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Anno 4, numero 2, dicembre 1997

 

Periodico di informazione dell'Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza

Vedere Oltre - Anno Quarto - N^2 Dicembre 1997 - Aut. Tribunale di Bologna
n^6232 del 26/11/93 - Sped in abb. post. L.549/95 art.2 C. 27 filiale di
Bologna

SOMMARIO

Gli amici del "Cavazza"
I sostenitori - pag. 3

Per un Welfare integrato
Antonio La Forgia - pag. 4

Rinnovarsi nella tradizione
l'attivita' del Cavazza per il 1998
Elisabetta Pasquali - pag. 6

Vie alternative della percezione cromatica
Renato Meduri - pag. 9

Vedere per credere
Sandro Santori - pag. 11

Il viaggio nell'oscurita' e' incominciato anche per noi...
Antonella Andreose e Selena Pavone - pag. 15

Esperienze a confronto
Nicola Cuomo - pag. 17

Tutti insieme, appassionatamente, di fronte alla TV
Giorgio Tonelli - pag. 20

Corno alle scale: Il gigante della montagna bolognese
Paola Rubbi - pag. 21

Nuovo centro di documentazione didattica al Cavazza

COMITATO D'ONORE

L'Istituto Cavazza ha costituito un Comitato d'Onore al quale hanno aderito
importanti personalita' della comunita' cittadina bolognese, per manifestare
cosi' la loro solidarieta' e il loro sostegno morale nei confronti
dell'Istituto e del suo operato.

STEFANO BORGHI Presidente Associazione Industriali, Provincia di Bologna
GIORGIO GUAZZALOCA Presidente della C.C.I.A.A. e dell'ASCOM
ENZO MOSINO Prefetto di Bologna
VITTORIO PRODI Presidente della Provincia di Bologna
FABIO ROVERSI MONACO Magnifico Rettore dell'Universita' di Bologna
FILIPPO SASSOLI DE BIANCHI Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
PIERLUIGI STEFANINI Presidente della Lega Provinciale delle Cooperative
WALTER VITALI Sindaco di Bologna

COMITATO SCIENTIFICO

Mario Barbuto, Andrea Canevaro, Rodolfo Cattani, Aldo Costa, Gianni Fuca',
Eustachio Lo Perfido, Renato Meduri, Emilio Rebecchi, Vittorio Capecchi

REDAZIONE

DIRETTORE RESPONSABILE: Paola Rubbi
CAPO REDATTORE: Antonio Marchello
Angelo Aiello, Alberto Borghi, Maurizio Cocchi, Cosetta Mignani, Elisabetta Pasquali,
Giorgio Tonelli, Pier Michele Borra, Ernesto Dini, Mario Barbuto, Maura de Angelis
RICERCA FOTOGRAFICA: autori degli articoli, altre immagini tratte da "Dialogo nel Buio" dell'U.I.C.
REALIZZAZIONE GRAFICA Virtual Coop S.c.a.r.l. Cooperativa Sociale, Viale A. Moro, 16 Bologna
STAMPA Litosei s.r.l., Via Bellini 22/4 - Rastignano (Bologna)

Gli amici del "Cavazza"

L'Istituito Cavazza e la redazione di Vedere Oltre ringraziano sentitamente
quanti, ricevendo la rivista, hanno risposto concretamente all'appello per
una raccolta di fondi a favore dei ciechi.

Un particolare ringraziamento alla Sig.ra Ernestina Zanetti di Bologna per
la generosa recentissima donazione fatta all'Istituto Cavazza

