Il mondo invisibile della musica
di Silvia Colombini
La voce di Angela
Baraldi per una nuova visione del mondo.
La sua è una grazia
da farfalla, che aleggia intorno appena arriva e ti sorride con quella bellezza
da ragazza, rara in una donna che, come lei, non ha risparmiato emozioni ed
esperienze. Musicista da sempre e attrice negli ultimi anni, Angela Baraldi
mantiene inalterato quello stupore autentico e quell’entusiasmo che
solo
le persone di cuore hanno. “Non vedere. La prima volta che ho pensato
a come doveva essere vivere senza vedere è stato da piccola, ascoltando
uno dei più bei dischi di Steve Wonder, The secret life of plant.
C’era una canzone in particolare, Joy inside my tears, così
bella che non potevo ascoltarla senza commuovermi. Ecco, in quella e altre
canzoni di Steve Wonder c’era una fiducia, una luce, era una musica
incredibile. Ascoltandola mi consolava l’idea che l’aveva scritta
una persona che non vedeva, e che riusciva a trasformare quello che tutti
considerano un meno in un più.” Con una carriera iniziata da
corista in tournée con Ron e Lucio Dalla, e proseguita come solista
di successo, Angela è un’artista capace di comunicare con il
mondo in maniera immediata e sensibile. Lo capisci dal silenzio attento con
cui ti ascolta e dal calore delle sue risposte. “La musica
appartiene al mondo dell’invisibile, non la vedi, non la tocchi, ma
la sua forza è tale che influisce sul tuo stato d’animo.
Certa musica ha un qualcosa in più e nel caso di Steve Wonder, come
di altri musicisti ciechi, io credo che quel qualcosa in più sia dovuto
a quello che noi pensiamo essere una mancanza. Forse io sono troppo ottimista,
ma a volte penso che chi non vede è come se avesse un senso in più,
non uno in meno.”
Angela, protagonista dell’ultimo successo di Gabriele Salvatores, il
film: Quo vadis, baby?, ha vinto di recente, al Festival di Montreal,
il premio come migliore attrice. È felice quando parla delle soddisfazioni
che le sta dando il suo lavoro, sia come attrice che come musicista, e anche
se non trova grandi differenze tra cinema e musica, ammette di sentire in
maniera più intensa quella che chiama “la consistenza della musica.
Ha una presenza più forte. E nel caso di qualcuno che sei abituato
a pensare come più sfortunato, è una rassicurazione, dà
un senso di fiducia. Da tanti anni lavoro con un bravissimo pianista non vedente.
Jazzista, donnaiolo, bevitore, è una persona che non si risparmia nulla.
Affronta la vita con un tale entusiasmo che esce di casa senza bastone, muovendosi
con la stessa vitalità con cui suona. Solo che è sempre pieno
di cicatrici sulla fronte, perché va a sbattere in giro. Con lui le
cose sono sempre state dirette, immediate, ha un modo di porsi sfrontato ed
ironico e con cui è facile entrare in contatto.”
Ecco, per una persona esposta alle emozioni come Angela, così ricettiva
a quello che le succede intorno, nel mondo di oggi la cecità diventa
un modo
di comunicare che va controcorrente. “Vestiti, bellezza, apparenza.
Viviamo in una società così superficiale, dove l’apparire
è la modalità di conoscenza privilegiata, che a volte penso
che chi non vede sia in qualche modo protetto. Sta fuori da questo circo e
sviluppa modi di avvicinarsi al mondo diversi dallo sguardo, forse più
veri e più liberi.” Già, forse è anche questo uno
dei tanti modi di vedere oltre. “Vedere oltre per me è una tensione,
è un desiderio, è costruire qualcosa di creativo, è la
capacità di avere una visione e crederci fino in fondo. È un
guardare avanti indispensabile in un mondo che ti bombarda, con una televisione
che ti propina immagini vuote. Ecco, già solo non vedere quelle immagini
ti fa vedere oltre e proseguire per una strada migliore, più autentica,
più tua.” Angela ha ragione, e certe volte per riuscire davvero
ad esprimersi, che sia musica o cinema, bisogna imparare ad usare strumenti
alternativi che ci possano condurre ad una visione più aperta del mondo.
La stessa che questa luminosa ragazza ci ha regalato in un pomeriggio di parole.