocarono ritardi e incertezze nel processo di istruzione dei ciechi in quel grande paese.