Nuovi orizzonti di speranza

di Rodolfo Cattani

Approvata dalle Nazioni Unite la prima Convenzione sui Diritti delle Persone disabili. Una conquista faticosa.
Una grande opportunità per il futuro.


Nell’autunno del 2001 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite decise di istituire una commissione incaricata di considerare le proposte per una convenzione per la tutela e la promozione dei diritti e della dignità delle persone disabili. La commissione ha lavorato con impegno, riunendosi due volte all’anno fino al 2006, quando si è giunti alla stesura della bozza definitiva che è stata approvata dall’Assemblea Generale il 13 dicembre.
Il 30 marzo 2007 si è svolta presso il Palazzo di Vetro la cerimonia della firma della Convenzione alla presenza di una cinquantina di delegazioni di Stati Membri e di organizzazioni rappresentative delle persone disabili di tutto il mondo. Si conclude così un processo negoziale lungo e complesso, come quello di tutte le convenzioni adottate dalle Nazioni Unite, ma che non ha mancato di procurare qualche preoccupazione ai rappresentanti delle persone disabili coinvolti nelle trattative. Infatti, non è stato facile concordare un testo in grado di soddisfare tutte le parti in causa, prima di tutto il movimento delle persone disabili, che ha dovuto trovare una posizione condivisa al proprio interno ed una linea comune di confronto con le delegazioni degli Stati Membri della commissione. Il testo originario è stato approfonditamente discusso e rielaborato fino a risultare accettabile da tutte le componenti coinvolte.
Si può senz’altro affermare che la Convenzione, una volta entrata in vigore nella maggior parte degli Stati Membri dell’ONU, costituirà il contesto entro cui dovrà muoversi qualsiasi azione politica e sociale riguardante le persone disabili, quale che sia il paese, la cultura e il contesto sociale in cui esse vivono.
Ogni paese, firmando la Convenzione, si impegna a riconoscere e a rispettare i diritti delle persone disabili sanciti dalla Convenzione, anche se con qualche possibile deroga, provvedendo a emendare la propria legislazione laddove la stessa non sia in armonia con le norme della Convenzione. Vi sarà comunque il principio della progressività, che permette ad alcuni paesi, soprattutto in sviluppo, di porre in atto con opportuna gradualità le diverse parti della Convenzione. Gli Stati possono inoltre derogare dall’applicazione di alcune parti della Convenzione, se ritengono certe disposizioni incompatibili con la propria legislazione. Dovranno quindi trascorrere alcuni anni prima che i singoli paesi firmatari adottino in tutto o in parte la

Foto - Disabile in carrozzella in una piazza europea

Convenzione. Qui interviene il ruolo delle organizzazioni rappresentative, che hanno il compito di far sì che la Convenzione sia adottata il più integralmente possibile.
Dopo l’approvazione della Convenzione inizia un’altra fase delicata, quella della sua reale messa in pratica. Al fine di meglio

Foto - Palazzo di Vetro sede delle Nazioni Unite

Foto - Dispositivo esterno per i diversamente abili

proteggere le persone disabili sarebbe stato necessario prevedere la possibilità per le stesse, ove non si ritenessero adeguatamente tutelate da parte del proprio Stato, di ricorrere a un’istanza superiore, ma ciò non è previsto dalla Convenzione. È stato tuttavia previsto un Protocollo facoltativo annesso alla Convenzione, che regola le modalità di ricorso. Oltre alle numerose delegazioni nazionali, anche la Comunità Europea ha voluto firmare la Convenzione e ciò è particolarmente significativo, poiché in tal modo essa diviene uno Stato parte della Convenzione, con tutti gli obblighi che ne derivano. La firma della Convenzione può essere senz’altro definita un evento storico, poiché per la prima volta un Trattato delle Nazioni Unite riguarda la tutela dei diritti delle persone disabili. Un altro sviluppo assai significativo dal punto di vista istituzionale è la firma della Convenzione da parte di un’entità transnazionale quale l’Unione Europea che comprende ben 27 Paesi Membri. Le persone disabili saranno così i primi cittadini europei i cui diritti umani saranno tutelati nel contesto giuridico della Comunità.
Come già accennato, uno Stato che sottoscrive la Convenzione si impegna ad avviare la procedura della ratifica, la quale avrà luogo in ciascuno Stato secondo le norme vigenti. È indispensabile che le organizzazioni rappresentative seguano con attenzione l’operato dei singoli governi, affinché tutto si svolga con efficacia e rapidità. Il buon esito della Convenzione è stato determinato anche dal fatto che le organizzazioni rappresentative hanno svolto un ruolo di protagoniste durante tutta la fase negoziale e che le delegazioni ufficiali hanno collaborato con grande disponibilità.
La Convenzione sui diritti delle persone disabili può essere suddivisa in quattro grandi sezioni. La prima è un vero e proprio preambolo, non vincolante, ma fondamentale perché inquadra la Convenzione nel contesto degli altri Trattati delle Nazioni Unite e ne illustra la

Foto - Scala mobile presso un aeroporto europeo

filosofia fondante. La seconda sezione comprende una serie di articoli di carattere generale (1-8). La terza comprende gli articoli dal 9 al 33 che definiscono i diritti specifici delle persone disabili: l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione e ad altre strutture e servizi aperti o destinati al pubblico; l’accesso alla giustizia; la mobilità personale; la libertà di espressione e di opinione; il diritto all’educazione, al lavoro e all’occupazione. La quarta sezione comprende gli articoli (33-50) che regolamentano il monitoraggio e l’attuazione pratica della Convenzione.
Infine, il protocollo facoltativo, che non fa parte integrante della Convenzione, vincola gli stati che lo sottoscrivono a riconoscere la prerogativa della istituenda Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti delle Persone disabili a ricevere comunicazioni di individui o gruppi di individui sottoposti alla loro giurisdizione che affermino di essere vittime di una violazione dei propri diritti da parte degli stati stessi.
Per i 650 milioni di persone disabili nel mondo si aprono dunque nuovi orizzonti di speranza, ma la vera sfida comincia ora. Gli stati firmatari, compresa la Comunità Europea, si sono impegnati a far sì che la Convenzione non rimanga sulla carta, ma divenga efficace strumento di emancipazione e integrazione delle persone disabili nelle rispettive società. Purtroppo, fin d’ora si sono avute le prime note stonate: alcuni Stati non intendono firmare il protocollo facoltativo della Convenzione, negando in tal modo ai loro cittadini disabili la possibilità di presentare reclami individuali o collettivi nel caso in cui la Convenzione non sia rispettata. È auspicabile che tale posizione possa essere rivista in futuro.

Foto - Insegna in lingua inglese per informare sul parcheggio riservato ai solo disabili

Il Forum Europeo della Disabilità sta svolgendo un’intensa campagna di sensibilizzazione e si propone di raccogliere un milione di firme in tutti gli Stati Membri per ottenere che l’Unione Europea emani una direttiva specifica sulla disabilità che sia in linea con la nuova Convenzione internazionale. Infatti, una simile direttiva è l’unico modo per assicurare che la legislazione sulla disabilità sia armonizzata in tutti gli Stati Membri e che la discriminazione delle persone disabili sia finalmente vinta.