+++NOTIZIARIO INTERNAZIONALE SULL'ACCESSIBILITÀ.
Accesso alla tecnologia per tutti, indipendentemente dalle capacità
- NUMERO 125, MAGGIO 2010.

 

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++Numero 125: In questo numero:

01: Una bozza di standard per l’accesso alla rete include la personalizzazione
- La realizzazione di siti di social network su misura “dovrebbe essere presa in considerazione”.

02: La disabilità è collegata all’esclusione digitale ed al “disimpegno”
- Circa il 59% dei disabili non dispone di un accesso ad Internet da casa.

03: I libri elettronici accessibili sono “vicini in maniera allettante”
- Una nuova guida alle migliori pratiche per l’industria editoriale.

Notizie in Breve: 04: Un divertimento scaricabile – audiolibri gratuiti; 05: Un fallimento commerciale – sono necessarie forniture responsabili di tecnologie ICT; 06: Notevoli limitazioni – una ricerca statunitense individua un collegamento fra la disabilità e la mancanza di accesso alla rete.

Sezione Due: “Nella casella della posta” – il forum dei lettori.
07: Problemi con Facebook – richiesta di un valido screen reader per il sito di social network; 08: Apple funziona – Un consiglio sul supporto tecnico per l’accessibilità di Mac.

Sezione Tre: Servizio speciale – L’esclusione digitale.
09: La zona di esclusione: L’”esclusione digitale” è un argomento molto discusso, ma i tentativi di quantificarla esattamente ed affrontarla incontrano molti problemi complessi. Dan Jellinek ci riferisce il parere di Ellen Hesper, docente universitario, sul rapporto fra l’inclusione digitale e l’esclusione sociale, e come tutto ciò riguardi da vicino le persone disabili.

[Fine dei Contenuti].


++Sezione Uno: Notizie.

+01: Una bozza di standard per l’accesso alla rete include la personalizzazione.

La personalizzazione dell’accessibilità ai siti web, comprendente anche vari strumenti per la realizzazione su misura e l’offerta di diverse versioni dei siti in maniera da soddisfare le esigenze individuali, dovrebbe essere presa in considerazione da alcuni siti web specializzati, come le piattaforme di social network, secondo la recente bozza di uno standard inglese sull’accessibilità alla rete.

La seconda bozza dello standard BS 8878 “Accessibilità alla rete – Codice di pratica”, sviluppata da una sotto-commissione dell’Istituto Britannico per gli Standard (British Standards Institution, BSI) denominata IST/45, suggerisce che le istituzioni preposte all’istruzione, i siti dei social network, i siti per l’istruzione elettronica e gli altri siti che richiedono il login dei membri abbiano la possibilità di fornire agli utenti alcuni strumenti per la personalizzazione ed "un approccio individuale per affrontare le loro esigenze di accessibilità”.

Jonathan Hassell, presidente della sottocommissione IST/45 e direttore dell’esperienza del pubblico e dell’usabilità per i media del futuro e per la tecnologia presso la BBC, ha spiegato al Notiziario del Governo Elettronico, la pubblicazione gemellata al Notiziario Internazionale sull’Accessibilità, che l’approccio personalizzato ai siti web, anche se si trova ancora in uno stadio iniziale, molto probabilmente si svilupperà in maniera significativa nei prossimi anni.

“In alcune situazioni, anziché tentare di creare un sito web che vada bene a tutti, forse la cosa migliore da fare, in presenza di esigenze di tipo diverso, è quella di creare versioni differenti dello stesso sito web per le diverse persone. Potremmo persino fare in modo che un sito web contenga determinati strumenti che ne consentano la personalizzazione per ogni singolo utente”.

Hassell ha anche dichiarato che la nuova bozza consiste in una “mappa delle procedure”, diretta a coloro che non sono specialisti dell’accessibilità, in maniera da dare loro un’idea dei punti da prendere in considerazione al momento di rendere accessibile un sito web, e spiegare come tenere conto delle svariate esigenze delle persone disabili che sono utenti della rete.

La bozza BS 8878 non intende sostituire le direttive già esistenti, come la versione 2.0 delle Direttive Internazionali per l’Accessibilità ai Contenuti della Rete (international Web Content Accessibility Guidelines, WCAG), ha spiegato Hassell: "Non stiamo duplicando nulla di ciò che potete già trovare nelle direttive WCAG 2.0, che sono un ottimo standard; se vi dedicate alla produzione tecnica in rete, dal punto di vista delle procedure e del design le direttive WCAG 2.0 costituiscono il documento di riferimento, e noi evidenziamo questo concetto nella bozza BS 8878”.

