Il futuro non può attendere

di Rodolfo Cattani

Una nuova sfida per le persone disabili in Europa: la direttiva quadro ora.


Dieci anni or sono il neo costituito Forum Europeo della Disabilità insieme con altri network della società civile conseguì il suo primo storico successo: nel Trattato di Amsterdam veniva inserito l’articolo 13 che recita: “Fatte salve le altre disposizioni del presente Trattato e nell’ambito delle competenze da esso conferite alla Comunità, il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento Europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali.”
Si trattò di una conquista particolarmente significativa, ottenuta grazie a una campagna di sensibilizzazione vasta e capillare, portata avanti con determinazione e impegno dalle organizzazioni rappresentative delle componenti sociali interessate con la mobilitazione di un gran numero di persone negli allora dodici Stati Membri dell’Unione Europea.
L’importanza dell’articolo 13 del Trattato di Amsterdam risiede nel fatto che esso ha costituito la base giuridica di tutte le iniziative assunte a livello transnazionale per combattere la discriminazione nei confronti delle persone socialmente più vulnerabili e per estendere tale azione a tutti gli Stati Membri. Grazie all’articolo 13 l’Unione Europea poté emanare le fondamentali Direttive 2000/43/EC contro la discriminazione razziale ed etnica e 2000/78/EC riguardante l’occupazione e le condizioni di lavoro. L’esistenza di una solida base giuridica consentì altresì il lancio del Programma Comunitario d’Azione contro la Discriminazione 2000/2006, la proclamazione dell’Anno Europeo delle Persone con Disabilità nel 2003 e l’adozione nel 2003 del Piano d’Azione sulla Disabilità 2003/2010. Un aspetto non secondario di tale situazione è dato dalla possibilità di devolvere finanziamenti comunitari per la promozione di attività di formazione e sensibilizzazione, di studio e di ricerca riguardanti la lotta contro la discriminazione e per il sostegno economico dei network e delle organizzazioni rappresentative delle categorie di riferimento.
Non sarebbe né giusto né realistico negare l’importanza dell’articolo 13 e di quanto, grazie ad esso, è stato realizzato in favore delle persone con disabilità, ma non si può nemmeno sopravalutare l’impatto sociale dell’azione comunitaria contro la discriminazione in questo come in altri campi, sia per la difficoltà da parte della Commissione Europea di agire con determinazione, sia per l’approccio burocratico delle strutture operative, ma soprattutto per la riluttanza degli Stati Membri a recepire le normative comunitarie, sentite come una limitazione della loro sovranità.
Proprio tale atteggiamento degli Stati Membri ha in un certo senso congelato la politica sull’antidiscriminazione della Commissione Europea, che si è limitata a fare il minimo indispensabile per non essere accusata di inadempienza. Mentre in alcuni Stati proliferavano movimenti xenofobi e politiche repressive e palesemente discriminatorie (antisemitismo, islamofobia, emarginazione dei Rom e degli omosessuali), le condizioni di vita e di lavoro delle persone disabili non hanno registrato sensibili miglioramenti, subendo anzi talvolta in alcuni paesi un’evoluzione negativa. Si sono susseguite numerose conferenze europee, dove prevaleva l’approccio istituzionale e giungeva assai flebile la voce delle vittime della discriminazione. Le ricerche e gli studi prodotti negli ultimi anni, soprattutto a livello accademico, non hanno evidenziato nulla che gli interessati già non sapessero e non avessero denunciato. Le campagne mediatiche di informazione e sensibilizzazione hanno in realtà solo scalfito la superficie della consapevolezza pubblica sul fenomeno della discriminazione, sulle sue cause, sulle varie forme in cui si manifesta e sui soggetti che colpisce. Per questo, le aspettative della prima ora sono andate deluse e molti ritengono che lo spirito originario dell’articolo 13, che doveva essere il trampolino di lancio di una nuova politica di inclusione sociale sia stato tradito. Ciò non è completamente vero, almeno per quanto riguarda la visibilità e l’integrazione delle problematiche della disabilità nelle politiche comunitarie. Dieci anni di impegno e di duro lavoro del Forum non sono passati invano, anche se ci attendevamo risultati migliori. In dieci anni di intenso lavoro, il Forum ha ottenuto dalle istituzioni europee una serie di iniziative e provvedimenti legislativi che stanno producendo un cambiamento nella vita delle persone con disabilità in Europa.
- Nelle città europee si cominciano a trovare mezzi di trasporto accessibili alle persone con mobilità ridotta, la viabilità e l’arredo urbano si adattano gradualmente alle esigenze di mobilità e autonomia delle persone disabili;

