Colors in bianco e nero

di Silvia Colombini

In anteprima il numero monografico della celebre rivista internazionale dedicato alla cecità.


Venduto in oltre 40 Paesi, pubblicato in 3 edizioni e 4 lingue, presente su Internet con un sito tra i più visitati dai giovani di tutto il mondo. Questo è “Colors”, magazine trimestrale che in ogni numero esplora temi differenti, interpretandoli in una chiave sempre nuova e insolita. Infatti negli ultimi quindici anni “Colors” ha affrontato e approfondito gli argomenti più diversi scegliendo quelli generalmente ignorati dall’editoria di largo consumo e oggi, protagonista del numero che chiude il 2007, ha scelto il mondo dei non vedenti. Per una rivista che ha sempre privilegiato l’uso dell’immagine, seppure in una chiave innovativa e provocatoria, scegliere la cecità è una posizione quanto meno bizzarra. Ce la racconta Enrico Bossan, fotografo, autore di reportage importanti, uomo di rara sensibilità, autore di progetti di comunicazione sociale e culturale, narratore per immagini e oggi direttore di “Colors”. È lui a spiegare il perché di una scelta così fuori dagli schemi.
“Colors” ha una tradizione di numeri monotematici, ma oggi stiamo seguendo un nuovo percorso. Abbiamo deciso di cambiare il giornale rispetto agli ultimi anni, anche la redazione è tutta nuova e dopo il numero sullo sviluppo sostenibile volevamo un’idea forte. Qualcosa che ci aiutasse a far sentire il cambiamento, volevamo andare in una direzione opposta rispetto al passato. Così abbiamo deciso Foto - Il rapper cieco Rob Quest durante una trasmissione radio. Foto Reed Young
di scoprire il mondo dei non vedenti con la sensazione che da loro c’era qualcosa da imparare. La nostra è da sempre una rivista curiosa, e siamo partiti in questa avventura capendo che la curiosità nel sentire il mondo di chi non vede poteva aiutarci, poteva farci vedere meglio il mondo. “Colors” già nel nome comunica l’intento di dare una visione molteplice della realtà, di mostrarne tutti gli aspetti, tutti i colori, e questo numero è il primo ad uscire tutto in bianco e nero.
“Già - risponde Bossan - questo è il primo numero completamente in bianco e nero. Volevamo essere più astratti. Il bianco e nero ti lascia più immaginare e riflettere. Viviamo subissati di immagini che ci tolgono il desiderio di vedere davvero.
Il bianco e nero permette di

Foto - Cecilia Camellini, 15 anni, vincitrice di due medaglie d’oro ai Campionati Mondiali Assoluti International Blind Sport Federation (IBSA) 2007 di San Paolo in Brasile

riscoprire il mondo in modo nuovo.” Oltre alla scelta cromatica, sin dalla copertina è evidente l’attenzione e la cura con cui è stato realizzato il numero. Infatti la redazione si è documentata, ha coinvolto istituti per ciechi e non vedenti ed è arrivata allo splendido risultato finale. “Abbiamo fatto una cover tattile composta da un ritratto in rilievo che poi viene riportato stampato nel retro, quindi permette di venir letta e percepita anche da un non vedente. Oltre a questa stampa percettiva, abbiamo inserito un cd in quattro lingue con tutti i contenuti della rivista da ascoltare e anche quattro brani musicali composti da uno dei protagonisti delle nostre storie, un musicista gitano. È lui che ci accompagnerà a tutte le presentazioni della rivista. Da Roma a Madrid, sarà con noi in tutte le occasioni pubbliche a raccontare la sua esperienza, la sua storia.” È qui arriviamo al contenuto del giornale. Pur trattando di immagine, in questo numero un peso altrettanto rilevante ce l’hanno le parole. Enrico Bossan ha prestato particolare attenzione non solo alla qualità delle fotografie, ma anche ai testi. “Abbiamo cercato storie che raccontassero il resto del mondo mostrando come i ciechi rappresentino un valore per la società. Sono storie di coraggio, di dignità, di avventura.
Ci sono ciechi che hanno sfidato i limiti imposti dal loro handicap.”
Tra tante storie e tanto bianco e nero però solo due pagine sono a colori, e

sono proprio quelle dedicate alla storia più emozionante di tutte, la storia di una scuola di New York dove i bambini non vedenti imparano a quotidiana, raccontata dagli insegnanti e dai bambini che partecipano ai corsi. Un modo di vedere oltre le convenzioni, e un modo di raccontarcelo originale ed emozionate. “È stata una sfida anche la nostra. Credo che sia stato importante non fuggire dall’argomento o raccontarlo in maniera frettolosa, ma darsi il tempo necessario a capire, a vedere. Presto sarà on-line un sito dedicato alla rivista accessibile anche ai non vedenti, con un blog all’interno nel quale sarà possibile raccogliere i commenti. Così si chiude il cerchio di questo numero davvero speciale di “Colors”. Ecco, quello che mi piacerebbe davvero è che dalle nostre pagine si sentisse un grande respiro. Io credo che dentro il giornale ci sia qualcosa che si sente, un’emozione che passa. Molte volte la vista ci appaga e perdiamo così invece emozioni più importanti. Sentire, percepire toccare. C’è una frase che un’insegnante mi ha detto. Molte volte non vedere ci obbliga ad avvicinarci alle persone, al mondo che ci circonda. Ecco, spero che “Colors”, questo “Colors” si avvicini ai suoi lettori.”
Enrico Bossan ci saluta, e a noi restano pagine di storie che arrivano da ogni parte del mondo, ma che parlano alle emozioni di ognuno di noi.

Foto - In anteprima la copertina di “Colors”