Fra gli altri nuovi suggerimenti nella seconda bozza di questo standard, troviamo una maggior attenzione alle esigenze di accessibilità delle persone anziane, i fattori di accessibilità da prendere in considerazione quando un sito web viene realizzato da parecchi fornitori, e la maniera in cui i collegamenti ad Internet tramite nuovi canali, come i telefoni cellulari, gli iPad e la televisione, possono influire sull’accessibilità. 

La seconda bozza dello standard BS 8878, che originariamente avrebbe dovuto essere pubblicata nell’estate dello scorso anno, è stata tenuta in sospeso a causa di un intervento dell’Unione Europea, ha spiegato Hassell. La Commissione Europea per la Standardizzazione (European Committee for Standardization, CEN) ha contattato il BSI dopo l’uscita della prima bozza dello standard BS 8878, chiedendogli di creare una serie di standard per l’accessibilità comuni per tutta l’Europa. Tuttavia, tale richiesta è stata in seguito ritirata, quando la Commissione si è resa conto che la diversità delle legislazioni sull’accessibilità dei vari stati membri avrebbe reso estremamente difficile sviluppare uno standard comune.

Le opinioni relative alla seconda bozza dello standard BS 8878 sono attese entro il 30 giugno, e la probabile data di pubblicazione dello standard definitivo è prevista per novembre. Per trasmettere le proprie opinioni tramite il sito web del BSI (il cui meccanismo di inserimento di tali opinioni è stato reso maggiormente accessibile) o tramite posta elettronica, visitare il sito: http://bit.ly/cY8dND . La seconda bozza è disponibile nel formato Rich Text Format e può essere letta da una vasta gamma di processori e screen reader, dopo che le opinioni relative alla prima bozza avevano lasciato comprendere che essa non era totalmente accessibile ad alcuni utenti.

I commenti su questo articolo sono oggi reperibili sul Notiziario Internazionale sull’Accessibilità Dal Vivo: consultare il sito: http://www.headstar.com/eablive/?p=427


+02: La disabilità è collegata all’esclusione digitale ed al “disimpegno”.

Il livello di accesso a Internet da casa nel Regno Unito è collegato direttamente ad una vasta gamma di indicatori tradizionali dell’esclusione digitale, compresa la disabilità, secondo quanto emerso da un seminario sull’inclusione digitale tenutosi questo mese presso la City University di Londra.

Ellen Helsper, docente di mass media e comunicazione presso l’Istituto Londinese di Economia e Scienze Politiche (London School of Economics and Political Science) ha dichiarato durante questo seminario che, tra le persone con disabilità, il 59% non dispone di un accesso ad Internet da casa, rispetto al 29% della popolazione in generale.

Le principali teorie relative alle motivazioni dell’esclusione digitale tendono ad attribuire la responsabilità ai costi dell’accesso, ma alcune inchieste hanno dimostrato che le persone dichiarano altri motivi circa il mancato uso, come la discriminazione, ha affermato Helsper. Di conseguenza, l’attenzione degli analisti si è spostata verso modelli che guardano oltre il semplice accesso, in settori come le competenze, la fiducia in se stessi, l’atteggiamento e le motivazioni.

Le persone con disabilità hanno un livello di fiducia più basso e sono meno motivate ad utilizzare Internet rispetto ad altri, secondo Helsper. Il punteggio medio di un atteggiamento positivo nei confronti dell’utilizzo di Internet è fissato a 3,1 su 5 per gli adulti disabili, rispetto al 3,3 degli adulti non disabili, e a 3,4/5 per gli adolescenti disabili, rispetto al 3,8/5 degli adolescenti non disabili.

Si sono riscontrati tuttavia alcuni segnali incoraggianti: la ricerca ha dimostrato che un terzo dei non-utenti dispone di un’altra persona che usa Internet al loro posto, pertanto anch’essi partecipano a network che consentono loro l’accesso alle tecnologie, ha dichiarato Helsper. “Nel settore sanitario e dei servizi sociali, questo è un risultato importante”. Le persone disabili tendono ad affidarsi ai ragazzini per l’utilizzo per procura, mentre le persone non disabili tendono ad affidarsi ad amici e colleghi.

