Testa o croce

di Alessandro Bergonzoni

Il Natale di Alessandro Bergonzoni.


Potrei raccontarvi la storia di un ragazzo che, preso dalla disperazione, si spara in bocca, ma siccome si dimentica d’aprirla si rovina tutti i denti davanti, potrei cercare di convincervi che “giglio” si scrive con due zeta, “mattarello” con due gi o che la parola “francobollo” è composta da una lettera sola. Potrei dirvi che ho inventato una dentiera di biscotto per anziani, che la sera invece di immergerla nell’acqua possono mettere nel latte e masticare quindi con più facilità; potrei ciurlarvi nel manico con la storia di due famosi svitati e un cacciavite. Potrei lasciarvi cuocere nel vostro brodo e poi travestirmi da tortellino e stupirvi con effetti speciali, ma forse non è giusto.
Ma cosa è giusto? È forse giusto che un aereo che apre il carrello coi bolliti atterri su un ristorante? È forse giusto che dopo un terremoto chi non ha sentito la scossa metta le dita dentro la spina e si metta in pari? È forse giusto smettere di fare i gelati solo perché non c’è più gusto? La passione conta, oppure quest’esistenza vacua ha senso solo se la si sol do re mi fa, fa re sol la si do fa? Per quanto tempo ancora andremo avanti a credere che “tremarella” è un numero perfetto di frati che chiedono l’elemosina? Per quanto tempo ancora vivremo nel dubbio per sapere se un uomo che caca su un piede solo è un equilibrista o uno sporcaccione?
Di sicuro una cosa: niente ci deve stupire, nemmeno se vediamo qualcuno che porta occhiali col plantare o che indossa pantaloni senza manica.
Io personalmente non mi sconvolgo più di nulla: ho visto alberi stanchi di stare sempre in piedi che si sono seduti e si sono spezzati; ho visto bambini di tre anni operati di barba praecox; ho visto la nonna di un astronauta che si grattava un occhio ogni dieci minuti dicendo: “Ho un nipote nell’orbita!!!”.

Foto - Primo piano di Alessandro Bergonzoni

So di un contadino che, invidioso di un allevatore di pappagalli, girava con una vacca sulla spalla; so di un
uomo che si levò i pantaloni senza levarsi le bretelle e gli sembrò di vedere una fionda al microscopio.
Così è la vita, questa vita che scorre su di un filo che si trova su un fiume in piena, e cioè con la moglie vuota di una botte ubriaca di un oste che invece che andare a messa vuole stare a casa perché ha fatto trenta e vuole fare trentuno, ma non ci riesce perché per un pugno anche Martin perse l’apparecchio e questo non può che farci pensare a quel tanto di saggezza che c’è in noi, e che ci spinge a non diventare mai degli asciugatori di eliche in moto, e che ci spinge a non fare la corte ad una donna sposata almeno proprio mentre fa l’amore col marito.
Nella vita insomma bisogna saper aspettare: non ci si può tuffare in nessuna piscina prima che ci sia messa l’acqua; non ci si può radere il palato senza peli sulla

lingua; non si può morire senza essere nati almeno una volta; non si è veramente buoni finché non si è assaggiati.
Non per niente la gattina cieca fece i gattini freddolosi. Molti per ingannare il tempo mettono avanti gli orologi, ma non è così che si continua il corso della storia; quindi ricordiamoci sempre che non è tutto oro quello che abbiamo in bocca: molte sono carie. Vedrete che fatto ciò ci sentiremo come rinati, diversi, più appagati e con quel senso di fresco che accompagna sempre l’estate e la porta fino all’autunno che poi ci accompagnerà fino all’inverno che ci condurrà sino al 25 dicembre.
A questo punto non mi resta che augurarvi un buon Natale. Vostro codesto quello Alessandro Bergonzoni.