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Gli anni VENTI

Conquiste

La nascita dell'U. I. C. fu l'avvenimento più importante del dopoguerra perché consentì ai ciechi di combattere una battaglia sociale e civile per il completo inserimento nel tessuto della nazione. Nel 1923 si rese obbligatoria l'istruzione anche per i ciechi e, di conseguenza, gli Istituti dovettero affidare il compito a docenti specializzati presso la scuola nazionale di metodo fondata da Romagnoli. Inoltre, mentre fino ad allora ogni fondazione aveva offerto all'allievo l'intero "curriculum" di studi ed i tipi più disparati di lavoro, da quel momento ogni Istituto avrebbe offerto un solo tipo di servizio secondo le attitudini e le capacità. L'Istituto di Bologna, anche per volontà del Romagnoli, assunse in questo ambito una posizione centrale. Se, quindi, i primi quindici anni del secolo, erano stati caratterizzati da novità dalle quali la figura del cieco usciva modificata, se nuovo era stato il modo di affrontare i problemi, gli anni del dopoguerra si caratterizzarono nell'impegno al rinnovamento e alla riorganizzazione delle istituzioni operanti a favore dei ciechi per trovare loro una nuova collocazione nella società.

Riassetto interno

L'Istituto di Bologna, grazie ai suoi dirigenti e ai suoi allievi migliori, fu tra i promotori e realizzatori di questo nuovo indirizzo. Il rinnovamento non fu indolore e incontrò diversi ostacoli, specie nella specializzazione: rimanevano infatti resistenze dovute sia alle abitudini degli anni precedenti sia alle difficoltà del passaggio da una impostazione assistenziale ad un modo secondo il quale i ciechi fossero considerati come i vedenti. In particolare l'Istituto si dovette riorganizzare dal lato finanziario e da quello del personale. Il costo della vita e delle spese di gestione, poi, era aumentato a causa alla guerra: e di là del 'caro viveri', infatti, si dovettero aumentare le retribuzioni per un maggiore numero di lezioni impartite o per più incarichi ricoperti, e anche le ristrutturazioni di personale non apportarono che un lieve miglioramento nella spesa. Il determinarsi di passività richiamò l'attenzione dell'Autorità tutoria e portò anche ad un adeguamento delle rette, adeguate negli anni '20 ai costi effettivi di gestione. Seppure con inevitabili difficoltà, rallentamenti, ritardi, si riuscì ad ottenere lo scopo.

L'Istituto negli anni '20

Tra gli avvenimenti interni dobbiamo ricordare che, subito dopo la guerra, morì il maestro Alvisi, considerato quasi fra i fondatori dell'Istituto, al quale aveva collaborato fin dalle origini. Per quello che riguarda i rapporti esterni, anche l'Istituto si trovò coinvolto negli scioperi agrari che scossero la provincia fra il '19 e il '20 e che misero in difficoltà i rifornimenti di vino e grano.

Nel 1921 giunse in porto l'idea, caldeggiata da Graziani dieci anni prima, di una "Federazione Nazionale delle Costituzioni Pro Ciechi" che, accanto all'istituzione dell'U. I. C. fu un importante passo verso l'unificazione degli sforzi a favore della categoria e per la gestione degli Istituti. In quello stesso anno si compiva, infatti, il quarantesimo della fondazione, che venne solennizzato con celebrazioni religiose e musicali.

La riforma dell'Istituto

Il Congresso dell'U. I. C., tenuto a Bologna nel 1924, i cui partecipanti furono ospitati all'Istituto, fu il punto di arrivo di una riforma che non trovò, all'inizio, molti consensi nell'Ente, il cui Consiglio pure non era contrario a nuove attività nel campo dell'istruzione e a una maggiore specializzazione ed espresse anche parere favorevole alla vigilanza ministeriale sugli indirizzi didattico, artistico e professionale. La maggiore novità del 1925 fu la nomina in seno al Consiglio di un rappresentante dell'U. I. C. (Augusto Petroncini) il quale caldeggiò l'istituzione della Casa di lavoro per donne cieche (completata solo dopo il 1931) alla cui costruzione contribuì anche l'Istituto. Alla fine di quell'anno, con lo scambio di convittori fra Bologna e Reggio Emilia e fra Bologna e Firenze, la specializzazione divenne operativa. L'Istituto di Reggio avrebbe accolto i ciechi per gli studi elementari e medi, a Firenze sarebbero andati i ciechi per imparare i lavori manuali, a Bologna quelli con attitudini musicali o per continuare gli studi al Liceo e all'Università. Nel 1925 si formulò anche l'ipotesi del trasferimento della sede dell'Istituto e della separazione della sezioni maschile o femminile. Con il giugno 1926, infine, l'Istituto passava sotto la sorveglianza del Ministero dell'Istruzione.

Prime difficoltà

La trasformazione dell'Istituto non fu senza difficoltà: già nell'anno scolastico 1925-26 un gruppo di convittori proveniente da Reggio Emilia si era scontrato con il direttore e con lo stesso presidente, provocando una decisa protesta presso l'Istituto di provenienza. Difficoltà che dipendevano da più fattori, a cominciare dalla accresciuta età media degli studenti, cui si aggiungeva la loro provenienza da tradizioni e metodi diversi e la loro tendenza a intendere in modo nuovo i rapporti con l'autorità nel desiderio di essere sempre più autonomi. Una nuova coscienza di sé, quindi, promossa dai tempi e dalle associazioni recentemente formatesi, che rendeva più impegnativo il compito di istruire e di educare. Il primo a rendersi conto della nuova situazione fu Graziani, che aveva individuato, nel corso del 1926, un generale decadimento degli studi e del livello raggiunto dagli allievi, non ostante il maggiore impegno didattico. Si arrivò, addirittura, alla compilazione di un nuovo regolamento da parte degli allievi e alla loro richiesta di dimissioni del direttore, rendendo difficile la situazione e, alla fine del 1926, ad un vero e proprio ammutinamento, probabilmente fomentato da esterni che miravano a scalzare il direttore.

