bambini Videogiochi e nuove tecnologie: come crescere senza finire nella rete. Art. postato da A. Delicata suuic h. e, 24\08\2013, h. 16.25. La parola alla prof. Maria Pia Viggiano Come crescere senza finire nella rete: parliamo di tablet, social network, videogiochi e nuove tecnologie Tablet, computer, videogiochi, le nuove tecnologie hanno un impatto notevole nella vita dei bambini e degli adolescenti perché si frappongono nelle relazioni tra loro e il mondo. Per comprendere meglio questi fenomeni e offrire alle famiglie dei consigli, abbiamo intervistato la professoressa Maria Pia Viggiano, ordinario di Neuropsicologia e Psicologia Cognitiva dell’Università di Firenze e Direttore del Servizio di Psicologia Pediatrica dell’AOU Meyer. Parliamo della crescita psicologica dei bambini e degli adolescenti e del loro rapporto con le tecnologie. Che influenza hanno? La domanda presuppone l’idea di una “crescita psicologica” che potrebbe essere indipendente dal contesto diciamo tecnologico-informatico in cui il bambino si sviluppa. Noi adulti ci poniamo questo interrogativo perché abbiamo come riferimento lo scenario di una ventina di anni fa quando la televisione e tutte le nuove tecnologie informatiche non avevano ancora pervaso la nostra vita quotidiana, individuale e sociale. Ormai un bambino viene posto davanti alla televisione per vedere un cartone fin dal primo anno di vita, se non già a sei-otto mesi. Poi passa rapidamente al computer. Molti bambini oggi imparano a scrivere prestissimo usando la tastiera e visualizzando sullo schermo il proprio nome o quello della mamma e del papà. Dopo, quando comincia a usare il telefonino, il bambino realizza che le relazioni interpersonali non sono date da occasioni dislocate nello spazio e nel tempo (quando gli si dice, ad esempio, che “domani si va a trovare i nonni o un amico”, e allora potrà parlare o giocare con loro): gli basta fare una telefonata alla nonna o connettersi via internet per giocare con l’amico alla wii o alla playstation. Si tratta di condizioni psicologiche e sociali completamente diverse da quello che la psicologia infantile ha studiato per tutto il secolo scorso, e quindi non vi sono ancora conoscenze definite sui benefici o i rischi di questa nuova vita psichica mediata dalla tecnologia informatica. Vi sono però suggerimenti per i famigliari? Queste tecnologie esistono e sono il frutto di una società complessa e per questo non devono essere demonizzate. Rappresentano un utile strumento nella misura in cui sono mediatori di rapporti sociali (ad esempio potrebbe essere un modo per potenziare la relazione tra i bambini/ ragazzi e i loro genitori, o in casi più complessi, iniziare la comunicazione tra figli e genitori; quando sono vissuti in fruizioni non isolate ma in interazione con i genitori). Possono tuttavia diventare dannosi nel momento in cui interferiscono o si sostituiscono a tali rapporti. Infatti possono formarsi fenomeni di assuefazione e di dipendenza per cui cresce progressivamente il tempo trascorso davanti al computer o alla televisione. I genitori devono essere informati sui contenuti dei videogiochi che comprano e devono orientare i propri figli verso giochi divertenti, istruttivi che possono sviluppare anche alcune capacità cognitive, l’attenzione, la memoria, l’immaginazione, la prontezza di riflessi. I ragazzi sono attratti anche da videogiochi violenti ed è difficile talvolta per un genitore dissuaderli a non giocarci. Questo tipo di videogiochi può fare insorgere la tendenza a isolarsi, inibendo lo sviluppo delle competenze sociali, oltre a generare nei casi più gravi comportamenti aggressivi e/o antisociali. Prof. Maria Pia Viggiano Consiglierebbe ai genitori di limitare ai figli il tempo da dedicare al videogioco o al computer? Sebbene sia una strategia corretta quella di accordarsi preventivamente sul tempo da dedicare al gioco (qualche esperto ritiene che non si debba superare un’ora al giorno), più che dare consigli sul tempo da passare davanti alla televisione o al computer, su una agenda da rispettare che poi non si rispetta per tanti motivi (ad es. “non si può interrompere il gioco in un momento cruciale quando si è vicini all’obiettivo” provocando inevitabilmente la protesta del ragazzo), personalmente consiglierei ai genitori di coinvolgere i propri figli in altre attività, per così dire famigliari: apparecchiare, fare piccoli lavori domestici, andare assieme a fare la spesa, ecc. In breve, sarebbe auspicabile sottrarre il tempo alla TV o al computer, impegnando il bambino in attività pratiche, oltre naturalmente che a svolgere regolarmente i propri compiti scolastici (mai all’ultimo momento o di sera).Torna all'indice