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Google: "Apple e Facebook lavorano male".
Art. postato da A. Delicata su uic h.e., 19\01\2013, h. 18.29.

Da Repubblica mobile.

TECNOLOGIA | 18 gennaio 2013

Google: "Apple e Facebook lavorano male": Larry Page, attacco globale
sull'innovazione

Intervistato da Wired, il Ceo del colosso di Mountain View ne ha per tutti.
"Pensiamo troppo alla competizione". "Abbiamo bisogno dei sognatori, alla
fine in questo modo, vinceremo tutti"

LARRY PAGE ha ritrovato la voce. Quella reale e quella metaforica. Dopo mesi
di silenzio dovuti a misteriosi ma apparentemente superati problemi alle
corde vocali, il Ceo di Google torna a parlare in una lunga intervista a
Wired. I temi sono quelli di un numero uno il cui lavoro consiste
nell'innovare

a grandi salti, osservando cosa succede nel mondo, come è cambiata la vita,
e poi utilizzando visioni, alchimie e algebra, decidere cosa succederà e
come cambierà ancora.

Un lavoraccio, a meno di non avere una mente disposta a sollecitazioni
estreme. A cui nel caso di Page corrisponde una lingua che altrettanto
estremamente si scioglie durante il colloquio: Mr. Google ne ha per tutti. A
cominciare da Apple, un avversario che ai tempi di Steve Jobs voleva la
"guerra termonucleare" verso Android. "Non mi pare abbia funzionato
granché", commenta il Ceo. E anche Facebook: "Non hanno buoni prodotti".

Page in realtà è meno laconico di quanto appare dalle frasi che sintetizzano
il suo pensiero. Sembra più preoccupato per lo stato dell'arte
dell'innovazione nel mondo dell'hi-tech, e non per gli effettivi risultati
dei concorrenti. L'ideale del Ceo di Google è un ciclo evolutivo nei
concetti e nei prodotti che non migliori quanto già esiste del 10%, ma porti
il discorso più avanti di dieci volte.

"Pensiamo troppo alla competizione", dice Page, "ma non è un parametro che
da solo ha permesso che venissero realizzate grandi cose. Non credo sia così
eccitante arrivare al lavoro pensando di dover soltanto tenere testa a un
concorrente. In questo modo si fanno sempre le stesse cose, certo con
un'apprezzabile sicurezza. Ma i miglioramenti graduali dei prodotti alla
lunga portano alla decadenza delle aziende tecnologiche. Perché in questo
settore esistono i salti generazionali improvvisi, i cambiamenti non
incrementali". Che sono secondo Page l'essenza vera di un'azienda come
Google. "Gmail non avrebbe mai visto la luce se avessimo continuato
semplicemente a migliorare gli algoritmi del motore di ricerca", spiega il
Ceo.

Cambiamento non incrementale è quindi la parola d'ordine per Page. In
quest'ottica lavora e funziona Google X, il laboratorio dove gli ingegneri
di Mountain View sperimentano idee innovative, a volte tirando fuori soprese
mirabolanti, a volte meno, ma in generale divertendosi alla grande. Da là
vengono i progetti di ascensori per la luna, macchine che si guidano da
sole, e gli occhiali Android che dovrebbero vedere presto la luce sotto
forma di prodotto commerciale.

Ma prima dei guadagni sulle percentuali e i brevetti, secondo Page, arriva
l'importanza del salto evolutivo. Astro Teller, il direttore di Google X,
illustra il modo di pensare di Page con una storiella. "Se nell'ufficio di
Larry arrivasse il Dr. Who con la macchina del tempo, spiegandogli cosa fa e
come si alimenta energeticamente, Page gli chiederebbe se è possibile
realizzarne una che non abbia bisogno di elettricità". Sempre per la stessa
forma mentale: non migliorare del 10%, ma dieci volte tanto. "Abbiamo
bisogno dei sognatori", dice il Ceo di Google: "Alla fine in questo modo,
vinceremo tutti".
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