La rivolta del 1926

Fu spedita una lettera contro il direttore, senza firma e della quale non si riuscì a trovare il responsabile. Graziani cercò di parlare ai giovani, ma fu accolto con fischi; le manifestazioni ostili continuarono fino alla sospensione dei quattro allievi più colpevoli e poi al rinvio di tutti i convittori alle famiglie L'Istituto era chiuso e, per la prima volta nella sua storia, virtualmente senza allievi. L'episodio fu alleggerito dal fatto che ci si stava avvicinando alle vacanze e che, quindi, una sospensione delle lezioni era quasi tradizionale, anche se in questo caso più lunga del solito. Alla fine del 1926 poté, quindi, essere inviata una serie di lettere, tutte di analogo tenore, con le indicazioni per il ritorno. Questo episodio segnò tuttavia Graziani, che decise, per l'età avanzata, a lasciare l'incarico, spinto anche da altri motivi: già da tempo infatti a causa della accresciuta pesantezza degli compiti gli si era affiancato un aiuto, così come già da anni la parte relativa alla direzione musicale era affidata ad altri.

La direzione Marabini

Domenico Marabini, che successe a Graziani nel '27, (anno in cui la maestra Bianca Venutri era stata sostituita da Argia Ghedini) era già attivo dal marzo dell'anno precedente come osservatore ed ispettore. Naturalmente, nulla risultava delle difficoltà interne nelle occasioni ufficiali, quali il saggio musicale di giugno, e negli articoli pubblicati in occasione delle specializzazioni: e anzi, l'attività dell'anno scolastico 1927-28 partiva con tranquillità, volta a procedere sul cammino della trasformazione degli Istituti. Marabini era tuttavia critico verso la riforma che non riteneva adatta a comprendere tutte le esigenze dei discenti. Carattere limpido, non diplomatico, Marabini si esprimeva con assoluta franchezza: proprio per questa ragione è lusinghiero il suo giudizio sull'andamento dell'Istituto sotto il profilo didattico e dei risultati ottenuti dagli allievi. L'andamento dell'Istituto fu positivo anche l'anno seguente, anche se il direttore lamentava la mancanza di testi adatti agli studi classici.

L'istituto nel 1929

Prima di parlare di altri aspetti, messi in luce dalle ispezioni del 1929, ricordiamo che a sostituire Petroncini in seno al Consiglio fu chiamato Alfredo Katzenberger, che fino a quel momento non aveva avuto nulla a che fare con l'Istituto. Così già nell'aprile 1928 iniziarono i primi contrasti con la direzione, che divennero quasi insanabili nel novembre, dapprima sul problema del vitto e poi su quello dell'istruzione (tra tutti la soppressione dell'insegnamento dell'aritmetica e della geografia ai quali si erano sostituiti quelli della dattilografia e musicologia). Il dissidio fu, poi, composto, ma non ci sorprende che il Ministero a lezioni concluse, preannunciasse una sua visita ispettiva, volta ad accertare se l'istituto potesse essere specializzato insegnamento musica..

L'ispezione ministeriale

Nell'ottobre 1929, alla riapertura dei corsi, il dottor Baldi, ispettore del Ministero dell'Interno, visitò l'Istituto: l'esito della visita parve buono, perché il direttore ne colse solo gli aspetti elogiativi, e in tal senso riferì a Cavazza. Invece l'ispettore aveva avanzato riserve sulla situazione igienica, sulla dieta, sull'ubicazione di alcun locali e nel febbraio giunge, a sorpresa, la comunicazione della prefettura che, sposando il reclamo dell'"Opera Nazionale Protezione Maternità e Infanzia", indicava proprio queste come manchevolezze a cui rimediare con sollecitudine. Fu una doccia fredda inattesa per il direttore e un motivo di preoccupazione per tutto il Consiglio. E questo era solo l'inizio.

Venivano al dunque contrasti di fondo fra Marabini, il Consiglio, l'U. I. C. e i suoi rappresentanti.

Proprio il Consiglio, il cui mandato era scaduto nel 1929 ed era stato rinnovato, aveva acclamato all'unanimità presidente Cavazza, confermando Bernardino Basoli a vicepresidente e inserendo Francesco Vatielli, del Liceo Musicale, la cui presenza sottolineava il nuovo indirizzo dell'Istituto. Tuttavia con decreto del 20 febbraio 1930 il Consiglio venne sciolto e Cavazza nominato commissario regio, per meglio attuare, finalmente, la riforma tanto auspicata.

INDICE

Capitolo 6 - Gli anni trenta

Premessa

Capitolo 1 - Dalle origini agli anni novanta dell'ottocento

Capitolo 2 - Tra i due secoli

Capitolo 3 - L'inizio del novecento fino alla guerra mondiale

Capitolo 4 - L'Istituto e la "grande guerra"

Capitolo 7 - Gli anni quaranta

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