Un viaggio in bici

Il viaggio di Francesca, dipendente dell'Istituto Cavazza, che dopo 1.743 km sa di non essere più la stessa persona di quando era partita, ma ha compreso il valore dell'essenziale
Francesca Calia

Sono le sette del mattino del 22 di luglio 2018. Partenza da Bologna e arrivo in Sicilia… In bici… Con l’adrenalina a mille… Si parte!  Ti serve tutta l’energia per affrontare la Futa, il passo della Raticosa, e poi valicare gli Appennini. Sono ben 968 m di dislivello per arrivare a Firenze. La seconda tappa è Arezzo. Mentre guardo il grafico dell’altimetro, mi viene il sospetto di aver sbagliato schermata e di guardare il cardiofrequenzimetro.
La terza tappa mi porta a Orvieto.
Francesca in viaggioC’è tanta salita, ma arrivata in cima il panorama è indescrivibile e la discesa, poi, è come un meraviglioso giro in giostra. Orvieto è un borgo splendido e il suo Duomo t’incanta. Civita Castellana è la quarta tappa. Alloggio presso “Casa Giulia”: è un appartamento privato e la proprietaria è una signora molto gentile. Vedova e con un figlio disabile, l’unica sua fonte di reddito è questo “bed-and-breakfast” che non è sufficiente per vivere. Si è rivolta anche al sindaco per poter trovare un’occupazione, ma senza risultato, in compenso la tassa di soggiorno che lei versa al comune è di 10 euro ogni ospite. Mentre lavo, come di consuetudine, gli indumenti che ho usato durante il giorno, penso alla signora Giulia e a come la vita possa essere dura.
Viaggiando non si incontrano solo paesaggi, ma anche storie che ti lasciano “qualcosa”. I panni sono ancora umidi, per cui li stendo sotto l’elastico che tiene fermo il borsone posteriore della bici e si parte alla conquista della capitale. Mio padre mi ha sempre detto: “tutte le strade portano a Roma”, ma la via Flaminia e la via Salaria sono proibitive per noi poveri ciclisti. In ogni caso, eccoci qui, alloggiati a Trastevere con vista sulla città. Il giorno dopo, scorrazzando per la Capitale, incontro il maestoso Colosseo e i Fori Imperiali, poi la stupenda Piazza Navona, ma quando raggiungo la fontana di Trevi, col caldo che fa, mi viene quasi voglia di imitare Anita Ekberg. Ahimè, al posto di Fellini c’è un vigile che mi scoraggia nell’impresa.
Saluto Roma e mi avvio verso la sesta tappa, Sabaudia. Pedalo avvicinandomi alla costa e, quando vedo il mare, sono arrivata al camping. Monto la tenda e mi tuffo nell’acqua rigenerante. Alle 5.00 sono sveglia, mi preparo il cappuccino solubile e, sorseggiandolo nella quiete dell’alba mi godo una pace impagabile. Poi sono pronta per affrontare la settima tappa, Minturno. Questa volta sono ospite da amici, che mi accolgono con entusiasmo, mozzarelle di bufale e ammirazione per l’impresa. Faccio una sosta di un giorno e mi godo paese, mare e amici. Da Minturno a Pompei ci sono 110 km da film. Inizialmente strade di campagna con mandrie di bufali e caseifici. Non resisto e mi fermo a comprare le mozzarelle. 