Una nuova misurazione dell’inclusione o dell’esclusione digitale utilizzata da accademici e ricercatori è basata sull’ “impegno” digitale, ha spiegato Helsper. Questa misurazione non valuta solo se le persone accedono alla rete, o dispongono delle competenze e delle motivazioni necessarie ad utilizzarla, ma prende in considerazione la quantità di attività a cui tali persone si dedicano.

“L’impegno prende in considerazione le attività in un ambiente più sociale, incentrato sulle tecnologie, ad esempio se le persone si scambiano informazioni fra loro”. L’opposto, il disimpegno, a volte può essere legato al fatto che per alcuni gruppi sociali non ci sono molti contenuti disponibili, ha affermato Helsper. Ad esempio, i tipi di lavoro richiesti da alcune persone potrebbero non venire pubblicizzati a sufficienza sui siti Internet dedicati alle offerte di lavoro.

NOTA: Per la relazione completa su questo seminario, vedere la Sezione Tre del presente Notiziario.

I commenti su questo articolo sono oggi reperibili sul Notiziario Internazionale sull’Accessibilità Dal Vivo: consultare il sito: http://www.headstar.com/eablive/?p=430


+03: I libri elettronici accessibili sono “vicini in maniera allettante”.

Molte barriere che attualmente impediscono l’accesso alle piattaforme di lettura dei libri elettronici da parte delle persone disabili si potrebbero abbattere con facilità modificando l’applicazione delle tecnologie già esistenti, secondo una recente indagine.

La guida alle migliori pratiche per l’accessibilità ai libri elettronici è stata realizzata per l’industria editoriale dalla Publishers Licensing Society e da JISC TechDis, l’ente di consulenza su disabilità e tecnologie per il settore dell’istruzione. Le affermazioni presenti in questa guida (che costituisce una parte di una relazione più vasta riferita a tale indagine) si basano sui risultati delle valutazioni dell’accessibilità delle piattaforme dei libri elettronici, effettuate nel 2009 dall’ente Shaw Trust, che si occupa di disabilità.

I disabili utenti di tecnologie avevano esaminato alcune piattaforme, valutandone la compatibilità con gli screen reader, i software di riconoscimento vocale, i comandi di tastiera, ma anche il contrasto cromatico e l’ingrandimento.

Alistair McNaught, consulente anziano presso l’ente JISC TechDis, ha spiegato al Notiziario Internazionale sull’Accessibilità che, fra le scoperte di questa ricerca, ve ne sono due particolarmente significative: “La prima è che siamo vicini in maniera confortante a trovare una soluzione; esistono ancora barriere su parecchie piattaforme, ma molte di queste sono in realtà residui di versioni precedenti oppure semplici omissioni, e possono essere facilmente eliminate negli sviluppi successivi.

“La seconda è l’impegno positivo da parte degli editori e le loro risposte alle domande presentate nella ricerca. Una valida accessibilità ha come conseguenza la creazione di prodotti validi e la possibilità, per le organizzazioni dei disabili, di presentarsi come “partner esperti” può costituire soltanto un vantaggio per tutti”.

La guida alle migliori pratiche e la relazione completa sono consultabili presso il sito: http://www.pls.org.uk/news/Pages/goodpracticegudeebooks.aspx?PageView=Shared.

I commenti su questo articolo sono oggi reperibili sul Notiziario Internazionale sull’Accessibilità Dal Vivo: consultare il sito: http://www.headstar.com/eablive/?p=433


++Notizie in Breve:

+04: Un divertimento scaricabile: Più di 1.000 audiolibri sono oggi a disposizione per il prestito gratuito in rete, dopo la presentazione di un servizio per i membri dell’ente assistenziale Listening Books (Libri da Ascoltare). Il servizio “Downloadable” consente di scaricare una vasta gamma di testi, compresi classici, libri per bambini e testi non di narrativa, su personal computer, iPad o altri apparecchi portatili, ed alcuni testi sono disponibili anche per i sistemi Mac. Per diventare membro e prendere a prestito questi libri, gli utenti devono pagare una quota di iscrizione, anche se è stato messo a disposizione anche un numero limitato di iscrizioni gratuite. Per informazioni, consultare il sito: http://www.listening-books.org.uk/downloadable.aspx

