motore
IL NUOVO MOTORE DI RICERCA: Siamo sicuri che sia social?
da Repubblica del 27\01\2013.

Repubblica mobile

Un nuovo motore di ricerca per trovare solo ciò che segnalano i nostri
amici. Ecco perché quello che Facebook chiama rivoluzione contraddice il
concetto di Rete

di BENEDETTA TOBAGI

Adesso siamo così abituati a Internet da non farci più caso e forse abbiamo
dimenticato che il prefisso "www" vuol dire world wide web, cioè la rete che
abbraccia il mondo intero. Ironia della sorte, di questo vasto mondo la
maggior parte degli utenti non se ne fa nulla. È aumentato a dismisura il
numero di persone che si muovono online, cresce il loro tempo di
connessione, con corrispondente incremento delle forme patologiche di
dipendenza, ma l'ampiezza dello spazio battuto nelle cybernavigazioni pare
restringersi vieppiù. Sull'oceano galleggiano tanti gusci di noce, tante
piccole reti di soggetti assorbiti in modo ombelicale dalle proprie faccende
insieme a cerchie ristrette di amici virtuali.

Il trionfo del social network Facebook mostra linee di tendenza chiare.
Nell'ottobre del 2012, Mark Zuckerberg ha celebrato il traguardo del
miliardo di iscritti, cioè circa la metà degli internauti nel mondo. Gli
osservatori più attenti, da Businessweek a Wired, hanno messo in relazione
questa cifra con i circa 140,3 miliardi di relazioni di "amicizia": fanno
una media di 140 amicizie a testa. Guarda caso, notano, una cifra non
lontana dal "numero di Dunbar", dall'antropologo britannico che nel
dipartimento di psicologia sperimentale del Magdalene College di Oxford ha
quantificato intorno a 150 il numero di relazioni stabili che siamo in grado
di mantenere contemporaneamente.

Se n'è convinto anche Dave Morin, ex dirigente di Facebook, e nel 2010 ha
lanciato Path, un social "esclusivo" che consente al massimo 150 contatti.
Facebook, insomma, avrebbe tanto successo perché è il social più simile alla
realtà, al punto da rispecchiare i limiti cognitivi che condizionano la vita
reale. Per il momento, almeno: sarà un test interessante vedere se in futuro
il rapporto si altererà, superando la dimensione media delle nostre reti
sociali in carne ed ossa, oppure andrà stabilizzandosi.

Passando dalla psicologia cognitiva al campo dei bisogni, il re dei social
prospera sulla tendenza postmoderna a non essere troppo social, ossia aperti
a mondi estranei, sconosciuti e dunque potenzialmente minacciosi, bensì a
cercare conferme rassicuranti all'interno di nicchie circoscritte e
controllabili a partire dalla nostra esperienza. Il motore di ricerca Graph
Search, l'ultima trovata annunciata trionfalmente al mondo la settimana
scorsa, consolida questa tendenza a riprodurre dinamiche da villaggio, più
che da metropoli, o, meglio ancora, da "comunità", almeno come la sognano
gli individui dispersi nel gelo di un mondo globalizzato. Nel saggio omonimo
del 2001, il sociologo Zygmunt Bauman ha diagnosticato la "voglia di
comunità" che tormenta la società postmoderna.

Il "grande cetriolo globale" (secondo l'impareggiabile metafora di Corrado
Guzzanti) incombe minaccioso e per sfuggirvi aneliamo a rifugiarci in un
"cerchio caldo" che offra le rassicurazioni che nella vita quotidiana non
troviamo più, a partire dalle piccole cose. Sono sparite le amichevoli
drogherie all'angolo della strada, scriveva Bauman, ai più manca la serenità
di trovare volti familiari nel quartiere o dietro i banconi, "non esiste più
la certezza che "ci rivedremo", che continueremo a rivederci spesso ": ecco
allora il successo del "libro delle facce".

Potremmo andare dovunque, incontrare (virtualmente) chiunque, invece andiamo
a caccia di ex e compagni di scuola. Coltiviamo amichevoli punti fermi,
nicchie dove ritrovarsi, rispecchiarsi, rassicurarsi a vicenda, godere della
gratificazione istantanea a costo zero di raccogliere tanti "mi piace".
Schiacciare il pulsantino con il pollice alzato compiace il desiderio di
scrollarsi di dosso l'incombenza di compiere vere scelte, esprimere giudizi
personali, articolati, motivati.
Da quando, poi, il "profilo" si è trasformato in un "diario" disteso sulla
timeline della vita, pare ormai evidente che Zuckerberg e i suoi strateghi
vogliono sedurci con un surrogato della comunità ideale a cui aneliamo, che
Bauman descriveva proprio come "aggregazione di esseri umani resa "coesa" da
profili biografici (i diari, appunto, ndr) saldati da una lunga storia (la
timeline) e da una ancor più lunga aspettativa di frequente e intensa
interazione " (i "mi piace" hanno superato gli 1,13 trilioni: parliamo di
una cifra a 18 zeri...).

Invece che allargare a dismisura gli orizzonti, però, tirano fuori il
provinciale un po' spaventato che si annida in ognuno di noi. Graph Search
in questo senso è illuminante. Il nuovo motore consente di scandagliare più
a fondo Facebook dall'interno: per questo l'hanno salutato come il Santo
Graal del web marketing. Bauman d'altronde, ci aveva avvertito che ogni
comunità è un'arma a doppio taglio, la sicurezza e il calore della
rassicurazione si pagano in termini di riduzione della libertà e della
privacy: nel paesello stai tranquillo, ma tutti sanno tutto di te. Si
differenzia dai motori tradizionali, che pure già operano una preselezione
sulla base dalle nostre ricerche precedenti, perché qui siamo noi a
impostare una ricerca basata sull'esperienza personale trasferita nelle
pagine. Graph Search scandaglia la nostra timeline o le cerchie di "amici"
virtuali e, se esce fuori, per ora lavora andando a ripescare i clic su "mi
piace". Si giudica il monaco dall'abito, dalle immagini "postate" (che
pestilenza lessicale, questi anglicismi indotti!), si seleziona in base ai
"like", cioè le preferenze al massimo grado di superficialità.

Noialtri, alle periferie dell'impero siamo ancora iscritti alle liste
d'attesa, ma in rete si trovano filmati (talora esilaranti) di chi sta
testando la versione beta. Il nuovissimo giocattolo resuscita palesemente
uno spirito da vecchie comari. Combinando età, gusti, parametri, potere
scovare tracce di segrete inclinazioni e contraddizioni sospette (un tester
suggerisce: "madri di italiani cattolici a cui piace Durex"), ma soprattutto
andare a caccia di marito (o moglie), scandagliando tra amici di amici
single, ma senza esporvi. Perfetto, poi, per scandagliare la propria
timeline al fine nascondere vizi privati - che siano vecchi amori, foto e
commenti politicamente scorretti o preferenze elettorali superate -
rifarsi una verginità e mettere in mostra ad arte pubbliche virtù. Benvenuti
nel futuro, bentornati in provincia.
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