TV e non vedenti

Il tema della disabilità è da anni all'attenzione della Rai.
Il Dott. Carlo Romeo, direttore del Segretariato Sociale Rai, testimonia nelle sue risposte l'impegno dell'azienda in questo difficile percorso.


Federico Bartolomei


Quali accorgimenti vengono attualmente utilizzati per rendere i programmi televisivi più accessibili ai soggetti ipovedenti o non vedenti?

Il nuovo contratto di servizio all'art. 7 è innovativo e valorizza il servizio pubblico nel suo impegno per le persone con disabilità anche sensoriali. Al di là delle, peraltro, fondamentali dichiarazioni di principio, abbiamo inserito anche la novità dell'aumento annuale del 10% dell'offerta di programmi tv per questa fascia di cittadini. E la rispetteremo. Si tratta di aumentare i programmi descritti con i sottotitoli e il linguaggio dei segni per i sordi e le audiodescrizioni radiofoniche dei programmi tv per i non vedenti. Tutte le iniziative sono comunque riportate nel sito del Segretariato Sociale della Rai:www.sas.rai.it

Per il futuro sono previsti ulteriori interventi mirati a questo scopo?

Premettiamo che la Rai ha vissuto e sta vivendo momenti non facili, come è noto. Le si chiede di essere sul mercato e di non perdere ascolti, di fare sperimentazione e servizio pubblico, di valorizzare tutta la sua offerta che comprende oltre le tv, le radio, il Televideo, Rainet eccetera. Tutte richieste giustissime ma che non possono non prevedere tempi e modi adeguati.
Ciò detto quest'anno la Rai, con un ordine di servizio dell'ottobre scorso, per la prima volta si è data strumenti per una comunicazione sociale aziendale organica e adeguata al suo ruolo.
Ciò naturalmente prevede anche la massima attenzione al mondo delle disabilità attraverso programmi non specifici ma ad una cultura di fondo, di servizio pubblico, adeguato agli anni che viviamo.

La televisione come media gioca un ruolo importante anche nella sensibilizzazione al tema della minorazione visiva, in questo senso, che spazio trova il tema della disabilità visiva nel palinsesto?

Non credo che il problema sia trovare spazio ma piuttosto formare una cultura in cui le diversità siano un prezioso arricchimento per la collettività. Il cinema americano ci riesce sempre e con ottimi risultati. Possiamo farlo anche noi se riusciamo ad uscire da una logica direi condominiale in cui il problema è occupare gli spazi. In altre parole il problema non è parlare di disabilità ai disabili ma uscire dagli schemi prefissati. La presenza di una persona non vedente in un programma cosiddetto normale aiuta molto di più che 100.000 programmi specifici magari trasmessi alle due di notte. Vorrei anche qui ricordare che la tv americana ci ha insegnato che l'integrazione passa attraverso tutta l'offerta, in primo luogo io credo la fiction più che l'informazione, ed è la strada che stiamo con fatica cercando di percorrere.

È prevista una trasmissione mirata al mondo della disabilità?

Si parla di un canale tematico satellitare in chiaro dedicato al sociale che potrebbe essere un bacino prezioso di produzione di qualità per le reti generaliste. So che Carlo Sartori e Raisat sono particolarmente attenti a queste tematiche, ma il percorso che abbiamo intrapreso è ancora ai primi passi e sarà molto lungo. Trovare nuovi linguaggi efficaci su argomenti come questi non è cosa da poco e di breve tempo. Occorre pazienza e umiltà. I risultati arriveranno come è arrivato il nuovo contratto di servizio che ripeto è considerato in tutta Europa innovativo per le tematiche sociali.

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