aquila
Storia di Marco ed Eva, l'aquila del Madagascar che tornò a volare
Francesco Melis in privato, 13\11\2014, h. 20.20.

ti mando una bella storia. Saranno pure storie minime, ma davanti ai
disastri che vediamo tutti i giorni, a cominciare dallo sfascio
idrogeologico, una bella storia che intenerisce fa bene alla salute.
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Dal sito del National Geographic
www.nationalgeographic.it/natura/animali/2014/11/13/foto/aquila_del_madagascar-2375190/1/#media

Storia di Marco ed Eva, l'aquila del Madagascar che tornò a volare
Un rapace tra le specie più a rischio del pianeta salvato da un
imprenditore italiano che vive e lavora nell'isola dell'Oceano Indiano

Secondo la Lista rossa IUCN, il più ampio database di informazioni su
specie animali e vegetali del mondo e sul loro stato di conservazione,
l?aquila pescatrice del Madagascar (Haliaeetus vociferoides) è in
pericolo critico di estinzione. Fino a cinque anni fa, nello stato
insulare dell?Oceano Indiano, se ne contavano circa 120 coppie.
Deforestazione, sviluppo di zone umide per risaie, erosione del suolo e
la concorrenza umana nella pesca stanno causando la perdita di habitat
per la nidificazione e il foraggiamento.
In questo contesto nasce la storia di Eva, aquila pescatrice acquistata
in un mercato di Nosy Be, isola della costa nord occidentale del
Madagascar. Rimasta impigliata nelle reti da pesca, Eva viene catturata
e messa in vendita, ancora tutta avvolta nella corda. Quando Marco
Aiolfi la vede, decide subito di comprarla per curarla e restituirle la
libertà.
Questa è la storia di Eva e Marco, un?amicizia nata in otto mesi,
lunghi, difficili e pericolosi, suggellati da un rapporto unico, quello
di un rapace con l?uomo che l?ha salvato.
Da quindici anni in Madagascar, dove gestisce un villaggio turistico con
il fratello, Marco si trova di fronte un rapace spaventato e con l?ala
destra rotta, incapace di volare. Lo chiude in una serra molto grande e
inizia piano piano a osservarlo e poi ad avvicinarlo, facendo leva sul
cibo e sulla sua curiosità. È la nascita di un legame. Dopo qualche
mese, inizia a stimolarlo al volo e, una volta calcificato l?omero,
l'aquila riesce a fare piccoli balzi. Il lavoro prosegue poi
all?esterno, in un giardino pieno di trespoli e messo in sicurezza da
una rete.
Trascorsi otto mesi, Marco decide di togliere la protezione sul tetto e
lasciare a Eva la possibilità di riconquistare la sua libertà. Da allora
sono passati due anni, sul posto la conoscono e rispettano tutti,
persino i pescatori che la guardano arrivare sulle loro piroghe a rubare
il pesce appena pescato. Ma con Marco, il rapporto è diverso: lei viene
a trovarlo ogni mattina, lo sveglia con il suo richiamo, e torna al
calar del sole, gioca con lui e passa la notte sull?albero scelto, su
una scogliera a picco sul mare.
Le immagini spesso raccontano meglio delle parole, soprattutto se gli
scatti sono quelli di Massimiliano Sticca (qui il suo sito:
www.sticca.it), fotografo torinese specializzato in fotografia
commerciale, ma anche grande appassionato di fotografia naturalistica.
Conosciuta la storia di Eva ed entrato in contatto con Marco,
Massimiliano trascorre dieci giorni in Madagascar per immortalare questo
raro esemplare.
L?aquila si dimostra subito molto territoriale e poco felice della
presenza di estranei nel suo territorio, manifestando il disappunto con
comportamenti aggressivi nei confronti dell?invasore e delle macchine
fotografiche remotate situate nei suoi luoghi preferiti.
Questo non ha impedito a Massimiliano, tra un appostamento e l?altro, di
riprenderla in alcuni momenti molto suggestivi, come il ritorno a casa
al tramonto, tra rocce vulcaniche, alberi rinsecchiti e mare.
Tra le immagini più realistiche quelle dell'attacco a una papera che,
forse a causa dell?inesperienza della giovane aquila, è riuscita a
sfuggire all?assalto.
Eva arriva ogni mattina sul davanzale della finestra di Marco per
svegliarlo con i suoi richiami, e la sera torna ad appollaiarsi sugli
alberi del giardino,  a picco sul mare, dopo la buonanotte.
Nascosto in un capanno e appostato sulle spiagge vulcaniche di Nosy Bay,
il fotografo ha catturato attraverso scatti unici l?anima libera di Eva,
ma anche il laccio invisibile che la lega per sempre a chi l?ha salvata
e le ha restituito la vita.
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