Dott. Acerbi Libero
ACOSER S.p.A.
Dott. Adalio Giuseppina
Dott.Alonzo Gabriele
Dott.ssa Alvisi Liliana
Sig.ra Alvisi Marisa
Ass. Reale Mutua
Assicurazione Zurigo
Assicurazioni Universo
Az. Farmaceutica Municip.
Babilonia da Valentina
Sig. Baldisserri Mario
Bar 133
Ing. Barbanti G. Cons. Ind.le
Sig. Bastia Enzo
Sig. Bazzi Valerio
Sig. Belletti Gilberto
Sig.ra Bendini Adria
Fam. Benfenati Selleri
Sig. Berdini Andrea
Dott. Bergonzoni Paolo
Sig.ra Bernasconi Laura
Sig. Bertonicini Mario
Dott.ssa Bettini Manuela
Sig. Bianco Giovanni
Biblioteca Com. le - Q.re Savena
Biblioteca Comunale
Sig. Bolognini Lorenzo
Sig. Bonato Ottorino
Bonazzi Giuliano & C. s.a.s.
Sig. Bonomei Alessandro
Sig.ra Bonvicini Natalina
Dott. Buscaroli Andrea
Sig. Cacioli Fabrizio
Dott. Calogiuri Francesco
Sig.ra Campanelli Evelina
Dott. Caruso Giancarlo
Dott. Cassone Giancarlo
Sig. Catalano Sergio
Prof. Cavina Giancarlo
Dott.ssa Cherubini Daniela
Dott.ssa Coluccia Egla
Coop. Edificatrice API C
Dott. Copaloni Orlando
Costa Assicurazioni s.r.l.
Credito Romagnolo
Sig. Cudde' Giovanni
Sig. Curcio Eugenio
Sig.ra Del Giudice Navarra G.
Dott. Di Castri Massimo
Dott. Di Giorgio Francesco
Dott. Di Girolamo Nicola
Sig.ra Diodati Francesca
DMC
Emporio della Carta
Farmacia S. Lucia
Maestro del Lavoro Fava F.
Felsinea Ristorazione
Sig. Ferrari Renato
Figoli Eugenio
Forlivesi Maria Luisa
Sig. Fini Enzo
Fam. Forni - Innocenti
Sig. Fortini Davide
Dott. G. Consulente Finanz.
Dott. Galuppi Giancarlo
Dott. Gamberini Arnaldo
Dott. Gamberini Pier Stefano
Sig. Gambino Giuseppe
Sig. Garai Giorgio
Prof. Giordani Giancarlo
Dott. Guerzoni Achille
Sig. Guglielmi Giorgio
Dott. Ippolito Aldo
Dott. Lauria Francesco
Dott. Lenzi Loris
Sig. Levantini Claudio
Mag. Nannucci S.p.A.
Sig.ra Marchi Ernestina
Dott. Martelli Mario
Dott. Martoni Andrea
Sig.ra Mazzoni Gianna
Studio Michelini Ing. Giampaolo
Sig. Minarelli Sergio
Mini Palace
Dott. Minore Giancarlo
Sig. Mintrone Francesco
Sig. Monopoli Dialmo
Sig. Molinari Alessandro
Sig. Montanari Gino
Montegrappa Maison d'Art
Sig. Monti Agostino
Sig. Monti Massimo
Sig.ra Moretti Loredana
Rag. Muratori
Sig. Musiani Mario
Sig. Naccarato M.
Oleodinamica Pederzani
& Zini
Sig. Olivieri Gianni
Dott. Orlandini Giacomo
Arch. Pancaldi Leone
Sig. Panza Luigi
Paris Texas Italy
Sig. Passerini Giancarlo
Sig.ra Pioli Giuliana
Sig. Pirani Paolo
Piscina Consorziale
Sig.ra Pizzirani Tripolina
Sig. Poltronieri Marco
Sig. Pozzetti Mario
Sig.ra Pratellini Natalia
Sig.ra Provenzano
Rosanna
Sig. Rambaldi Walter
Dott. Ramponi Roberto
Dott.ssa Rizzoli Patrizia
Dott. Rosati Rodolfo
Sig. Rossi Gianni
Sig.ra Russo Maria
S.A.S. Milena
Sig. Sabattini Antonio
Safari di Fusconi R. & C.
Sig. Santacatterina M.
Prof.Sassi Paolo
Sig. Scarparo Giuseppe
Sig. Scialla Domenico
Siderpali
Dott. Sommariva Filippo
Dott. Spadoni Alberto
Sig. Speretta Pietro
Sub - Agenzia Dr. Gozzoli
Tabaccheria Andreoli
Tabaccheria Billi
Tabaccheria della Filanda
Tabaccheria Graldi
Sig. Taddei Carlo
Tappj Bleu s.a.s.
Sig. Taras Vincenzo
Ing. Teatini Glauco
Sig. Testoni A.
Dott.ssa Testore Patrizia
Dott. Tocco Ettore
Dott. Tonelli Andrea
Rag. Toppini Goffredo
Sig. Tordin Romano
Dott. Valeri Valerio
Sig. Vecchi Giovanni
Sig. Veronesi Ermanno
VIRO Innocenti S.p.A.
Sig.ra Vismara Teresa
Sig. Viterbo Giovanni
Sig. Vittori Livio
Sig. Zacchini Remo
Sig.ra Zaniboni Maria G.
Sig. Zanni Paolo
Sig. Zanobi Gabriele
Sig. Zanotti Gualtiero
Sig.ra Zardi Giulianini R.
Sig. Iacoviello Pellegrino
Sig.ra Palmerini A.
Sig. Vigorelli Paolo

