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Facebook? Un'idea del Rinascimento: le Accademie erano "social" già nel 500
Art. postato da A. delicata su smanettando, 11\01\2013, h. 16.52.

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Facebook? Un'idea del Rinascimento: le Accademie erano "social" già nel 500
Uno studio inglese paragona le attività culturali italiane tra il
1525 e il 1700 agli attuali media sociali. Funzionamento e modelli di
partecipazione molto simili, con una differenza essenziale: internet. Ma la
"Rete" era già una realtà di PAOLO PONTONIERE

LE ACCADEMIE degli Intronati e Oldauro Scioppio non erano solo il nome di un
gruppo di buontemponi che verso la prima metà del cinquecento si erano dati
alla commedia dell'arte. Oppure uno degli pseudonimi coi quali scriveva
Aprosio Angelico, letterato cinquecentesco e fondatore della Biblioteca
Aprosiana
a Ventimiglia. Secondo ricercatori britannici infatti, quelli delle
Accademie sono anche i primi elementi di social networking della storia
dell'umanità, e antesignani ai quali devono la loro nascita esperienze come
Facebook, Twitter, YouTube.

L'ipotesi avanzata nello studio The Italian Academies 1525-1700:The first
intellectual Networks of early modern Europe, è il prodotto di una ricerca
quadriennale condotta in collaborazione dalla British Library, dalla Royal
Holloway University of London, e dalla Reading University. Durante il
Rinascimento erano piu di 500 le Accademie che nel nostro paese registravano
i loro membri, i quali dibattevano di argomenti che spaziavano dalle scienze
alla matematica, dall'arte alla letteratura. Spesso per comunicare tra loro
assumevano nomi di comodo, dei nickname ante litteram, che diventavano poi
la loro identitità all'interno dei circuiti che discutevano i temi che gli
stavano a cuore. Non solo: poiché potevano decidere sostenere una posizione
o l'altra, o anche di intervenire in diatribe che opponevano due
ricercatori, spesso solevano adottare anche degli pseudonimi.

"Così come oggi creiamo username per i nostri profili su Facebook e Twitter,
e creiamo circoli di amici su Google+, gli studiosi adottavano soprannomi,
condividevano e commentavano le idee e le notize del giorno, si scambiavano
poemi, musica e opere teatrali", spiega la professoressa Jane Everson,
investigatrice principale della ricerca britannica, "Forse ci mettevano un
poco di più di quanto ci impieghiamo oggi con internet a diffondere i loro
materiali, ma attraverso la creazione di annuari, e volumi dove
raccoglievano le loro lettere e i loro discorsi, riuscivano comunque a
scambiarsi le informazioni del momento". E non si scambiavano solo trattati
scientifici, così come accade col social networking le facezie erano una
parte integrante degli scambi. Oltre ad avere lo scopo di alleggerie la
discussione di argomenti molto spesso densi di contenuti, miravano anche ad
intrigare il corrispondente impegnadolo in una sorta di gioco al rimpiattino
nel quale emblemi creati ad hoc venivano usati per nascondere, come tanti
rompicapo, informazioni privilegiate o per satira sulla storia del momento.
"In genere ci vuole un po di tempo a decifrarli", spiega Everson, "Ma il
divertimento sta proprio nello scoprire il messaggio nascosto
nell'immagine".

Anche le stesse Accademie si dotavano di nome proprio, come nel caso degli
Intronati, dei Gelati e degli Accesi, sopravvisute fino a quasi la fine del
diciottesimo secolo. Sovente scherzoso e di senso opposto alla natura stessa
del network, come nel caso degli Immobili che piuttosto che essere
stazionari erano coinvolti in numerosisisime iniziative, il nome
delll'accademia serviva ad evidenziare il carattere delle attività dei suoi
membri. E così, come non erano "freddi" i membri dell'Accademia dei Gelati,
che conducevano invece dibattiti scientifici e letterari infocatissimi, non

erano intronati nemmeno quelli che si associavano nell'Accademia dal nome
omonimo, che invece si impegnavano in dibattiTI seriosissimi sulla natura
delle cose più disparate. Veri e propri forum umani, oggi replicati in Rete.

Tra la prima metà del 500 e la fine del 1700 di Accademie sparse per la
penisola se ne trovavano a centinaia. Fondate nei salotti di nobili e
mercanti facoltosi, collegavano città come Avellino, Bari, Benevento,
l'Aquila, Bologna, Siracusa, Napoli, Palermo, Catania, Padova, Siena e
Venezia in una rete che abbracciava tutto il paese. E sebbene non di rado le
città fossero divise da differenze politiche o addirittura opposte in lotte,
gli scambi fittissimi di documenti, lettere, tomi, studi, opere d'arte e
trattati crevano un flusso continuo di informazioni che, circolando in piena
libertà e senza soluzione di continuità tra gli studiosi delle varie
regioni. Che contribuì in maniera determinante a definire un discorso di
carattere nazionale e a gettare le fondamenta non solo della nascente
identità nazionale italiana ma probabilmente anche di quella europea.
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