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NUOVI MERCATI Mi rivendo l'usato (digitale)
Donato Taddei in privato, 29\06\2013, h. 14.03.
a prescindere dal fatto che questo business prenda o no piede in Europa di sicuro bisognerà
riparlare di diritto di autore, proprietà intellettuale, proprietà privata come è quella di chi ha
aquistato e pagato un prodotto, fosse pure digitale.
Segue questo che mi sembra un buon articolo dal Corriere di oggi:
www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/13_giugno_28/musica-digitale-usata_0b15a7e2-dfe1-11e2-b1a7-8dfb006d0609.shtml
Don
NUOVI MERCATI
Mi rivendo l'usato (digitale)
L'esperienza di ReDigi per la musica, tra successo e cause legali. E l'imminente sbarco di Apple e
Amazon
Musica digitale, arriva l'usato
Musica digitale, arriva l'usato
Comprereste musica usata online? E magari libri? Film, videogames? Se per un’auto o un vestito il
dubbio è legittimo, il vintage digitale non presenta rischi: ogni copia è identica all’originale,
medesima qualità, niente polvere, nessuna ammaccatura, nessun segno del tempo. I giganti della
Silicon Valley hanno subodorato l’affare e da qualche mese stanno affilando le armi e la
tecnologia. Mentre produttori ed editori tradizionali si preparano a tempi bui e battaglie legali.
MUSICA USATA - Un «suk» del digitale, per ora, in Italia non c’è. Ma se si guarda oltreconfine si
comprende subito che quella in arrivo è l’ennesima rivoluzione 2.0. A partire, ancora una volta,
dalla musica. Finora abbiamo acquistato (o «scaricato») centinaia, migliaia di file mp3, che
affollano la memoria di computer, telefoni, lettori digitali. Presto potremo stiparli tutti in una
«nuvola», regalare o vendere i brani di cui ci siamo stancati, mettere ordine nei nostri
«possedimenti». È quello che consente di fare ReDigi, start up americana che dal febbraio 2011
custodisce e vende – a pochi centesimi - file mp3 acquistati e già ascoltati dagli utenti. Sul sito
www.redigi.com, scaricata una app, si possono archiviare i propri file, fruibili in streaming
ovunque. Un software scandaglia, verifica e individua i brani acquistati legalmente: solo questi
potranno essere inseriti nel «Marketplace» e candidati alla vendita. Il proprietario del file
riceve crediti per ogni transazione (i brani vengono venduti per circa 60 centesimi, contro i 99 di
iTunes) e li utilizza per concludere nuovi affari. Raggiunto il tetto di 10 dollari, può anche
scegliere di monetizzare il gruzzolo virtuale. Una volta passate di mano, le copie vengono rimosse
dal computer dell’utente. «Gli artisti ricevono una percentuale per ogni vendita», assicurano i
responsabili del sito. Che si prepara a sbarcare nel Vecchio Continente in grande stile, ampliando
l’offerta a libri digitali, videogame, software e film.
TERREMOTO LEGALE - Il modello di business, basato su una piccola trattenuta sulle transazioni (15
centesimi di dollaro ciascuna), è stato costruito da un imprenditore, John Ossenmacher, insieme a
un docente del Mit, lavorando intorno a un’intuizione della figlia: creare un luogo virtuale dove
condividere e donare i file non più utilizzati. Immediato il successo: a pochi giorni dal debutto,
11 milioni di brani caricati. Inevitabile il terremoto legale: ReDigi è stato accusato di
violazione del copyright dalla Capitol Records (Emi) e ha ricevuto un primo stop dal tribunale di
New York. In attesa della sentenza d’appello, l’imprenditore difende la bontà del sistema: «Le
leggi sulla proprietà di tutto il mondo consentono di rivendere ciò di cui si entra in possesso
legalmente».