PER UN WELFARE INTEGRATO

L'Istituto F. Cavazza di Bologna ha svolto, in piu' di cento anni di storia,
un fondamentale ruolo nel processo di emancipazione, integrazione
scolastica, sociale e professionale dei non vedenti sia della nostra
regione, sia dell'Italia, sia a livello internazionale.

Questa istituzione della nostra citta' ha sempre saputo adeguare le proprie
strutture e la propria attivita' alle diverse esigenze che sono via via
emerse, riuscendo a rappresentare un'occasione di crescita e di progresso
per molti giovani ciechi che hanno avuto la possibilita' di usufruire dei
servizi e interventi di formazione, di istruzione e assistenza che sono
stati sviluppati e che hanno consentito anche la piena integrazione di
questa istituzione nella realta' bolognese.

Oggi il Cavazza e' nuovamente impegnato in un serio e profondo lavoro per la
ridefinizione del proprio ruolo e delle proprie attivita' e funzioni al
servizio delle peculiari esigenze dei non vedenti della regione e del Paese;
questo impegno e il riassetto dei compiti istituzionali, dei servizi, delle
attivita' che l'Istituto svolge e svolgera', e' un obiettivo che coinvolge e
riguarda tutte le istituzioni cittadine e, in particolare, la Regione
Emilia-Romagna.

Il nostro interesse non e' solo finalizzato a precisare i rapporti
istituzionali con l'Istituto, ma e' anche teso a ricercare una
collaborazione che nel nuovo spirito di una moderna, agile struttura di
servizi sociali, puo' raccogliere, coordinare e promuovere le attivita' a
servizio delle categorie piu' deboli al fine di realizzare una
collaborazione che consente di indirizzare le risorse disponibili verso gli
obiettivi essenziali della tutela, dell'emancipazione e dell'integrazione
sociale e professionale.

Verso questi fondamentali obiettivi sono tese le azioni dell'impegno della
Giunta e del Consiglio regionale, pertanto ritengo importante sviluppare,
nei diversi settori di interesse e con il pieno coinvolgimento degli
assessorati regionali, un rapporto che consente di inserire compiutamente
l'Istituto Cavazza nella rete dei servizi sociali assistenziali, sanitari e
di formazione che la nostra regione ha saputo realizzare per i suoi
cittadini e che deve essere posta nella condizione di meglio svolgere il
proprio essenziale ruolo di supporto soprattutto nei confronti dei gruppi
sociali piu' svantaggiati.

Colgo questa occasione per affermare l'interesse della Regione allo sviluppo
e al coordinamento delle attivita' a favore dei non vedenti e alla continua
crescita di un corretto rapporto tra le istituzioni ed in particolare alla
costruzione di un sistema di welfare integrato che possa offrire a tutti i
cittadini gli indispensabili supporti nella direzione di fornire a tutti
realmente pari opportunita'.

