chimera
Cancro, battere il tumore sfruttando la forza dei virus-chimera
Art. inviato in privato da Francesco Melis, 31\05\2015, h. 14.41

Da Repubblica del 31 maggiio 2015
www.repubblica.it/salute/ricerca/2015/05/31/news/cancro_congresso_oncologi_chicago_novita_ricerca-115699577/?ref=HREC1-14

A Chicago oltre 30 mila specialisti riuniti al congresso americano di oncologia. Applausi e 
ovazioni per gli esiti dei primi test sulle nuove strategie: l'attacco alle cellule cancerose 
portato con mix di virus potenziati con geni immunitari terzi e le molecole che risvegliano le 
difese del sistema immunitario 'addormentate' dall'attacco della malattia
dal nostro inviato ARNALDO D'AMICO

CHICAGO - Due nuove e promettenti strategie di terapia del cancro. Puntano ambedue sul sistema di 
difesa immunitario, ma in modi opposti. La prima, svegliandolo da quella sorta di torpore indotto 
dal tumore stesso e restituendo a globuli bianchi e anticorpi la capacità di aggredire il male. La 
seconda, invece, stimola direttamente il sistema immunitario con le stesse sostanze che usa il 
corpo a questo scopo. E per portare questi stimolanti naturali nel tumore sfrutta dei 
virus-chimera, generati dalla fusione, ad esempio, di quello del raffreddore con quello della 
poliomielite. Inoltre i virus-chimera attaccano le cellule cancerose, inceppando i loro meccanismi 
vitali.
Sono queste le principali novità che stanno animando la 51° edizione del congresso dall'American 
Society of Clinical Oncology, il congresso medico più affollato del mondo - 30 mila specialisti 
presenti - che stanno discutendo qui a Chicago oltre 5 mila ricerche dedicate esclusivamente alle 
terapie farmacologiche. Animando, perché i risultati delle sperimentazioni sull'uomo di queste cure 
a base di farmaci biotech e virus Ogm, manipolati geneticamente, hanno suscitato applausi e 
ovazioni che non si vedevano da tempo. Ci vorranno ancora anni perché si concludano le ulteriori 
sperimentazioni necessarie all'entrata nella pratica clinica, ma la sensazione è di essere a una 
svolta nella guerra al cancro.

I VIRUS-CHIMERA
Sui virus-chimera, o oncolitici (che distruggono il tumore), si lavora da decenni. Nascono 
dall'osservazione che alcuni virus attaccano selettivamente le cellule cancerose, ma non sono 
aggressivi, infettano poche cellule, insufficienti per ottenere un effetto terapeutico. Di qui le 
ricerche per rendere questi virus molto infettivi unendoli con quelli che aggressivi e infettivi lo 
sono di natura, come gli adenovirus del raffreddore. Inoltre, dalla recente scoperta dei segnali 
con cui il sistema immunitario manda l'ordine di attacco alle sue "truppe" (globuli bianchi), e dei 
geni che producono questi segnali, è nata l'idea di farli portare da virus direttamente dove 
servono, nel tumore. Mettendoli appunto nei virus-chimera.
Il risultato sono microrganismi inesistenti in natura, metà di un virus metà di un altro (chimera 
appunto) e con l'aggiunta di geni immunitari di un'altra specie (e quindi sono anche Ogm). 
Iniettati nel tumore in animali da laboratorio, provocano prima una strage di cellule cancerose 
uccise direttamente dai virus. Poi il sistema immunitario, scatenato dai fattori stimolanti, 
elimina il tumore.
La Food and Drug Administration, l'ente che autorizza i farmaci negli Stati Uniti, ha appena dato 
il via libera a una linea di ricerca sull'uomo di un "farmaco a base di virus" contro il melanoma. 
Fare in modo che questi "mostri" diventino delle cure efficaci non sarà facile. Alcuni si sono 
rivelati troppo deboli, mentre altri hanno suscitato reazioni troppo potenti, dannose, a volte 
mortali. Ma si continua a lavorare e i virus più promettenti da cui partire per fare 'chimere' con 
carico di geni immuno-stimolanti sono quello della polio, dell'herpes, del vaiolo bovino e del 
raffreddore.