Foto - Bandiera dell’Unione Europea

- i datori di lavoro devono piegarsi ad applicare le procedure di assunzione del personale su basi paritarie e devono adattare l’ambiente di lavoro alle necessità dei lavoratori con disabilità;
- una persona con disabilita può avviare una vertenza legale contro il datore di lavoro che l’abbia discriminata nel corso della procedura di assunzione o durante il periodo di formazione;
- sono in aumento i siti web pubblici accessibili alle persone disabili;
- seppur con qualche difficoltà l’accessibilità di ascensori ed elevatori è in aumento;
- i prodotti ed i servizi tecnologici per l’informazione e la comunicazione (computer, software, telefoni) stanno diventando vieppiù accessibili;
- l’euro è stato studiato e realizzato tenendo conto della riconoscibilità delle banconote e delle monete da parte delle persone disabili;
- in tutti i paesi dell’UE le confezioni dei medicinali devono riportare in Braille il nome e le caratteristiche dei farmaci e il pieghevole informativo contenuto nella confezione deve essere disponibile in formato accessibile;
- le persone disabili che viaggiano in aereo hanno il diritto di ricevere un servizio qualificato di assistenza dall’aeroporto di partenza fino a quello di destinazione;
- nelle gare di assegnazione degli appalti pubblici per la fornitura di beni e servizi le amministrazioni devono verificare che le forniture rispettino i requisiti di accessibilità per le persone disabili;
- il 35% dei finanziamenti europei destinati alle aree regionali e locali deve essere utilizzato per progetti che rispettino i principi di non discriminazione e di piena accessibilità per le persone disabili;
- infine, la Convenzione Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità adottata dall’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel Dicembre 2006 è stata sottoscritta dall’UE, che in tal modo ha sancito il proprio impegno a promuoverne e attuarne l’applicazione a livello sia europeo, sia nazionale.
Ricorre nel 2007 anche il decimo anniversario della fondazione del Forum Europeo della Disabilità. Evidentemente, la celebrazione di tale significativo evento non poteva rivolgersi soltanto al passato e a quanto è stato realizzato negli ultimi dieci anni. Nella consapevolezza che il futuro non può attendere e che il movimento europeo delle persone con disabilità deve essere il protagonista della sua emancipazione, il Forum ha attuato una vasta campagna di sensibilizzazione culminante nella raccolta di un milione di firme da presentare alle istituzioni comunitarie per rafforzare la richiesta che a livello europeo sia adottato un quadro normativo globale che possa costituire il fondamento giuridico per la tutela dei diritti delle persone disabili in tutte le sfere della loro vita. Il risultato della campagna è andato ben oltre le più ottimistiche previsioni. Le organizzazioni delle persone disabili hanno dimostrato anche in questa occasione di essere in grado di mobilitare la propria base, ma anche la società civile.
Il 4 ottobre scorso ha avuto luogo a Bruxelles una imponente e festosa manifestazione con la partecipazione di più di 1.500 persone disabili e non provenienti da tutta l’Unione Europea. Nella capitale dell’UE non si era mai vista prima una simile adunata di persone disabili reclamanti a gran voce il rispetto dei loro diritti fondamentali. A conclusione della campagna di raccolta firme il Presidente del Forum, il greco Yannis Vardakastanis, ha potuto esibire al pubblico plaudente il foglio su cui campeggiava il numero delle firme pervenute fino a quel giorno: 1.288.022. All’inizio di novembre le firme sono state ufficialmente consegnate alla Commissione Europea.
Il Forum considera questa grande mobilitazione l’inizio di una nuova fase di lotta per superare le resistenze politiche e le pastoie burocratiche che intralciano la realizzazione dei suoi programmi. D’altronde, le istituzioni europee cominciano a rendersi conto di non poter più eludere le richieste del movimento.
Il Forum ha già elaborato una bozza di direttiva, riprendendo e modificando opportunamente quella predisposta nel 2003.
- garantire il pieno e libero accesso al trasporto pubblico;
- garantire la tutela e la sicurezza sociale;