+05: Un fallimento commerciale: E’ necessario insistere maggiormente sull’accessibilità nelle forniture dei sistemi ICT da parte dei governi degli Stati membri dell’Unione Europea, secondo Kevin Carey, direttore della consulenza per l’inclusione elettronica presso ATcare e presidente del Royal National Institute of Blind People. Durante un discorso pronunciato di recente in occasione della prima assemblea del nuovo Forum sull’Accessibilità Elettronica (e-Accessibility Forum) del governo inglese, tenutosi presso il Ministero del Commercio, dell’Innovazione e delle Qualificazioni (Department for Business, Innovation and Skills) a Londra, Carey ha affermato che “nel complesso, l’accessibilità alle tecnologie ICT ha costituito un fallimento commerciale". Per informazioni, consultare il sito:  http://www.humanity.org.uk/articles/eu-uk-policy/living-withdisability-digital-britain

+06: Notevoli limitazioni: Circa il 40% degli americani che non possiedono un collegamento Internet a banda larga sono persone disabili, secondo un nuovo studio del governo statunitense, intitolato “Un balzo enorme ed un notevole affare”. Pubblicato da Elizabeth E. Lyle, consulente per le politiche dell’ente nazionale americano Omnibus Broadband Initiative, il documento contiene raccomandazioni per una più rigida applicazione delle leggi governative sull’accessibilità e per la raccolta e l’analisi di un maggior numero di informazioni sui problemi di adozione della banda larga legati alla disabilità. Per informazioni, consultare il sito: http://blog.broadband.gov/?entryId=391546 .

[Fine della Sezione Uno].


++Sezione Due: “Nella Casella della Posta” - Il forum dei lettori.

Vi preghiamo di inviare i vostri contributi e le vostre risposte all’indirizzo inbox@headstar.com.

+07: Un problema con Facebook: Margherita Giordano, la traduttrice della versione italiana del nostro Notiziario, ci ha scritto per chiedere se qualche lettore può dare un consiglio ad un suo conoscente che ha problemi nell’uso di Facebook, il sito di social network.

“Un mio ex-studente vorrebbe avere maggiori informazioni su Facebook. Utilizza [il software di screen reader] JAWS, ma dichiara di incontrare parecchi problemi di accessibilità, specialmente quando tenta di entrare nella chat. Potreste dargli qualche suggerimento?”.

Vi preghiamo di inviare le vostre risposte all’indirizzo: inbox@headstar.com .


+08: Apple funziona: Jude DaShiell, programmatrice di computer presso la pubblica amministrazione degli Stati Uniti residente a Lexington Park, Maryland, e corrispondente regolare del Notiziario Internazionale sull’Accessibilità, ci scrive per rispondere ad una lettera pubblicata nella casella della posta del numero di settembre del 2009, intitolata “Una mela marcia?”, in cui il nostro lettore Dan TeVelde chiedeva ad Apple di comunicare in maniera più efficiente con la comunità dei ciechi, dopo aver fallito il tentativo di ottenere un consiglio utile sull’accessibilità da una linea di supporto tecnico o dal rivenditore locale di Apple.

"Con Apple, la cosa migliore è quella di non tentare di contattare l’azienda”, suggerisce Jude. “Puoi ottenere un sostegno tecnico contattando il Gruppo Utenti Apple locale e ponendo loro le tue domande. Se però un problema risulta troppo difficile da gestire per il gruppo utenti locale, devi recarti dal rivenditore locale di Apple dopo aver fissato un appuntamento con il Genius Bar. Se i dipendenti del Genius Bar del rivenditore locale di Apple non riescono a risolvere il problema, c’è qualche possibilità che lo sottopongano al Quartier Generale di Apple. E’ un sistema molto macchinoso, lo so, ma è così che Apple funziona”.

Vi preghiamo di inviare le vostre risposte all’indirizzo: inbox@headstar.com .

[Fine della Sezione Due].


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[Fine dell’Annuncio Speciale].


++Sezione Tre: Servizio Speciale
- L’esclusione digitale.

+09: La zona di esclusione
di Dan Jellinek.

Il concetto di “esclusione digitale” può sembrare abbastanza semplice, invece è un settore estremamente complesso da definire e da analizzare, e gli accademici e i politici sono in disaccordo sulla maniera migliore di affrontarlo; tutto questo è stato spiegato la scorsa settimana, in un seminario tenutosi presso la City University di Londra.

“L’inclusione digitale e l’esclusione sociale: esiste un rapporto fra le due, e quali sono le implicazioni politiche?” è stato il titolo del discorso di Ellen Helsper, docente universitaria di mass media e comunicazioni presso l’Istituto Londinese di Economia e Scienze Politiche (London School of Economics and Political Science).

