canone
canone RAI, sarà un addio?
Punto informatico, 07\08\2013.

Il viceministro Catricalà pensa ad una riforma. Introducendo un obolo
familiare per i vari media al posto dell'odiata imposta. Ma sono solo
ipotesi, dice, per ora resta tutto com'è
Roma - Nel corso dell'audizione alla commissione parlamentare di
Vigilanza Rai, il viceministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà
ha mosso un primo passo verso il definitivo addio al tradizionale canone
per il semplice possesso di un apparecchio televisivo. "In Europa si va
abbandonando il concetto di canone a favore di un'imposta generale sui
media e questo potrebbe servire da faro di orientamento" ha esordito
Catricalà.

Dunque, il Governo italiano proverà a modificare la natura dell'obolo
legato al servizio radiotelevisivo pubblico, spesso ignorato dagli
stessi utenti tricolore. Il viceministro allo Sviluppo Economico ha
tuttavia riconosciuto che "in Italia esiste il canone e non sono in
vista sistemi di finanziamento diversi", come a rimangiarsi
clamorosamente quanto detto all'inizio del suo intervento per l'apertura
di un tavolo di lavoro sul canone radiotelevisivo.

"Alcuni paesi hanno optato per una tassa a carico del nucleo familiare e
questo va incontro alla convergenza tecnologica perché prescinde dal
possesso dell'apparecchio", ha continuato Catricalà. Il testo del nuovo
contratto di servizio verrà ora portato in Vigilanza per raccogliere
pareri entro la prima settimana di settembre.
Decisamente più delicata la questione legata al versamento del canone,
in cui Catricalà ha dovuto registrare un "insopportabile livello
d'evasione". "Sono stati esaminati i sistemi usati in altri paesi, come
la Grecia, dove il canone viene addebitato nella bolletta per i consumi
elettrici. Qualcuno, trattandosi di un'imposta legata al possesso
dell'apparecchio televisivo, ne ha chiesto il pagamento nella denuncia
dei redditi, come fu previsto in Italia per un solo anno, il 1993,
peraltro in presenza di una particolare situazione legislativa", ha
spiegato il viceministro.

In questo contesto di riforma, l'abbandono del canone sarebbe viatico
per la creazione di un'imposta generale sui vari media - PC compreso -
che diventerebbe una tassa a carico del singolo nucleo familiare, dunque
a prescindere dall'apparecchio utilizzato e tenendo in considerazione la
cosiddetta "convergenza tecnologica".

Dopo l'incontro in Vigilanza, Catricalà è tornato sulle sue parole: "Il
canone non è in discussione. Dobbiamo fare in modo che tutti lo paghino
per rendere la Rai migliore. Non è vero che io abbia dichiarato una
preferenza verso alcune delle forme di pagamento del servizio pubblico
radiotelevisivo tra quelle vigenti in Europa; ne ho solo citate alcune a
mero titolo di esempio. Ho anzi ribadito che attualmente nella nostra
legislazione esiste il canone e che tutti i possessori di apparecchio
televisivo sono obbligati a pagarlo. Quindi nessun giudizio di valore è
stato espresso rispetto ad altri sistemi di finanziamento del servizio
pubblico radio-TV vigenti in altri Paesi europei".

Condividendo l'analisi fatta dal viceministro allo Sviluppo Economico,
Adiconsum vorrebbe seguire le orme di quanto avvenuto negli altri paesi
europei, ritenendo "oramai anacronistico il concetto di canone e di
canone legato al possesso dell'apparecchio televisivo".

"Il superamento del canone e la sua trasformazione in tassa sui media -
ha commentato il presidente di Adiconsum Pietro Giordano - deve portare
alla definizione di precise indicazioni sulle modalità di pagamento,
sulle esenzioni e sulle sanzioni, introducendo un sistema di
contribuzione equo e proporzionale al reddito per garantire l'assenza di
evasione e quindi con costi minori per le famiglie rispetto al vecchio
canone".

Mauro Vecchio
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