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La svolta di YouTube: Sul web video a pagamento.
Corriere della Sera - 30 gennaio 2013, mercoledì

Giovanni Stringa.
MILANO - YouTube, il sito dei video gratis per eccellenza, sta pensando di mettere in rete anche 
dei contenuti a pagamento. La società, controllata dal motore di ricerca Google, ha invitato alcuni 
produttori a fare proposte per nuovi canali, che potrebbero costare un abbonamento da uno a cinque 
dollari al mese. Così ha scritto il "Financial Times", partendo da una notizia riportata da 
"Advertising Age".
I canali a pagamento potrebbero partire già nel secondo trimestre: in altre parole, questa 
primavera. Non sarà naturalmente una completa trasformazione da "gratis" a "a pagamento" per il 
sito cliccato da milioni e milioni di giovanissimi e non solo. Moltissimi contenuti, probabilmente 
la grande maggioranza, dovrebbero restare a costo zero per i "navigatori". Ma con l'arrivo degli 
abbonamenti cambierà il quadro dei ricavi del sito, fino ad oggi alimentati completamente dalla 
pubblicità.
A quanto sembra, i piani di YouTube prevedono una suddivisione degli introiti degli abbonamenti 
"45%-55%": quasi la metà dei ricavi al sito e poco più della metà al produttore di video. Alcuni 
ricavi (questa volta pubblicitari) sono già divisi in due: YouTube ha aperto i suoi spazi a canali 
dedicati creati da aziende, con gli introiti pubblicitari ripartiti tra il sito e la società in 
questione.
"Ci sono tanti dei nostri creatori di contenuti che pensano di guadagnarci con gli abbonamenti, 
quindi stiamo guardando a questa possibilità", ha detto un portavoce di YouTube, secondo il 
quotidiano finanziario inglese. E' così probabile che il sito controllato da Google si avvicini, 
per quanto riguarda la parte a pagamento, al fenomeno delle tv via cavo o satellitari: video a 
pagamento con canoni mensili. E, soprattutto, sul mercato già si guarda a questo potenziale nuovo 
concorrente nel mondo dei servizi video online. Dove già lavora, per esempio, Netflix con i suoi 30 
milioni di abbonati.
Intanto, negli Stati Uniti, gli investimenti pubblicitari nei video digitali sono sì cresciuti del 
47% a 2,9 miliardi di dollari nel 2012 (dati eMarketer), ma continuano a gareggiare diverse 
lunghezze dietro i 65 miliardi spesi negli spot televisivi. Forse anche questo ha spinto YouTube a 
passare dal modello "100% free of charge" a quello ibrido, un po' "free" un po' "paid for".
I piani di YouTube non dovrebbero fermarsi ai video, ma riguardare anche altri tipi di contenuti, 
come la musica. Proprio adesso che il sito sta conquistando nuovi spazi nel mondo delle canzoni. 
Secondo il "New York Times" un numero sempre crescente di persone si affida, per la musica, ai 
servizi di streaming come Spotify, Pandora e - eccolo - YouTube.
Video o musica che sia, il sito gratis "che più gratis" non si può - dai canali sportivi ai 
suggerimenti per la maternità - potrebbe quindi presto chiedere, per alcuni nuovi contenuti, 
qualche euro.
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