In tutto il Regno Unito e nell’intero mondo sviluppato, la percentuale delle persone che non utilizzano Internet sembra essere livellata ad una quota fra il 20 e il 30%, ha affermato Helsper. Il mondo accademico ha sviluppato quattro teorie a largo raggio sull’insieme degli effetti dell’esclusione digitale, e sull’importanza di questo fattore nell’esclusione sociale in generale, ha spiegato.

La prima è che gli effetti sono minimi o addirittura nulli, anche se questa teoria non è molto diffusa o molto popolare, se non altro perché, se fosse vera, renderebbe del tutto privi di significato vasti settori delle politiche governative e delle ricerche accademiche, ha affermato Helsper.

La seconda teoria, detta “dell’uguaglianza”, sostiene che la riduzione dell’esclusione digitale riduce lo svantaggio, impegnando maggiormente le persone in settori come quello dell’istruzione. "Purtroppo, non abbiamo molte prove della sua veridicità” ha dichiarato Helsper.

La terza teoria è quella della “neutralizzazione”. Essa suggerisce che l’utilizzo delle tecnologie in se stesso non può migliorare in maniera notevole la situazione sociale delle persone; tuttavia, per coloro che non utilizzano queste tecnologie, il divario sociale si allarga, pertanto l’inclusione digitale è necessaria semplicemente per mantenere “lo status quo della disuguaglianza”. Questa teoria dispone di prove a suo favore, secondo Helsper.

Infine, abbiamo la teoria più pessimista di tutte: quella del “circolo vizioso”. Secondo questa teoria, “anche se mettessimo tutte le persone in condizioni di servirsi delle tecnologie, il tipo di impegno risulterebbe talmente diverso che il divario continuerebbe ad allargarsi, perché coloro che sono socialmente svantaggiati non utilizzerebbero Internet a scopo di istruzione ma soltanto per giocare, e in questo modo il divario si allargherebbe sempre di più”.

Indipendentemente dalle implicazioni è chiaro che, con il passare del tempo, il rapporto fra lo svantaggio sociale e l’utilizzo di Internet è rimasto stabile, pertanto gli schemi relativi all’utilizzo di Internet ricalcano moltissimo gli schemi di deprivazione sociale, secondo Helsper.

In tutta Europa, possiamo inoltre vedere che le zone in cui Internet è meno diffusa ed utilizzata sono proprio le zone più povere, pertanto le diverse teorie relative alle cause dell’esclusione digitale (più che ai suoi effetti) tendono ad incolparne i costi, ha spiegato Helsper.

Tuttavia, parlando con le persone che vivono in queste zone si ricevono risposte più complesse sulle motivazioni di questo mancato utilizzo della rete, come ad esempio la discriminazione subita da alcuni settori della comunità. I teorici e i politici, pertanto, ora stanno cercando di guardare oltre gli indicatori economici, ha affermato.

Sta inoltre diventando sempre più evidente che diversi tipi di accesso sono la scelta migliore per svariati tipi di gruppi esclusi, ad esempio che l’accesso da casa è migliore di quello da una biblioteca o da un altro luogo pubblico, perché le persone possono dedicarvisi per un tempo più prolungato.

Tuttavia, il livello di accesso da casa è legato anch’esso a tutti i tradizionali indicatori dell’esclusione sociale, come la disabilità, ha affermato Helsper. Fra le persone disabili, il 59% non dispone di un accesso da casa, rispetto al 29% della popolazione nel suo complesso.

Di conseguenza, sostiene Helsper, l’attenzione degli analisti si è spostata verso modelli che vanno oltre l’accesso e l’uso, esaminando settori come le competenze, la fiducia, l’atteggiamento e le motivazioni.

“Le persone cominciano ad avere un concetto diverso delle competenze: non si limitano a domandare fino a che punto la gente pensa di saperle utilizzare, ma esaminano argomenti come le competenze critiche online (vale a dire, fino a che punto la gente pensa che una fonte di informazioni sia valida) oppure le competenze creative, come essere in grado di creare dei contenuti online”.

Se esaminiamo il livello di fiducia in se stessi, scopriamo che esso è più basso per le persone disabili, ha dichiarato Helsper. E lo stesso discorso vale per l’atteggiamento e le motivazioni, vale a dire se le persone si rendono conto dell’importanza di usare tecnologie digitali anche quando dispongono dell’accesso e delle competenze necessarie: il punteggio medio di un atteggiamento positivo è fissato a 3,1 su 5 per gli adulti disabili, rispetto al 3,3 degli adulti non disabili, e a 3,4/5 per gli adolescenti disabili, rispetto al 3,8/5 degli adolescenti non disabili.

