cemento
Dall'antica Roma la formula segreta per un cemento "ecologico"
Art. inviato in privato da Francesco Melis, 01\01\2015, h. 22.42.

Da "Repubblica" del 1 gennaio 2015
www.repubblica.it/scienze/2014/12/31/news/il_segreto_del_calcestruzzo_dell_antica_roma-104078954/?ref=HRLV-18

Particolari reazioni chimiche tra i componenti della malta utilizzata dagli antichi romani donavano 
al calcestruzzo una resistenza paragonabile a quella di molti materiali moderni. Lo conferma un 
nuovo studio condotto da una ricercatrice dell'Università di Berkeley in California
di SIMONE VALESINI

Dall'antica Roma la formula segreta per un cemento "ecologico"
Per quasi due millenni i Mercati di Traiano hanno resistito abbracciati alle pendici del Quirinale, 
sopravvivendo a guerre, tempeste e terremoti. Il complesso, che risale al secondo secolo dopo 
Cristo, è solo uno dei tanti monumenti di epoca romana arrivati sostanzialmente intatti (almeno sul 
piano strutturale) fino ai giorni nostri. I risultati delle analisi condotte due anni fa sul porto 
romano della baia di Pozzuoli a Napoli facevano pensare che fosse il contatto con l'acqua a rendere 
il cemento particolarmente solido. Ora un nuovo studio apparso sui Proceedings of the National 
Academy of Sciences fornisce nuovi elementi che spiegano l'incredibile resistenza del calcestruzzo 
dell'antica Roma. La ricerca, realizzata da un team di scienziati americani, cinesi e italiani, ha 
analizzato infatti la composizione chimica della malta utilizzata nelle opere in muratura 
dell'antica Roma, scoprendo che particolari reazioni chimiche tra i suoi componenti fornivano al 
materiale una resistenza paragonabile a quella di molti cementi odierni. Un antico segreto, che 
secondo i ricercatori oggi potrebbe indicare la strada per produrre nuovi materiali da costruzione, 
resistenti ed eco-friendly.
La formula della malta in questione è una ricetta perfezionata dai costruttori romani intorno al 
primo secolo a.C., e rimasta in uso per oltre 500 anni. Gli ingredienti principali del composto 
sono la pozzolana (un miscuglio di ceneri vulcaniche e limo estratto all'epoca nei Campi Flegrei di 
Pozzuoli e nel Lazio) e la calce, in cui venivano inseriti frammenti di tufo, mattoni e cocci per 
formare il cosiddetto cementizio, uno dei primi esempi di calcestruzzo della storia. Per scoprire 
il segreto di questo materiale, i ricercatori hanno riprodotto l'esatta mistura utilizzata nelle 
costruzioni romane e l'hanno lasciata indurire per 180 giorni, osservando i cambiamenti 
mineralogici che avvenivano al suo interno e confrontando i risultati con i campioni prelevati dai 
muri dei Mercati di Traiano.
Hanno così scoperto che quando la malta romana si indurisce i materiali presenti al suo interno 
reagiscono tra loro, creando dei cristalli di un minerale estremamente resistente noto come 
strätlingite. Quando la malta è completamente secca questi cristalli formano quindi al suo interno 
un'impalcatura che impedisce alle crepe di propagarsi, rendendo il materiale estremamente duraturo 
e resistente alle sollecitazioni meccaniche e sismiche, anche per gli standard attuali. Secondo i 
ricercatori, oltre a testimoniare la grande capacità dei costruttori dell'antica Roma la scoperta 
potrebbe rivelarsi preziosa anche per sviluppare nuovi cementi poco inquinanti.
La produzione di cementi moderni è responsabile infatti di circa il 7% della Co2 immessa ogni anno 
nell'atmosfera. Il calcestruzzo utilizzato dai romani contiene invece il 45-55% di frammenti di 
tufo e mattoni, e viene creato a temperature molto minori di quelli attuali. Per questo, spiegano i 
ricercatori, il suo utilizzo determinerebbe una forte diminuzione delle emissioni di anidride 
carbonica. "Se riuscissimo anche noi a incorporare un volume consistente di pietre vulcaniche nella 
produzione di cementi potremmo ridurre sensibilmente le emissioni di anidride carbonica", spiega 
Marie Jackson, ricercatrice dell'Università della California di Berkerley che ha coordinato lo 
studio, "aumentando inoltre la durabilità del materiale, e la sua resistenza a sollecitazioni 
meccaniche".
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