Antonio La Forgia
Presidente della Giunta
della Reggione Emilia Romagna

RINNOVARSI NELLA TRADIZIONE

L'ATTIVITA' DEL CAVAZZA PER IL 1998

L'Istituto Cavazza vanta nella sua tradizione il privilegio di essere, per
Statuto, una sezione staccata del Conservatorio musicale di Bologna.

Per vocazione naturale si occupa da anni di formazione dei giovani non
vedenti. Sollecitato dal virtuoso circolo nuova tecnologia-maggiore
autonomia personale e professionale e avvertito da una utenza naturalmente
predisposta al nuovo, ecco alcune tra le importanti iniziative innovative
dell'Istituto per l'anno 1998.

Non piu' solo centralinisti ma tecnici della comunicazione.

Non solo la musica per i ciechi ma i ciechi quali esperti tecnici del suono.

Per i ciechi e oltre i ciechi ci preme sottolineare l'attivita' di
prevenzione che partira' col prossimo anno. Il servizio, rivolto a tutta la
popolazione, vedra' il Cavazza centro di ricerca dei problemi visivi insieme
all'Universita' di Bologna e alla Regione Emilia Romagna.

I corsi formativi approntati dall'Istituto Cavazza in vista del nuovo anno,
presentano alcune interessanti novita'.

Ce le ha illustrate il Dottor Barbuto, Direttore dell'Istituto.

La prima riguarda l'entrata in funzione di un numero verde che consentira'
ai futuri centralinisti di svolgere un ruolo assai piu' costruttivo rispetto
al passato. Non si limiteranno piu' soltanto a fornire una connessione di
tipo tecnico ma l'obiettivo sara' quello di formare dei veri e propri
tecnologi della comunicazione, in grado di erogare un servizio informativo,
soddisfacendo le svariate richieste dell'utenza.

L'altro aspetto innovativo dei corsi riguarda invece l'ipotesi di affrontare
il discorso musicale, in chiave pero' completamente rinnovata rispetto al
passato. Un tempo infatti era stata avviata una collaborazione con il
Conservatorio, ora invece si fa strada l'idea di rivolgersi a tutti i non
vedenti interessati ai vari aspetti tecnici legati alla musica. Quindi si
trattera' di formare dei tecnici del suono, ma soprattutto di mettere i non
vedenti nelle condizioni di saper utilizzare le sofisticate apparecchiature
elettroniche di cui oggi la musica fa larghissimo uso. Da un lato si
rendera' necessario adeguare tali strumenti all'esigenza dei non vedenti,
dall'altro bisognera' insegnare ai non vedenti un corretto utilizzo delle
apparecchiature.

Un recente sondaggio tra non vedenti ha rilevato un notevole interesse nei
confronti di questo progetto e pertanto, una parte dei fondi europei
destinati all'Istituto Cavazza, verranno impiegati per l'organizzazione del
corso di musica.

Inoltre dal luglio scorso una legge, la n. 284/97 prevede un finanziamento a
tutte le regioni italiane per la realizzazione di attivita' finalizzate alla
prevenzione della cecita'. Tradotto in termini concreti, cio' significa
l'allestimento di ambulatori oculistici specialistici, il lancio di
iniziative ad ampio raggio come ad esempio uno screening di massa rivolto a
tutti gli alunni delle scuole elementari e medie, oppure alle grosse
concentrazioni aziendali, e infine la promozione di campagne attraverso i
media piu' importanti per rendere familiari i concetti di prevenzione e
profilassi delle malattie oculari.

Recenti statistiche individuano tra le principali cause della cecita', oltre
ad origini di natura patologica, gli incidenti sia in campo domestico,
allargato a quello scolastico, che industriale. Uno dei casi piu' tipici e'
il trauma, causato spesso da incidenti apparentemente banali, come la penna
infilata in un occhio, ma ci sono anche malattie oculari provocate da un uso
eccessivo del videoterminale e infatti e' stata promulgata una legge europea
che stabilisce un intervallo tra le ore di lavoro trascorse al computer.

In tante situazioni comunque una corretta informazione potrebbe evitare
estreme conseguenze.