Un sistema di misurazione dell’esclusione ancora più recente è quello dell’ “impegno” digitale, ha affermato Helsper. Esso misura non soltanto fino a che punto le persone accedono ad Internet, o dispongono delle competenze o addirittura delle motivazioni necessarie per usarla per notevoli periodi di tempo, ma fino a che punto la utilizzano e in quali modi: la utilizzano per una vasta gamma di attività?

“E’ un argomento parallelo a quello dell’istruzione: le persone ora dicono che dobbiamo concentrarci sui modi in cui la gente si impegna. L’impegno prevede un’attività in un ambiente più sociale, incentrato sulle tecnologie, ad esempio con le persone che si scambiano informazioni fra di loro. Non si tratta di qualcosa che bisogna semplicemente fare”.

Esistono pareri controversi nell’ambito di questa modalità di analisi, ha spiegato Helsper, perché essa spesso sembra comportare un giudizio di valore, stabilendo quali tipi di attività online sono più validi di altri.

“Esiste una tendenza a discutere di partecipazione digitale, ma personalmente non apprezzo questo termine perché proviene dal settore della partecipazione civica, la vecchia opinione secondo cui bisogna impegnarsi attivamente nella società; invece, se i ragazzini usano Internet per giocare o frequentano i social network, si possono considerare inclusi.

"Tuttavia, io non uso più neppure il termine “inclusione digitale”: oggi tendo a riferirmi soprattutto all’impegno digitale”.

Il suo opposto, il disimpegno, a volte può essere legato al fatto che per alcuni gruppi sociali i contenuti disponibili non sono molti, “perché Internet è stata creata da uomini bianchi di mezza età di tipo stereotipato”. Ad esempio, i tipi di lavoro richiesti da alcune persone potrebbero non venire pubblicizzati a sufficienza sui siti Internet dedicati alle offerte di lavoro.

Infine, ha affermato Helsper, se esaminiamo le tre teorie attualmente più diffuse e menzionate all’inizio del seminario (l’uguaglianza, la neutralizzazione e il circolo vizioso), dobbiamo ammettere che sono tutte e tre valide in una certa misura o in determinate fasi temporali, a seconda del tipo di impegno, o del tipo di gruppo che viene esaminato.

Possiamo tuttavia intravvedere alcuni segnali incoraggianti, come l’ “utilizzo per procura”: le indagini hanno dimostrato che un terzo dei non-utenti si rivolge a qualcun altro che utilizza la rete al loro posto, pertanto queste persone partecipano comunque a network che consentono loro di accedere alle tecnologie. Le persone disabili tendono ad affidarsi ai ragazzini per l’utilizzo per procura, mentre le persone non disabili tendono ad affidarsi ad amici o colleghi. “Nel settore sanitario o dei servizi sociali, questo è un risultato importante”.

Un altro possibile vantaggio nascosto consiste nel fatto che i benefici legati all’accesso digitale o all’impegno possono risultare difficili da quantificare, perché potrebbero venire forniti in zone non legate a quella specifica attività, ha spiegato Helsper. “Pertanto, se si utilizzano le tecnologie durante una lezione di geografia, forse il livello di conoscenza o di attenzione in quella classe non aumenta, però tale uso può portare a una crescita di fiducia in se stessi in un settore completamente diverso”.

In questo settore e in tutti i settori legati all’esclusione digitale, la ricerca empirica è “sempre molto simile a una specie di lavori in corso”, ha affermato Helsper.

Nelle discussioni che hanno avuto luogo alla fine del seminario, uno dei partecipanti ha individuato un difetto comune a tutte le politiche pubbliche: quello di affrontare il problema dell’esclusione digitale semplicemente fornendo l’accesso ad Internet ad un maggior numero di persone.

“Se si costruiscono ospedali in zone disagiate e li si riempiono di medici, questo non significa necessariamente che la salute degli abitanti di quelle zone migliorerà, come è già stato dimostrato; lo stesso vale per la fornitura dell’accesso ad Internet, che non comporta necessariamente una maggiore inclusione digitale”.

I commenti su questo articolo sono oggi reperibili sul Notiziario Internazionale sull’Accessibilità Dal Vivo: consultare il sito: http://www.headstar.com/eablive/?p=436

[Fine della Sezione Tre].


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REDAZIONE:
Direttore - Dan Jellinek
Reporter – Tristan Parker
Consulente Editoriale - Kevin Carey

ISSN 1476-6337

[Fine del notiziario.]