b.pad
Basta una app e lo schermo diventa Braille
La Repubblica del 21-02-2013

La funzionalità è stata valutata da utenti di tutto il mondo attraverso spazi virtuali di 
‘universal access´.
Un ingegnere fiorentino ha creato il software che divide la tastiera in sei punti sensibili per i 
non vedenti

FIRENZE. Inviare un semplice sms, una e-mail di lavoro o condividere uno status su Facebook. 
Piccoli gesti della nostra quotidianità, che ci permettono di comunicare, socializzare, far parte, 
attivamente, di un mondo sempre più tecnologico che costringe, o invita, a cambiare e modificare le 
nostre abitudini. Gesti semplici, come scrivere un tweet di 140 caratteri o memorizzare un appunto 
nel blocco note virtuale, diventati, di volta in volta quasi banali. Ma anche scrivere un 
messaggio, con i nuovi smartphone con touchscreen, cioè senza tastiera fisica, può essere 
un´attività per niente facile per chi ha problemi di vista o è non vedente. «Sull´iPhone non ci 
sono più i tastini - racconta l´ingegnere Claudio Guida, informatico ipovedente - ha una superficie 
piatta e scrivere è più difficile perché non ci sono riferimenti tattili». Un´operazione semplice 
che diventa estenuante, laboriosa e stancante: «L´iPhone ha un sistema interno, il Voice Over - 
spiega Guida - un p rogramma di digitazione a tocco che pronuncia lettera per lettera ciò che si 
tocca, ma in questo modo anche scrivere una e-mail di lavoro porta via tantissimo tempo». Ma grazie 
alla passione e all´intuizione dell´ingegnere fiorentino anche chi non vede potrà digitare, più 
facilmente, sull´iPhone. Basta scaricare gratuitamente, nell´Apple Store, una applicazione che 
trasforma lo schermo touchscreen in una vera e propria dattilobraille.
«La app si chiama BraillePad - racconta Guida, 34 anni e laureato in ingegneria informatica 
all´Università di Firenze - lo schermo è diviso in sei grandi aree, che corrispondono ai sei punti 
con cui vengono rappresentati i simboli dell´alfabeto comune nel sistema Braille, inclusi numeri, 
punteggiatura, note musicali e qualsiasi altro alfabeto conosciuto».
«E´ come una nuova primavera, la primavera che ritorna - racconta Antonio Quatraro, presidente 
dell´Unione italiana ciechi e ipovedenti di Firenze - il connubio tra Braille e la tecnologia per 
noi significa dare nuova vita a un´invenzione nata quasi due secoli fa». Un´invenzione progettata 
dall´ingegnere fiorentino già nell´agosto scorso. «Ho lanciato la prima versione a ottobre, dopo 
mesi di lavoro - racconta Guida - tra qualche giorno uscirà la 2.6, molto più veloce nella 
scrittura e senza alcune imperfezioni che mi erano state segnalate dagli utenti e dai tester del 
gruppo Google "universal access". Uno spazio sul web dove non vedenti e ipovedenti possono 
confrontarsi sull´accessibilità delle tecnologie e sui modi di velocizzare piccole pratiche 
quotidiane. «C´è chi pensa che bisogna utilizzare il sistema fornito da Apple - racconta 
l´ingegnere informatico - e chi ha accolto con soddisfazione la mia app». Un lavoro autonomo, ma 
anche condiviso: «Mi piace far te stare il mio lavoro per migliorarlo - spiega Guida - una app non 
deve rallentare ma aiutare, altrimenti non ha senso». Una nuova vita per il Braille che permette, 
per il suo inventore, di superare numerose difficoltà: «E´ come i musicisti non vedenti che 
imparano a suonare il pianoforte tramite la distanza tra i tasti. Serve solo un po´ di pratica e 
poi sarà come usare un iPhone a tutti gli effetti».
Scrivere, salvare, condividere sono gli elementi alla base dell´app per non vedenti. «Ci sono i 
principali social network - spiega l´inventore - oppure è possibile copiare un testo negli appunti 
e usarlo con qualsiasi altra applicazione». Per gli ipovedenti, invece, Guida ha creato una sezione 
dove è possibile disegnare le lettere che poi saranno riconosciute dall´applicazione e convertite 
in testo. «Dopo quattro mesi dalla mia è stata lanciata un´altra app simile - racconta Guida - ma 
al costo di 15 euro. Ed è impensabile, l´accessibilità non dovrebbe essere fatta pagare». 
Programmatore per passione, centralinista per lavoro Claudio Guida ha lavorato, per due anni, come 
ricercatore all´Università di Firenze.«Scelsi di fare ingegneria a 12 anni - racconta, emozionato - 
contro tutto e contro tutti che me la sconsigliavano per i miei problemi di vista». All´Università 
con il suo gruppo di ricercatori ha creato BusAlarm, un prototipo che permette, installato su un iP 
hone, di riconoscere l´arrivo di un autobus e indicarne il modello e il numero. «Per ora resta solo 
un esperimento - racconta - nessuno si è fatto ancora avanti».

di GERARDO ADINOLFI
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