apple
Tre anni senza prodotti rivoluzionari, la Apple del dopo-Jobs rischia il declino
Da Repubblica mobile del 16\01\2013.

APPLE IN DECLINO

Tre anni senza prodotti rivoluzionari, la Apple del dopo-Jobs rischia il
declino

Il titolo frana in Borsa, pesa la concorrenza del mercato low cost

di FEDERICO RAMPINI

NEW YORK — La magia di Apple sembra finita, il dopo-Jobs comincia davvero
solo adesso, e sono dolori. E’ lontana “quota 700 dollari”, sembra perduta
nella stratosfera quella quotazione record che Apple raggiunse l’anno
scorso. La discesa in Borsa continua da mesi, siamo ormai sotto quota 500,
una frana che ha cancellato un terzo del valore e si è accelerata negli
ultimi giorni per i segnali di difficoltà nelle vendite degli iPhone 5.
Ricorre un anniversario inquietante: sono ormai tre anni che Apple non crea
più una “rivoluzione”.

L’ultima fu il lancio dell’iPad. Era ancora vivo Steve Jobs, che alla
presentazione fece sfoggio del suo carisma. Parlò, appunto, di «magia», e di
«rivoluzione». Fu l’ultimo vero prodotto nuovo, da allora Apple si è
limitata a raffinare, migliorare, modificare i gadget già esistenti. Spesso
addirittura con qualche battuta di ritardo sui concorrenti, come per il
lancio del mini-iPad giunto dopo che i vari Kindle (Amazon) e altri piccoli
tablet erano già affermati sul mercato. La classifica Forbes sulle imprese
più innovative, che ancora nel 2011 metteva Apple al primo posto, nel 2012
l’ha declassata a numero cinque.

Tutti i giganti dell’economia digitale, per lo più nati sulla West Coast,
hanno avuto delle parabole folgoranti seguite da un declino altrettanto
inesorabile. Fu il caso di Microsoft, o più in piccolo quello di Aol e
Yahoo!. Anche Google non è più la superpotenza di una volta. Facebook ha
perso smalto dopo la quotazione in Borsa. Il successo è effimero anche in
altri settori dell’economia, ma nell’universo digitale i ribaltamenti di
rapporti di forze avvengono in modo ancora più repentino. Per Apple si pone
un problema quasi esistenziale. Il suo modello di business è fondato sulla
capacità di imporre ai consumatori dei prodotti cari, se paragonati con
l’offerta della concorrenza.

E’ il caso dell’iPhone, che occupa il segmento alto nel mercato degli
smartphone. E’ decisamente più costoso rispetto ai telefonini della Samsung
e a tutti quelli che usano il software Android di Google. Finora questo
posizionamento ha funzionato a meraviglia. Con una quota di mercato mondiale
che è solo il 14% degli smartphone (contro il 72% per gli apparecchi che
usano Android) gli iPhone fruttano alla Apple il 75% di tutti i profitti del
settore. Ma la capacità di estrarre così tanti utili potrebbe essere giunta
al termine? I mercati attendono con ansia i risultati trimestrali che Apple
annuncerà il 23 gennaio. Ci si aspetta che abbia venduto tra i 45 e i 50
milioni di iPhone nel trimestre più importante dell’anno (quello finito a
dicembre, che include la stagione dei regali natalizi). Un segnale
preoccupante è la decisione di Apple di ridurre i suoi acquisti di
componenti. Le aziende che fabbricano “pezzi” per gli iPhone, come i
display, si sono viste tagliare bruscamente gli ordinativi nei giorni
scorsi.

Tra i fenomeni che minacciano Apple: la fascia alta dei consumatori dà
segnali di saturazione, mentre cresce un mercato di massa, soprattutto nei
Paesi emergenti, che favorisce i prodotti a minor prezzo. Di qui il brusio
di indiscrezioni sulla possibilità che Apple rinneghi il credo di Jobs, e si
converta a produzioni lowcost. Sarebbe un’eresia? Di certo finora Tim Cook,
chief executive e successore di Jobs, ha smentito sdegnosamente questa
ipotesi. Cook professa ottimismo, guardando soprattutto alla Cina: «E’ il
nostro secondo mercato – ha detto in un’intervista all’agenzia stampa
Xinhua – ma sono convinto che diventerà il primo».

Il colpo grosso per Cook sarebbe riuscire a strappare un contratto di
distribuzione degli iPhone con China Mobile, primo operatore di telefonia
mobile della Repubblica Popolare, che ha la bellezza di 600 milioni di
abbonati. Cook è convinto che sui consumatori cinesi funzioni ancora la
vecchia magia di Apple: il prodotto come status symbol, la potenza del
sogno, l’eleganza del design possono ancora giustificare dei prezzi molto
più elevati della concorrenza. In America chi si attende uno scatto da parte
di Apple guarda a un altro settore: la televisione, dove Apple vorrebbe fare
il suo secondo tentativo di “sfondamento”, dopo l’insuccesso della prima
versione di Apple Tv. L’idea è quella di replicare sul mercato video la
formula vincente di iTunes. Ma le grandi case produttrici, e gli operatori
della televisione via cavo, sono già sulla difensiva, ben decisi a fare
barriera contro la penetrazione dell’intrusa.

Torna all'indice