Postura e sistema visivo

di Federico Bartolomei, foto di Alessandra Soldati

Non è sufficiente avere dieci decimi per una performance visiva ottimale, ma è necessario che la visione sia supportata da una impostazione armonica di tutto il corpo.


La postura, che può essere intesa come la posizione del corpo nello spazio, rappresenta la risposta dell’organismo alle sollecitazioni dovute alla forza di gravità, in rapporto con l’ambiente che ci circonda e con gli obiettivi del movimento.
Le caratteristiche della postura derivano da diversi fattori: neuorifisiologici e biomeccanici, ma anche emotivi e relazionali. Una postura corretta e funzionale è caratterizzata da assenza di tensioni muscolari asimmetriche, anormali e da corretti rapporti tra i vari segmenti corporei. Un’errata postura, invece, può innescare nell’organismo delle compensazioni che alterano la fisiologica struttura del nostro corpo.
Numerosi studiosi hanno evidenziato come postura e visione si influenzino reciprocamente. La visione non va giudicata quindi in maniera indipendente e separata dal resto dell’organismo, ma è profondamente integrata con il totale sistema d’azione dell’uomo, la sua postura, le sue capacità manuali.
Oggi si parla sempre di più del problema della postura in età scolare, reso ancora più importante dalla crescente diffusione dell’uso del personal computer che impone ai ragazzi un rilevante impegno anche durante il tempo libero a discapito delle naturali esigenze di movimento. Il sistema visivo si trova così a dover mantenere un’attenzione prolungata alla distanza di 25-30 centimentri dagli occhi con una importante richiesta di accomodazione e convergenza.
L’abitudine a mantenere distanze molto ridotte determina un enorme dispendio di energia con maggior richiesta di accomodazione e di convergenza con conseguente affaticamento visivo che si può tradurre in calo dell’attenzione, bruciore, dolore agli occhi, difficoltà nello svolgere un lavoro prolungato. Il mantenimento nel tempo di una postura errata può poi favorire l’insorgenza di problematiche funzionali e strutturali all’intero organismo.
Fra i bambini è comune osservare durante lo studio una eccessiva inclinazione laterale del capo oppure un notevole incurvamento in avanti della schiena. Inoltre l’avvicinamento del libro al volto, in relazione all’aumento delle difficoltà del testo, è un atteggiamento comune, messo in atto allo scopo di permettere una maggiore attenzione al testo di lettura, riducendo così gli stimoli periferici.
Harmon, scienziato del novecento, ha studiato a lungo il rapporto fra postura e prolungata attività visiva prossimale ed è giunto a definire quella che deve essere considerata la distanza ottimale di lettura ovvero quella

corrispondente alla lunghezza dell’avambraccio, misurata dal gomito fino alla prima falange del dito indice.
L’ergonomia, il termine deriva dal greco ergo (lavoro) nomos (legge, regolamento), è la scienza che, traendo contributo da anatomia, fisiologia, psicologia e ingegneria, studia la progettazione di ambienti domestici e di lavoro in grado di rispettare i limiti dell’uomo e nello stesso tempo potenziare le sue capacità operative. Esistono diversi accorgimenti che, se messi in campo, permettono di ottimizzare l’ambiente di studio e di lavoro con ripercussioni positive in termini di rendimento e risultati.
Per il rispetto di una corretta posizione del corpo durante le attività di lettura e scrittura sono indispensabili prima di tutto una sedia e un tavolo con dimensioni proporzionate al corpo della persona; spesso, soprattutto a casa, i bambini usufruiscono di sedie e tavoli che essendo proporzionati per gli adulti rendono impossibile il mantenimento di un equilibrio ottimale. È importante che il piano venga inclinato di circa 20° in avanti (magari tramite un leggio) per indurre un parallelismo tra la superficie di lettura e il volto.
Durante la scrittura si possono permettere rotazioni del corpo dalla parte opposta alla mano che scrive onde consentire una più confortevole azione di scrittura, ma tali rotazioni non devono superare i 30° di ampiezza.
Il piano della sedia dovrebbe essere a forma di secchio o culla, permettendo libertà di movimento e una distribuzione naturale dei pesi; l’altezza delle gambe della seggiola deve garantire uno stabile appoggio dei piedi per terra.
Ci sono poi esercizi o accorgimenti che possono essere messi in atto per ridurre lo stress visivo: ad esempio l’abitudine di alzare lo sguardo ad intervalli regolari quando si scrive o quando si gira pagina durante la lettura, mettendo a fuoco per alcuni secondi un oggetto lontano per permettere al sistema visivo di riacquisire tono e dinamicità, così da consentire al sistema corporeo di recuperare una posizione di equilibrio.
In conclusione: non è sufficiente avere 10/10 per ottenere una performance visiva ottimale, ma è necessario che la visione venga supportata da una impostazione armonica di tutto il corpo.
In presenza di una postura irregolare, dobbiamo ricordare che essa può essere legata a diversi fattori: ambientali, visivi, psicologici, organici e abitudinari.
Una corretta analisi e un successivo intervento devono perciò prevedere il coinvolgimento di numerose figure professionali. L’approccio posturologico non può infatti prescindere da una visione multidisciplinare.

Foto - Ragazza che legge con la postura corretta
Foto - Bambini che disegnano con una errata postura

Foto - Bambino che fa i compiti con una postura errata