L'IMMUNITA' ADDORMENTATA
Inizia invece a immettere farmaci nella pratica clinica la strategia di "risveglio" del sistema di 
difesa su cui si è iniziato a puntare oltre 30 anni fa. Risale ad allora la domanda: perché il 
nostro sistema di difesa, evolutosi per riconoscere un nemico entrato nel corpo e poi distruggerlo, 
non lo fa con il tumore? L'ipotesi era che la cellula cancerosa, essendo di fatto una cellula 
normale che si moltiplica senza sosta (queste erano le conoscenze di allora), non venisse rilevata 
come nemica. E quindi non combattuta.
I primi tentativi con stimolatori immunitari andati male e poi le ulteriori conoscenze acquisite 
sul sistema immunitario rivelarono che la natura nemica del tumore, in realtà, viene scoperta 
subito. Ma il comando di attacco al tumore sembra debole o eseguito in modo inefficace. Le 
successive ricerche hanno fatto capire che il problema non sta nel sistema immunitario, ma nel 
tumore. E' questo ad emettere delle sostanze che "addormentano" il sistema immunitario. Facendola 
franca.
Negli ultimi anni sono state messe a punto molecole che, bloccando questi inibitori, restituiscono 
al sistema di difesa tutta la sua capacità di uccidere le cellule cancerose. Hanno prolungato di 
molto la sopravvivenza a malati con melanoma in fase ormai metastatica. E quest'anno stanno 
arrivando qui i risultati promettenti di sperimentazioni su altri tipi di tumore. Ieri è stata la 
volta delle neoplasie del fegato, del colon-retto e di quelli che colpiscono la testa e il collo.
"Il campo dell'immunoterapia diventa ogni anno più eccitante - ha affermato l'oncologa Lynn 
Schuchter, University of Pennsylvania - . Con questo nuovi studi stiamo rapidamente oltrepassando 
l'era in cui l'immunoterapia era vista come rivoluzionaria solo per un tipo di tumore, ovvero il 
melanoma. Al contrario, queste nuove molecole si stanno dimostrando efficaci anche in altri tipi di 
cancro contro i quali, in pratica, altri trattamenti risultano non funzionare. Inoltre, potremo 
essere in grado di stabilire in anticipo quali pazienti possono essere i candidati migliori per 
queste terapie".
In particolare, uno studio di fase III, (l'ultima, che se dimostra benefici consente di chiedere 
l'immissione in commercio), ha dimostrato l'efficacia del Pembrolizumab in pazienti con cancro del 
colon-retto con un particolare marcatore genetico: il 62% di questi ha infatti registrato una 
riduzione della massa tumorale. Inoltre, il tasso di risposta positivo è stato simile (pari al 60%) 
anche in pazienti con altri tipi di tumore (ad esempio a stomaco, prostata e ovaio) caratterizzati 
dalla stessa anomalia genetica (mmr). "Questo studio - ha commentato Dung Le del Johns Hopkins 
Kimmel Cancer Center di Baltimora - dimostra come l'immunoterapia possa avere implicazioni su una 
vasta gamma di forme tumorali, incluse le neoplasie più difficili da trattare".
La stessa molecola è stata efficace anche in casi di tumore del collo e testa in un paziente su 
quattro. Un terzo studio ha dimostrato l'efficacia di un'altra molecola immunoterapica, il 
Nivolumab, contro il cancro avanzato del fegato, con una risposta positiva in termini di efficacia 
in un paziente su cinque. Sempre questa molecola ha dato risultati positivi in un ulteriore studio 
di fase III contro il cancro del polmone del tipo più diffuso ("non a piccole cellule"): i pazienti 
trattati hanno avuto una maggiore sopravvivenza e minori effetti collaterali rispetto a quelli 
trattati con chemioterapia standard.
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