LA SENTENZA - In Europa, a preparare il terreno a un mercato dell’usato digitale è stata la Corte
di Giustizia Europea, che un anno fa (in una causa tra la multinazionale del software Oracle e la
tedesca UsedSoft) ha stabilito che chi vende un programma con la relativa licenza d’uso, non può
opporsi alla sua successiva rivendita. Non è solo possibile vendere il proprio dvd, ossia il
supporto fisico, di un videogame – hanno detto i giudici del Lussemburgo - ma anche un software
scaricato da Internet. Basta che ne venga cancellata la copia dall’hard disk del venditore.
LICENZA D'USO - Una decisione che sembra già una risposta ai timori che si addensano attorno alla
nascita dei mercati dell’usato. Anche se la Corte ha precisato che le sue sentenze non risolvono le
controversie nazionali. «Spetta al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla
decisione della Corte», conferma Paolo Lazzarini, avvocato milanese esperto di diritti di proprietà
intellettuale. E alle leggi: «In Italia quelle sul diritto d’autore sono lacunose e andranno
riviste e integrate, per tutelare gli interessi delle tante parti in gioco».
Ma il principio varrà anche per gli ebook? «Oggi, quando acquisto un ebook in realtà non ne divento
il proprietario, ho una licenza d’uso che mi dà la possibilità di godere del solo contenuto. Non lo
posso vendere - prosegue Lazzarini -. Ma dopo questa sentenza sembra configurarsi un diritto di
proprietà sulla copia del programma con il conseguente diritto per il consumatore di disporne
liberamente».
GLI E-BOOK - Potrò rivendere il contenuto di un libro che ho già letto, di un film che ho già
visto, di una canzone che ho ascoltato più volte? Servirà un intervento del legislatore, per
rispondere a queste domande. Intanto, a conferma che l’onda non è già più arrestabile, si sono
mosse le «big A», Apple e Amazon. Entrambe hanno chiesto e ottenuto brevetti per la vendita di
contenuti digitali usati. Pochi dettagli - in linea con la policy della casa - da parte di Amazon:
«Rumors», dicono. Mentre si delineano i contorni di un progetto che consentirebbe all’utente di
creare un magazzino personale di beni digitali, che potranno essere usati, venduti o ceduti ad
altri: il file si cancellerebbe automaticamente dal deposito del cliente per passare a quello del
nuovo utente, trasferendogli tutti i diritti. In cambio di denaro, è facile intuire,
presumibilmente trasferito sulla carta di credito collegata all’account Amazon o forse anche in
cambio di Amazon Coins, la valuta virtuale che l’azienda ha lanciato a inizio maggio negli Usa, per
acquisti all’interno dello store.
I PROGETI DI APPLE - Un analogo brevetto di Apple dovrebbe prevedere un sistema in cui gli utenti
possono vendere o regalare e-book, musica, film e software ad altri, sempre mediante il
trasferimento del file nel portafogli di un altro utente, presumibilmente con il riconoscimento di
una percentuale del prezzo all’ideatore, all’editore, al primo rivenditore, a seconda dei casi.
GRAN BAZAAR - È in vista un bazaar di grandi dimensioni: basta pensare alla quantità di downloads
di iTunes (25 miliardi in dieci anni di vita) o agli scambi cui potrebbero dar vita i 200 milioni
di clienti di Jeff Bezos. La Authors’ Guild americana ha già fatto sapere di temere un crollo del
prezzo di vendita degli ebook nuovi, se si potranno trovare a prezzi stracciati sul mercato
dell’usato nel giro di pochi giorni. «Per non pregiudicare le prospettive economiche e di crescita
di chi crea e distribuisce, gli operatori dovranno prendere accordi con gli autori, riconoscendo
loro un compenso. E inserire clausole nei contratti per regolare i passaggi, impedire vendite
plurime o la perdita incontrollata dei contenuti», dice l’avvocato.
E già all’orizzonte si prospetta un nuovo tema: il consumatore potrà scambiare copie digitali usate
solo attraverso gli intermediari alla Amazon (sancendo così la nascita di oligopoli) o potrà fare
da sé, dando vita a tante bancarelle improvvisate?
Antonella De Gregorio
28 giugno 2013 (modifica il 29 giugno 2013)
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