Dal punto di vista al punto dell’essere

di Loretta Secchi

Ricerche sulla tattilità presso l’Università di Toronto.


Il punto dell’essere è il titolo della nuova pubblicazione in preparazione di Derrick de Kerckhove, studioso dei media di fama internazionale che nel luglio scorso, presso l’Università di Toronto, Canada, ha riunito alcuni esperti di estetica e percezione dei valori tattili e visivi, per dare forma al progetto editoriale di cui è ideatore e coautore. Il punto di incontro è stato il Centro di Ricerca McLuhan Program in Culture and Technology, luogo splendido per storia e valore culturale, e toccante se pensiamo che de Kerckhove, attuale direttore, è stato brillante allievo e poi assistente di Marshall McLuhan e che proprio il maestro da cui il Centro ha preso il nome, animò per lungo tempo quello stesso spazio. Nei locali della casa in mattoni rossi, situata nel cuore dell’Università, in Queen’s Park, si respira un’atmosfera vivace e si percepisce fin da subito la tradizione di ospitalità riservata a studenti e ricercatori: una sensibilità attiva emerge nell’onestà intellettuale di questa Istituzione, che del fondatore conserva e preserva tutti i caratteri. Grazie a questo prestigioso invito, si è potuto prendere parte al lavoro di stesura, pensato a più mani, dedicato alle potenzialità della percezione tattile intesa come modalità altra del vedere e del sentire. Durante il soggiorno in quel luogo, è stato proprio il dialogo con i colleghi e la vita condivisa nelle attività di studio e integrazione tra materie distinte, non scisse, ad aprire un nuovo sguardo sul significato che la società contemporanea attribuisce oggi alla comunicazione e condivisione del sapere. In giornate intense e partecipate si è affrontato il tema della classificazione strutturata che la visione prospettica dello spazio inaugura, a partire dall’età moderna, per accedere gradualmente alle ragioni di una percezione virtuale immersiva, propria della contemporaneità. Inoltre, si è considerata un’antropologia del tatto letta nel suo apporto scientifico e psicologico. Si deve infatti ai grandi maestri della scuola anglosassone del secolo scorso, e ai loro studi dai quali non si può prescindere, la prima lettura teoretica dell’idea di visione prospettica sintattica e visione continua paratattica, di diacronia e sincronia, introduzioni alla cultura ipertestuale, fondanti le moderne teorie della comunicazione applicate alla rete. Il ruolo delle differenti funzioni cognitive, espressive e conoscitive, che attiviamo quando percepiamo il mondo e lo significhiamo in rapporto a ciò che siamo, induce a riflettere su ciò che possiamo diventare, mediante un’educazione all’integrazione sensoriale intesa come recupero di sensibilità e identità, anche in virtù di un’etica della comunicazione e dell’informazione. Derrick de Kerckhove ha previsto che la pubblicazione sia prima di tutto una riflessione su una trasformazione in

atto nella società, che deriva dall’assuefazione alla visione, e che richiede un cambiamento d’attitudine per contrastare il rischio di perdita dell’incisività dell’esperienza sensoriale. Solo la rielaborazione intellettuale del nostro sentire, generata dall’accordo concreto e armonico tra percezione e comprensione, può aiutarci a capire i cambiamenti di stato della coscienza, tra superficie e profondità. Nessun taglio spiritualistico caratterizza l’indagine di questo studioso della rete: la sua è, piuttosto, una visione lucida della storia dello spirito entro le potenzialità ed i limiti della coscienza, nell’attivazione intenzionale e preterintenzionale della comunicazione, nella effettiva relazione tra i saperi, in una visione globalizzata dell’individuo. Un esame puntuale del significato più autentico di interconnettività, che lo studioso indaga da sempre, sta alla base di un confronto tra fisiologia del tatto e funzione conoscitiva del contatto. La riproduzione simulata degli effetti percettivi indotti dall’esperienza aptica, forma di comunicazione ed estensione delle potenzialità del tatto, è contemplata presso l’Adaptive Technology Resource Centre (ATRC) dell’Università di Toronto, che si occupa di ricerca avanzata, volta all’applicazione delle alte tecnologie alla disabilità visiva. In questo ambito gli studi hanno condotto alla creazione di interfacce che possono restituire sensazioni di pressione, densità delle sostanze, temperatura delle superfici. Sono, queste, rappresentazioni avanzate da intendersi non come indebite sostituzioni dell’esperienza tattile reale, bensì come esperienze sinestesiche e creazioni di effetti codificati capaci di restituire alcune sensazioni aptiche, funzionali a rendere leggibili planimetrie e ambienti. Vi è infatti una consistente differenza tra la funzione propriamente informativa generata dalla sensazione tattile indotta per simulazione e quella maturata nel contatto con l’immagine tattile, che prevede un’educazione al tocco e un atto cognitivo che approda alla significazione della forma, quindi all’emozione estetica, in cui la ricostruzione mentale della rappresentazione si fonde allo svelamento dei suoi significati iconografici e iconologici, poetici ed estetici. Per questo l’educazione al sentire mediante il processo di formazione necessario allo sviluppo delle abilità percettive tattili trascende, ma non elude la cognizione pura. L’incontro con la Direttrice di questo Centro, Jutta Treviranus, è stato molto importante, analogamente all’incontro profondamente significativo avvenuto presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Toronto, a Scarborough, su invito dello psicologo cognitivista Prof. John M. Kennedy, grazie al quale, alla presenza di studenti e dottorandi, è stato possibile

Foto - Lettura tattile di un'opera in rilivevo

Foto - Lettura tattile di un rilivevo con applicazione di sensori
esporre i contenuti ed i risultati della ricerca che si conduce all’interno del Museo Tattile “Anteros” dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna. Un dialogo per confronto tra diverse, eppure assimilabili, indagini, fino ad oggi svolte sulla comprensione e rappresentazione dello spazio prospettico nelle persone non vedenti, ha evidenziato i comuni denominatori della rappresentazione mentale di concetti spaziali e loro restituzione grafica e plastica. L’esattezza e la chiarezza di intenti dei ricercatori e degli esperti canadesi incontrati ha permesso di distinguere tra dispositivi aptici intesi come supporti informativi e illusioni tattili generate da esperienze virtuali, e soprattutto ha reso possibile l’individuazione di reali punti di corrispondenza tra percezione, comprensione e raffigurazione di geometrie regolari e irregolari nelle persone cieche congenite e acquisite. La pubblicazione, che indaga sul passaggio dal punto di vista al punto dell’essere e anche sulla prospettiva come forma simbolica, è stata l’occasione per un viaggio al di là dell’Oceano fatto di ascolto, confronto di approcci alla ricerca, metodologie, operatività, culminato nella visita al Canadian National Institute for the Blind (CNIB). In questa Istituzione efficiente e amabile, con la Direttrice del Reparto per la progettazione e produzione di servizi tecnici, Karen Taylor, si è potuto ragionare sul ruolo dell’artigianalità nel processo di traduzione, interpretazione e comunicazione dei valori estetici insiti nelle opere d’arte e sull’uso estensivo della rappresentazione dotata di valore estetico. Di questa indimenticabile esperienza nel nord America restano bellissimi ricordi, di spazi infiniti, di dialoghi sinceri, la pienezza di giornate di lavoro intense e generose oltre alla traccia di analisi critiche, concrete e opportune, a cui poter attingere e contribuire.