A questo proposito e' in via di definizione una bozza di convenzione tra
l'Istituto di Ottica Fisiopatologica della Clinica Oculistica
dell'Universita' di Bologna, diretta dal Professor Meduri, l'Istituto
Cavazza e l'Assessorato alla Sanita' della Regione Emilia Romagna.
L'Istituto si impegna a fornire i locali oltre che il collegamento con le
sezioni ciechi dislocate sul territorio regionale, la Clinica le competenze
e l'esperienza maturata nel contatto con le persone non vedenti, alla
Regione toccherebbe l'onere di finanziare l'iniziativa.

L'obiettivo finale e' quello di rendere consapevole la popolazione della
necessita' di una maggiore attenzione rivolta ai problemi visivi: sono rari
i casi di persone che effettuano regolarmente gli esami della vista.

Analogamente come e' stato fatto in passato per la prevenzione dentale e di
certe forme tumorali particolarmente diffuse, si sta ora prendendo in
considerazione la possibilita' di promuovere delle campagne gratuite per il
controllo della vista.

Come sempre uno degli ostacoli piu' spinosi da affrontare e' quello di
carattere economico. L'Unione Europea infatti destina alle regioni
contributi per gli Enti di Formazione Professionale, tuttavia, poiche'
l'Emilia Romagna risulta essere una tra le regione piu' ricche, le quote
destinale ai progetti per i portatori di handicap non sono molto elevate. Il
contributo erogato all'Istituto Cavazza si aggira sui 700 milioni all'anno
cifra che viene ripartita tra il costo delle apparecchiature, il laboratorio
di informatica, i costi vivi per i docenti che in alcune fasi
dell'insegnamento devono essere due per ogni persona.Inoltre l'istituto deve
provvedere alla residenzialita' offerta a tutti i corsisti, molti dei quali
provengono da fuori Bologna.

Attualmente, per quanto riguarda il 1997, ci sono 16 persone iscritte al
corso per telefonisti e 19 per gli aspiranti programmatori.

Elisabetta Pasquali

VIE ALTERNATIVE DELLA PERCEZIONE CROMATICA

Il colore arricchisce la percezione visiva di contenuti informativi ed
emozionali.

Il riconoscimento delle forme e' assai facilitato o al contrario reso
difficoltoso a seconda delle loro caratteristiche cromatiche; il colore
interferisce con il nostro sistema limbico e neuroendocrino condizionando la
nostra sfera neurovegetativa.

Ai tropici l'illuminamento prolungato ricco di radiazioni della banda calda
dello spettro induce maturazione sessuale di quelle popolazioni assai piu'
precoce rispetto a quanto si verifica nelle popolazioni delle regioni
nordiche.

Aule colorate di giallo dissolvono l'attenzione degli scolari. La luce
verde-azzurra ha effetto sedativo, la luce rossa induce secrezioni di ormoni
surrenali, accentuando stadi eretistici ed ipertensivi.

La luce viva del mattino ha effetti compensatori delle turbe cerebrali dei
depressi.

Perche' il mondo appare colorato?

Il meccanismo iniziale e' determinato dalla interazione luce-materia: i
fotoni, costituenti la luce, incontrando gli atomi e le molecole ne
modificano l'assetto orbitale elettronico che riacquisendo i livelli
iniziali liberano energia di lunghezza d'onda correlata ai gradienti
energetici orbitali della sostanza.

Poiche' in ciascuna sostanza i livelli energetici orbitali differiscono,
ciascuna sostanza emettera' lunghezza d'onda diversa rispetto alle altre,
cio' che le conferira' peculiarita' cromatiche proprie.

Guardando il cielo vediamo in effetti l'energia fotonica emessa dalle
molecole d'aria colpite dalla luce solare. Il cielo appare azzurro in quanto
le molecole d'aria entrano in risonanza prevalentemente con lunghezza d'onda
della luce azzurra contenuta nello spettro solare e saranno quindi riemesse
con maggiore evidenza.

In altri termini la materia si comporta come un insieme di microscillatori
la cui risonanza di oscillazione e' condizionata dalla lunghezza d'onda,
cioe' dalla frequenza della luce che li colpisce.

