I luoghi di Rossini a Bologna

“In Bologna ho trovato ospitalità, amicizia. Bologna è la mia seconda patria ed io mi glorio di essere, se non per nascita, per adozione, suo figlio”

Ritratto di G. RossiniTanti sono i luoghi attraverso i quali si può ricostruire la presenza a Bologna di Gioacchino Rossini, tanti perché il Pesarese era in città già all’inizio dell’Ottocento, come studente. Possiamo, anzi, iniziare dal Liceo Musicale (oggi Conservatorio), situato nella piazza che oggi prende il suo nome, nel quale egli frequentava le lezioni di composizione di Padre Mattei. Contemporaneamente, però, il giovane (era nato nel 1792 e aveva, all’epoca circa 13 anni) si esibiva come soprano nei tanti teatri che allora, in città, proponevano il melodramma: e tale era la sua bravura che come cantante fu aggregato nel 1846, senza esame alla prestigiosa Accademia Filarmonica. Vogliamo sottolineare qui una curiosa coincidenzaIsabella Colbran prima moglie di Rossini: nello stesso giorno nel Palazzo Carrati di Via Guerrazzi era stata aggregata la ben più celebre Isabella Colbran che sarebbe poi (quando si dice il destino) divenuta sua moglie sedici anni dopo.
La fama di Rossini intanto cresceva in città: e già lo troviamo nel 1811 maestro di cembalo al Teatro del Corso, distrutto dall’ultima guerra, ma la cui posizione inVia Santo Stefano è ricordata da una lapide. Dal Teatro del Corso dobbiamo, brevemente, portarci al più vicino posto di polizia: il compositore, infatti in quello stesso anno fu arrestato per aver litigato con i cantanti di un’opera che stava allestendo: e se fu rilasciato fu soltanto perché il pubblico aveva già prenotato i posti per una recita che non si sarebbe davvero potuta rinviare per carcerazione del direttore! Dopo quei primi fondamentali anni di presenza bolognese Rossini partì per seguire in Italia l’allestimento delle proprie opere, ma tornò spesso in città, anche per lunghi soggiorni. Anzi, acquistò un podere, ancora oggi proprietà della Fondazione Rossini, vicino a Castenaso e nella limitrofa chiesetta dove ancora una lapide ricorda l’avvenimento, nel 1822 sposò quella Isabella Colbran che aveva conosciuto tanti anni prima e che aveva rivisto in occasione delle recite di Tancredi. Dopo la morte della Colbran sarà a Bologna che Rossini, tornato in città dopo avere abbandonato l’attività di compositore negli anni Trenta, sposerà Olimpia Pellissier, già sua compagna da tempo e che lo accompagnerà poi a Parigi.Oltre che a Castenaso, Rossini passava gran parte del suo tempo neFigarolla casa bolognese in Strada Maggiore, all’angolo con la Piazza San Michele (dove campeggia la scritta Non Dominus domo, sed domus Domino) tenendovi un celeberrimo salotto, nobilitato dalla presenza dei più importanti uomini di cultura della città. Tantissime sono le cronache che narrano nei giornali locali queste serate del musicista il cui soggiorno in Bologna era di onore alla cittàRosina e allettamento ai cittadini, e tale era la sua fama che nel 1839 fu nominato consulente onorario perpetuo proprio in quel Liceo che lo aveva visto studente. Forse però il momento più esaltante del soggiorno bolognese di Rossini fu, nel 1842, l’esecuzione del suo Stabat Mater all’Archiginnasio nella sala che da quell’avvenimento ha preso il nome, dove un’altra lapide ricorda l’avvenimento con un celeberrimo errore di ortografia (Donizzetti anziché Donizetti). La stessa folla che applaudì quell’avvenimento fu poi la causa del suo abbandono della città: durante i tumulti del 1848 si ritenne infatti che il compositore stesse coi reazionari e lo si costrinse a fuggire. Eppure, ancora dopo qualche tempo, Rossini scriveva in una lettera: Bologna fu sempre il centro della mia simpatia. In fin dalla mia gioventù appresi l’arte della musica. A Bologna anche in mezzo alle attrattive e agli applausi delle più grandi metropoli d’Europa furono sempre rivolti i miei pensieri, i miei affetti, il mio cuore. In Bologna ho trovato ospitalità, amicizia. Bologna è la mia seconda patria ed io mi glorio di essere, se non per nascita, per adozione, suo figlio.