prestito
Iphone e  la app BeMyEyes per prendere in prestito gli occhi degli altri
Antonio Brignone su nicofranca, 25\05\2015, h. 19.03.

 
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Attraverso una connessione audio-video, la app mette in comunicazione la persona cieca con un 
volontario che leggerà per lui l'ambiente inquadrato 
Una persona cieca o ipovedente, lo ricordiamo, può fare in autonomia moltissime cose: andare al 
lavoro, a scuola, cucinare?ma per alcune cose, alcuni dettagli, alcune situazioni, può essere 
necessario l'aiuto di qualcuno. "Sarò i tuoi occhi": quante volte, accompagnando una persona non 
vedente o ipovedente, abbiamo esordito così? Perché, alla fine, essere "guide" è proprio questo: 
scandagliare l'ambiente, registrare eventuali ostacoli e darne comunicazione a chi, quegli 
ostacoli, non li riuscirebbe a captare. Approfittare quindi della compresenza per prestare la 
nostra vista per dare indicazioni di quegli elementi solo visivi dell'ambiente che condividiamo, e 
che la persona cieca non sarebbe in grado di recepire.
Che cosa fare però quando ci si trova da soli, magari al supermercato con una confezione di cui non 
si riesce a leggere la scadenza, o davanti ad un portone, con una sfilza di campanelli non in 
Braille? Cosa fare se in quel momento non passa nessuno a cui poter chiedere di "prestarci gli 
occhi"? Un aiuto adesso potrebbe arrivare dalla tecnologia, e in particolare dallo smartphone.
Un gruppo di sviluppatori danesi ha infatti messo a punto una app che aiuta, nella sostanza, a 
mettere in comunicazione una persona non vedente con una vedente che, attraverso la telecamera 
dello smartphone, sia in grado di aiutarla, vedendo o leggendo per lui  quello che inquadra. 
Utilizzando la videocamera del cellulare si potrà mostrare alla persona all'altro capo del telefono 
l'ambiente o l'oggetto o la situazione che si vuole decifrare. Dall'altro capo, la persona darà 
quindi le indicazioni, sempre attraverso il telefono.
La cosa interessante di questo sistema,  che si chiama BeMyEyes,  è che si basa sulla 
collaborazione reciproca tra utenti che non si conoscono. Il database di "occhi" è infatti formato 
da volontari che si sono registrati al sistema della app, e che a seconda della disponibilità nel 
momento in cui l'utente chiede aiuto, rispondono. Non si tratterà quindi di chiamare un amico, un 
parente o un conoscente, ma di attivare la app e ricevere l'aiuto da chiunque, tra i volontari, sia 
disponibile in quel momento, il quale verrà messo in comunicazione tramite una connessione 
audio-video. E' evidente che, basandosi sull'appoggio reciproco, più saranno i volontari 
registrati, più questa app potrà essere realmente d'aiuto.
Per il momento BeMyEyes è scaricabile gratuitamente su App Store, ed è utilizzabile quindi solo su 
iPhone, anche se gli sviluppatori sembrano interessati ad aprire nel prossimo futuro anche ad 
Android. E' disponibile in dieci lingue, tra cui l'italiano, anche se va detto che per adesso la 
maggior parte dei volontari parlano inglese.  Per accedere alla app è sufficiente scaricarla sul 
proprio telefono cellulare, registrarsi secondo la prorpia categoria (volontario vedente o utente 
non vedente) e secondo le lingue parlate.
A pochi giorni dal lancio BeMyEyes ha già riscontrato un grande successo, con oltre cinquantamila 
registrazioni di volontari pronti a dare assistenza. Segno che la solidarietà si adegua alla 
tecnologia, ma non passa di moda. E questa è un'ottima notizia.
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