La vibrazione risultera' ottimale per definite lunghezze d'onda della luce
incidente piu' ridotta o nulla per altre. Al diverso colore dei vari oggetti
corrisponde quindi una diversa emissione di fotoni a specifica lunghezza.

Le sostanze coloranti sono caratterizzate da sistemi atomici in cui gli
elettroni sono legati al nucleo da piu' deboli cariche energetiche e quindi
possono piu' facilmente dislocarsi in orbite piu' periferiche e sono per
tale ragione in grado di attivarsi sotto stimolo di luce a bassa frequenza,
cioe' con minor valore quantico.

Va precisato che a ogni frequenza corrisponde un contenuto energetico
diverso: piu' elevato per le altre lunghezze, piu' ridotto per le basse
frequenze.

Nella retina dell'occhio umano esistono cellule che contengono pigmenti
diversi in grado quindi di essere eccitati in maniera selettiva dalla luce
di diversa lunghezza d'onda. Di fatto esistono tre tipi di recettori per i
colori ed in particolare per il rosso, verde e blu. La completezza dello
spettro cromatico e' realizzata dalla combinazione di questi tre tipi di
stimoli.

Considerando che ciascun colore ha una sua vibrazione energetica risulta
possibile amplificarne elettronicamente il corrispettivo vibrazionale di
ciascuna banda cromatica con livelli tali da renderli apticamente
apprezzabili ed ancora tradurli in stimoli calorici o sonori.

Le sperimentazioni al riguardo risultano assai promettenti.

Il passo successivo, assai affascinante, e' l'analisi degli aspetti
psico-sensoriali di stimoli sonori o aptici traduzione di specifici colori.

In altri termini valutare ad esempio se le modificazioni bioumorali
conseguenti ad eccitamenti visivi con luce rossa siano riproposte da
sensazioni tattili o sonore tradotte; se l'attivazione PET della corteccia
deputata alla visione del colore ne risulti egualmente attivata.

Per credere nell'esistenza di un giardino,
di una strada, di un bar, di una terrazza sul mare,
non e' necessario vedere.

VEDERE PER CREDERE?

Dio quanta luce! Che fastidio. Capita, a volte, di dire cose impensabili, di
rappresentare con il linguaggio sensazioni impreviste e un po' sconcertanti.

Al termine dell'itinerario affrontato all'interno della Mostra Dialogo nel
buio, il ritorno alla luce e' stato percepito, da me e da altri
partecipanti, come un disturbo.

Se si considera che non avevo, ne' ho, l'intenzione di esaltare il
privilegio e i vantaggi della cecita', si deve convenire che
quell'itinerario al buio di turbamenti ne deve avere creati un bel po'.

Viviamo in una societa' molto organizzata, che ci garantisce dal rischio e
dalle difficolta' che le situazioni ignote possono creare. E' indubbiamente
un vantaggio, non e' certo logico sputarci sopra. L'esaltazione del noto e
dei sensi piu' utili per orizzontarvicisi, va, pero', a discapito di altre
possibilita', che finiscono per rimanere inutilizzate e semiatrofizzate.

Il sorprendente e inatteso e' per lo piu' vissuto indirettamente, tramite i
mass media. Si tratta di un'esperienza superficiale, magari spettacolare
nella sua rappresentazione, comunque lontana dall'intensita' di un'emozione
che coinvolga, e sconvolga, in prima persona.

Si calzano, bene o male, i panni dello spettatore, non quelli dell'attore.
Nel caso, poi, di una sensazione sgradevole, e' sempre possibile cambiare
canale.

Entrare nel buio, con i propri piedi e con in mano un bastone da non
vedente, e' stata un'immersione in una dimensione altra.

Altra, perche' coinvolgente fino alla punta dei capelli.

Altra, perche' i punti di riferimento abituali erano scomparsi. Altra,
perche' bisognava fare, non si poteva cambiare canale.

Altra, perche' si dovevano attivare capacita' solitamente non utilizzate.

