Una settimana al timone

di Alberto Borghi

Sei ragazzi alla ricerca della propria rotta.


“Orza!” Il grido dello skipper riecheggia tra le onde increspate del mare Adriatico e la vela spiegata, tesa come una lama. Il giovane timoniere reagisce con prontezza, la prua muta la propria direzione ed ora punta verso il mare aperto. L’equipaggio della barca a vela non lo può vedere, il mare, ma lo “sente”, è come l’emozione che monta dentro i loro piccoli corpi in sospeso tra la realtà ed il sogno, in un giorno che non è come l’altro. Certamente non sono i membri delle squadre di Luna Rossa o Mascalzone Latino, avvolti nei loro firmatissimi capi di abbigliamento nautico ultratecnici. Questi ragazzi non vogliono che l’acqua schizzi lontano dalla loro pelle, perché per loro l’acqua ha le sembianze di una goccia di fresco cullata dal vento che si adagia sul volto teso per l’emozione.
L’equipaggio è composto da sei ragazzi: quattro hanno quattordici anni, gli altri due solo dieci. Si muovono con attenzione sulla coperta della barca a vela che li ospita per una settimana. Non hanno timore di rompere qualcosa, di commettere gli errori tipici di chi salpa per la prima volta, lontano dalla madre terra, dalle sicurezze dell’ambiente noto che ti culla, ma che, in fondo, ti limita pure. No. La loro cautela nasce dal fatto che sono ragazzi non vedenti e devono fidarsi solo di due strumenti: il loro istinto, e, innanzitutto, la voce dello skipper, Daniele Poscetto. Si sa, il comandante vanta ogni potere sulla ciurma. Ma, in questo caso, i marinai seguirebbero il loro comandante ovunque, perché ogni meta sarebbe sinonimo di libertà.
Deborah, Matteo, Giulio e Camilla, unitamente ad Elena e Giulia, hanno sperimentato gli onori e gli oneri di una settimana di colore diverso,

Foto - Gruppo di barche a vela

precisamente “blu”, organizzata dall’Istituto dei Ciechi F. Cavazza e dall’Unione Italiana Ciechi, sezione di Rimini. Obiettivo: rendersi più autonomi, grazie all’aiuto reciproco nonché ad esperienze educative ed orientative.
E così, ogni giorno, da domenica 1 luglio a sabato 7 luglio 2007, vi è stata l’uscita in barca, in due sessioni della durata di circa due ore ciascuna, per consentire ai provetti marinai, divisi in due gruppi di tre membri, sempre diversi tra loro, di sperimentare una nuova esperienza che consentisse loro di sviluppare l’autonomia di cui ogni giorno hanno e avranno sempre maggior bisogno. L’iniziativa del Comitato dei genitori dell’Istituto dei Ciechi F. Cavazza è stata resa possibile grazie a tre educatori, tra i quali Lucia Iovone, che hanno seguito i ragazzi nel corso della “Settimana blu”, ad eccezione delle “crociere”, in occasione delle quali essi erano sotto la supervisione attenta e sensibile dello skipper Daniele Poscetto, coadiuvato dal proprio assistente.

Gli educatori hanno anche accompagnato i ragazzi al delfinario di Cattolica, riuscendo a regalare loro un ricordo meraviglioso ed indimenticabile: toccare i delfini (addirittura sulla lingua…)!
Non solo, Deborah ed amici hanno letteralmente “toccato con mano” il meglio delle bellezze dell’Italia, visitando il parco a tema “L’Italia in miniatura”. In entrambi i casi si è registrata la sensibile disponibilità dei gestori delle attrazioni.
Grazie alle attenzioni, grandi e piccole, di Fernando Torrente e di tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza, i sei ragazzi hanno scoperto di essere davvero “diversamente” abili. Perchè quella barca, senza di loro, non avrebbe mai lasciato gli ormeggi e mai, senza di loro, avrebbe trovato il vento giusto per rientrare in porto.