NON SOLO MARE

Anche mistero, leggenda, magia, passione, intrighi, storia.

Paola Rubbi

La riviera romagnola, nel suo entroterra, offre, nel distanziale raggio di pochi chilometri, il fascino e le testimonianze di un passato ricco di suggestioni conservate fra le mura, i bastioni, le torri e i contrafforti di castelli, rocche e borghi, il cui nome può essere famoso (come quello di Gradara in cui si consumarono l’amore e la morte di Paolo e Francesca), o quasi sconosciuto, come Casteldelci, in terra di carbonai e boscaioli, remoto come la sua prima pietra, spavaldo su una collina non lontana dalla sponda sinistra del torrente Senatello.Rocca di Gradara
Vi piacciono le vicende inquietanti e le narrazioni fantastiche? Quello che fa per voi è l’antico maniero di Torriana di Montebello, nella fascinosa Valmarecchia, punteggiata di splendidi palazzi (uno per tutti: palazzo Marcosanti sulle colline di Poggio Berni, uno dei complessi fortificati meglio conservati della vallata, nominato già in documenti del ’300), potenti castelli e imprendibili rocche.
Nel castello di Torriana è, infatti, conservata una tavola islamica proveniente da Gerusalemme, cui vengono attribuiti oscuri significati di magia nera, così come interpretazioni taumaturgiche. Dipinta un po’ prima del 1100, fu portata in Italia, fra drammatiche vicende oltre nove secoli fa da un giovane crociato, Guido Guidi, terzogenito del conte Guido da Pistoia e figlio adottivo di Matilde di Canossa.
Ora la tavola è custodita nel budello di pietra che conduce alla grotta di Azzurrina, altra protagonista del fascino di Montebello e Torriana: infatti si tratta di una leggiadra fantasmina che si palesa ogni cinque anni, dal lontano 1375.
Forte dove fu tenuto prigioniero il conte CagliostroTerra di confine e snodo obbligato di traffici diversi, tanto nell’antichità quanto nel Medioevo, questa zona è caratterizzata da un notevole numero di fortificazioni costruite in cima alle colline per presidiare le valli e sorvegliare strade e borghi, come il suggestivo Mondaino, dove i portici, correndo tutt’attorno all’ottocentesca piazza, ne fanno una specie di arena proprio a fianco del castello dei Malatesta. Questo, completamente rifatto sull’impianto originale, ha perduto ogni attributo guerresco, essendo ora destinato a sede del Municipio e del Museo paleontologico in cui sono conservati molti reperti fossili trovati nella zona e risalenti al Miocene (10-12 milioni di anni fa). Abitato fin dalla più remota antichità, di Mondaino, tuttavia, si ha la prima notizia negli annali del 1233: parlano di un Giovanni, console di Mondaino che giura fedeltà al comune di Rimini. Il centro storico è ancora racchiuso in una cinta muraria nella quale è incastonata una porta con arco a pieno sesto, sormontato da un cassero del XV secolo.
Basta percorrere alcuni chilometri, scendendo verso sud, ed ecco che appare, in magnifica posizione sulla valle del Marecchia, sopra un enorme masso calcareo, in gran parte inaccessibile, il Forte di San Leo, considerato uno dei luoghi più importanti e pittoreschi del Montefeltro Romagnolo. Il nome - San Leo - viene da quello del santo dalmata, compagno e collega di S. Marino, che nel IV secolo, secondo la tradizione, avrebbe evangelizzato la zona, che fu teatro, nei secoli, di molti scontri fra Goti e Bizantini, Longobardi e Franchi e più tardi (nel ’300 e ’400), fra i Montefeltro e i Malatesta.
Se il paese ai piedi della Rocca (ricco di un duomo e di una pieve romanici e di vari edifici medioevali) ricorda ancora l’8 maggio 1213, giorno in cui S. Francesco, nel palazzo ora Nardini, ricevette in dono dal conte Orlando Catani da Chiusi il monte di La Verna, ove poi fu costruito il primo convento francescano, il Forte deve la sua fama alla inespugnabilità, che lo fece anche destinare a carcere di massima sicurezza.
E certo il suo ospite più celebre fu Giuseppe Balsamo di Palermo, noto come conte di Cagliostro, alchimista e guaritore, mago dai mille trucchi, che vi morì il 26 agosto 1795, nella cella detta del pozzetto dopo 4 anni di prigionia.
Fra i molti patrioti antipapalini che vi furono detenuti ci fu anche Felice Orsini, nel 1844.Convento Francescano
Svettante sulla parte più alta della rupe, il Forte d’impianto medioevale deve il suo aspetto attuale a Francesco di Giorgio Martini che, su incarico di Federico da Montefeltro, lo modificò e lo ampliò: a lui sono attribuiti i due poderosi torrioni cilindrici, la lunga cortina che li congiunge e il puntone triangolare, simile a una prora di nave, rivolto verso la valle.Se poi ad attrarvi sono le meraviglie della natura, allora la meta è Inferno, minuscola e arrampicata frazione del comune di Gemmano (25 KM da Rimini, 25 KM da Riccione), che vanta una riserva naturale di grande pregio con concentrazione di rare specie floreali e animali; ma la vera meraviglia è il maestoso affioramento di gesso cristallino depositatosi oltre cinque milioni di anni fa. Qui, nel cuore della montagna, un piccolo torrente ha scavato, nei millenni, un sistema di canyon, sale e cunicoli: oltre 350 metri di vie attorniate da splendide concrezioni colorate e dai più grandi mammelloni d’Europa, giganteschi blocchi di cristalli formatisi sulla volta della cavità.
Fuori dalle grotte, nell’antica pieve di S.Colomba, il museo naturalistico della riserva.