- creare le condizioni per una vita indipendente nella comunità sociale e per la libera scelta riguardo alla propria vita;

Dopo aver sottoposto la bozza all’approvazione delle organizzazioni membro, il Forum darà inizio alla campagna che dovrà concludersi con la presentazione da parte della Commissione Europea della propria proposta direttiva. L’obiettivo del Forum è che la direttiva giunga sul tavolo del Consiglio Europeo in tempo per la riunione della primavera 2008, affinché l’iter legislativo possa concludersi prima della fine del mandato dell’attuale Commissione nel 2009.
Perché è necessaria una direttiva quadro sulla disabilità? Perché non sono bastati dieci anni per consolidare i pochi diritti acquisiti e per garantire che siano estesi.
I temi su cui lavorare sono ancora molti:
- in primis, bandire tutti i concetti e stereotipi discriminatori riguardanti le persone con disabilità;
- garantire la tutela giuridica, la capacità di agire e il riconoscimento dell’uguaglianza di fronte alla legge;
- assicurare il diritto all’educazione per tutti, sia speciale, sia ordinaria, in ambienti inclusivi, senza limiti e con i sostegni necessari;
- assicurare la reale parità di trattamento nella sfera del lavoro;Foto - Cartello in aeroporto che indica l’accessibilità per i portatori di handicap

- sancire il diritto ai servizi, ai sostegni economici e all’assistenza personale;
- assicurare alle famiglie dei minori con disabilità e delle persone in situazione di dipendenza complessa, incapaci di rappresentarsi in proprio, un ruolo fondamentale, sia nelle scelte afferenti alle condizioni di vita, sia riguardo alla loro educazione e inclusione sociale;
- assicurare l’accesso ai servizi sanitari e alle cure a lungo termine;
- assicurare che beni e servizi siano resi massimamente accessibili, nel rispetto del principio della progettazione universale;
- garantire l’accessibilità e la sicurezza delle costruzioni e della viabilità;
- rendere pienamente accessibili i sistemi dell’informazione e della comunicazione;
- favorire la fruizione della cultura, del tempo libero e degli sport;
- garantire la piena partecipazione alla vita politica e il diritto al voto con le modalità appropriate.
Tutte queste persistenti problematiche richiedono un programma chiaro e un’azione efficace.
A tal fine, il Forum ha evidenziato gli obbiettivi prioritari da conseguire:
1) una legislazione quadro specifica sulla discriminazione per una tutela globale delle persone con disabilità e la loro piena inclusione e partecipazione nella società;
2) un rapido iter legislativo che consenta l’adozione di tale normativa prima della scadenza del mandato della Commissione e del Parlamento europei;
3) la sollecita ratifica da parte della Comunità Europea e degli Stati Membri della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità;
4) l’individuazione di obbiettivi chiari e concreti in tutte le politiche europee, nazionali e regionali, al fine di assicurare ai bambini con disabilità il pari trattamento nel processo educativo e nella partecipazione alla vita sociale;
5) parimenti, l’individuazione di obbiettivi e misure chiari e concreti in tutte le politiche europee, nazionali e regionali, al fine di garantire alle persone disabili il pari trattamento in ambito lavorativo;
6) riforme a livello nazionale intese a evitare la segregazione istituzionale delle persone disabili, attraverso adeguati servizi alternativi che consentano una vita indipendente all’interno della comunità;
7) determinazione di requisiti di accessibilità e non-discriminazione a livello base in tutti gli strumenti di finanziamento, anche a livello europeo, per evitare l’insorgenza di nuove barriere;
8) raccolta di dati ed elaborazione di studi sulla disabilità per evidenziare le reali condizioni di vita delle persone disabili in Europa;
9) emanazione di norme e regolamenti comuni per incentivare il rispetto del principio di progettazione universale, al fine di assicurare la parità di accesso e di fruizione da parte delle persone con disabilità dei prodotti e servizi in tutta l’Unione Europea.
Le persone con disabilità non possono e non vogliono attendere altri dieci anni perché si compia il prossimo passo: ciò che si può fare deve farsi ora, il futuro non può attendere!