Francesca lungo il camminoC’era un signore del posto con i suoi vestiti caratteristici: “Signorii ma da dove venit. Mo’ ve faccio assaggià na mozzarella appena fatta… sentirete sentirete”. Ha ragione. È l’estasi. “Mi scusi, ma quanto le devo?” “Signorii questa gliela offro io”. E alla fine Napoli, dove hanno dichiarato guerra ai ciclisti! Il codice stradale qui non è arrivato: macchine ovunque con un unico obiettivo, “io passo”! Tutti suonano. Suonano per salutare. Suonano per dire sto passando. Suonano perché è già 10 secondi che non lo fanno. Appena uscita da Napoli mi ferma la polizia… Ma come? Ho rischiato la vita ad ogni pedalata e voi fermate proprio me? Per fortuna, sono solo curiosi e non mi chiedono nemmeno i documenti. Si raccomandano di fare attenzione e mi salutano. Che giornata! In questa tappa, per un bel pezzo di strada il mare sulla mia destra mi tiene compagnia. A un certo punto, mi si affianca un automobilista esclamando: “Sotto questo sole, ma chi te lo fa fare!” Bella domanda! Ma lo faccio perché mi piace, perché vedo dettagli di questo Bel Paese impossibili da cogliere in altro modo e, poi, pedalando la mente si svuota di fardelli e si colma di luoghi, odori e colori. Con questi pensieri arrivo ad Agropoli. Monto la tenda e il mare mi abbraccia. Il 2 agosto sono pronta per affrontare la costiera del Cilento.
Il panorama m’incanta e l’odore dei pini, mescolandosi con lo iodio, crea un sano aerosol naturale. Lungo la strada incontro tanti alberi di fichi. La tentazione è forte, buonissimi! Arrivo ad Ascea Marina. Il campeggiatore mi assegna una piazzola praticamente sulla spiaggia. Con ansia aspetto il tramonto per vedere il “raggio verde”. Si tratta di un fenomeno ottico: il sole un attimo prima di scomparire crea una scia verde che dura pochi secondi. Vista! Bellissima! Felice mi addormento ancora ignara di quel che mi aspetta il giorno dopo. Alzata alle 5.00, scopro i “contro” di avere la piazzola sulla sabbia se piove: tutto da asciugare. Poi, per 50 km salite micidiali, con pendenze fino al 22% che faccio a piedi spingendo la bici. Finita la salita, sto per godermi la discesa, ma arriva il diluvio universale e gli ultimi 25 km li faccio sotto l’acqua. Arrivata a Sapri, sono ricompensata dall’alloggio: un residence delizioso con porticato e dondolo. È il 4 agosto quando la costa Calabra mi apre le sue “finestre” sul mare. Pedalare avendo i monti sulla sinistra e il mare sulla destra è come aver trovato il paese delle meraviglie, e dovunque cade lo sguardo è incanto. Dopo 1.365 km percorsi affrontando salite da infarto, visto panorami mozzafiato, godute discese da luna park, scoperto paesi e città, arrivo in Sicilia! Quando metto piede sulla sua costa ad Alì Terme mi viene il magone, non ci potevo credere ero davvero arrivata in Sicilia. Pedalando lungo la costa orientale, oltrepassando Mazzarò e i Giardini Naxos, eccomi ai piedi dell’Etna. Arrivo a Catania. e visito la città.
Tramonto sul mareLa ciclabile costeggia il lungomare, che merita di essere visto almeno una volta nella vita e poi, verso Piazza Europa. si trova una gelateria dove fanno una granita siciliana davvero superlativa. La tappa successiva è Siracusa: 100 km indimenticabili. Succede di tutto. Per sbaglio arrivo in autostrada; la ruota si infila in un tombino e faccio un volo alla “Paperissima”; tutte le strade che prendo finiscono nel nulla. Dopo due ore di giri a vuoto, senza acqua e sotto il sole, finalmente trovo una casa dove una coppia di signori molto gentili mi dissetano e mi spiegano come fare per uscire dal labirinto. Così, pedalo per 40 km in una vecchia autostrada dismessa, dove il nulla regna sovrano, e arrivo a Siracusa in un campeggio con piscina. Il viaggio è anche questo, sdraiata sul lettino a bordo piscina contemplo le stelle pensando che da lassù oggi mi sono state vicine. È il 12 agosto quando raggiungo il punto più a sud d’Italia, Portopalo di Capo Passero. Qui s’incontrano i due mari e alla sera, con la bassa marea, è possibile raggiungere a piedi l’Isola delle Correnti. La bellezza del posto è indicibile. Ho raggiunto l’obiettivo del viaggio con 1743 km lasciati alle spalle. Ho ancora tempo a disposizione e questa terra non si lascia abbandonare, per cui decido di proseguire. Di buon ora mi alzo e mi dirigo verso Punta Braccetto. Il primo pezzo di strada è in aperta campagna e mi trovo rincorsa dai cani randagi. Mi avevano consigliato di ignorali se mi fosse capitato d’incontrarli, ma l’istinto ha prevalso sui consigli e pedalo più forte che posso.
La strada, poi, riprendo la costa e tanta bellezza cancella la paura. Questo è il territorio di Andrea Camilleri. È qui che è stata girata la serie televisiva "Il Commissario Montalbano”. Una visita a Punta Secca, dove è situata la “casa di Montalbano” descritta da Camilleri e un giretto per Licata sono d’obbligo. Grazie allo scrittore questi luoghi hanno avuto notorietà, diventando mete turistiche e, di conseguenza opportunità economiche, per una terra tanto bella quanto martoriata. Il 17 agosto arrivo ad Agrigento e ormai non si può più proseguire, bisogna pensare al viaggio di ritorno, che affronterò usando treni e traghetto. Un viaggio in bici è un arricchimento a 360°. Non sei più la stessa persona che era partita, ma hai compreso il valore dell’essenziale.

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