Altra, perche' si trattava di fare i conti con il proprio coraggio e la
necessita' d'inventare.

Il primo ambiente in cui muoversi da non vedenti, cioe' al buio totale, e'
stato un giardino pubblico. Dopo un attimo di adattamento, la capacita' di
conoscere delle mani, con e senza bastone, dei piedi e delle orecchie ha
preso il sopravvento, fornendo la possibilita' di camminare e spostarsi
evitando gli ostacoli. A ridimensionare la facilita' dell'approccio
iniziale, dell'idillio che il canto degli uccelli e lo scrosciare delle
acque aveva creato, ha provveduto l'ambiente cittadino.

L'assordante rumore del traffico automobilistico e aereo ha frastornato le
nuove sensibilita' appena attivate, l'attraversamento stradale ha provocato
dei momenti di vero panico.

I componenti del mio gruppo si sono ritrovati abbracciati in prossimita' del
passaggio pedonale, riluttanti all'idea di fare il primo passo. L'intoppo si
e' risolto in virtu' di decise strattonate, operate dal non vedente che
fungeva da guida.

Il terzo ambiente e' stato un bar, gestito da una ragazza non vedente. E'
stato possibile consumare, pagare e fare due chiacchiere, come si fa di
solito tra amici e conoscenti. Qui, a causa dell'estr-oversione della
barista e del sollievo per gli scampati pericoli da traffico, l'euforia e la
celia chiassosa hanno preso la preminenza. Si sono scoperte ascen-denze
regionali comuni, si e' ironizzato sulle reciproche altezze che il buio
impediva di verificare, sono state tentate delle sm-accate frodi nel
pagamento della consumazione e nella distribuzione dei resti, ci si e'
insultati con finta e calcolata insolenza. Ci si e' salutati stringendosi la
mano nel buio e, sorpresa, trovandola di primo acchito.

C'e' stata poi l'esperienza della terrazza sul mare, dove il rumore delle
onde e il grido dei gabbiani non sono riusciti a fugare qualche timore,
dovuto all'assenza di precisi punti di riferimento.

Scendere e salire le scale non ha comportato dei pericoli; dopo quaranta
minuti di buio, l'approccio alle scale si e' rivelato supponente e
spocchioso.

Infine l'uscita e il confronto con gli altri partecipanti.

Non ho resistito, lo confesso. Non ho resistito a tenere quest'esperienza
solo per me.

Tornato a Bologna, ho iniziato a tampellare gli alunni e i docenti
dell'Istituto Aldrovandi - Rubbiani, dove insegno, finche' non siamo partiti
per Roma, stavolta in tanti.

Eravamo tanti, motivati e paganti. Quest'ultimo elemento e' proprio quello
che merita un'attenta e preliminare considerazione.

Trattandosi di una visita d'istruzione al di fuori della programmazione gia'
effettuata, fondi d'istituto a cui attingere non ce n'erano, sicche' i
ragazzi hanno sostenuto, di tasca propria, sia le spese del viaggio che
quelle d'ingresso alla Mostra.

Siamo partiti alle ore 7.00 e siamo ritornati alle 23.00, con dieci ore di
pullman. Chapeau!, direbbero i francesi. E gli italiani?

Purtroppo siamo abituati alle verifiche di maniera, esemplificate
mac-chiettisticamente dall'aneddoto dell'ufficiale che assaggia il cibo per
la truppa.

La risposta e' stereotipa: ottimo e abbondante.

Chi potra' credermi se affermo che c'e' stato un forte coinvolgimento
emotivo?

Chi potra' credermi se affermo che alcuni alunni erano talmente scossi da
chiudersi nel silenzio? Chi potra' credermi se affermo che altri erano cosi'
entusiasmati da chiedere un'ulteriore visita? Come posso io stesso credere
che tutto e' stato ottimo e abbondante?

Il proverbio dice vedere per credere. A Roma abbiamo fatto un'esperienza
particolare: ci siamo resi conto che per credere nell'esistenza di un
giardino, di una strada, di un bar, di una terrazza sul mare, non e'
necessario vedere.

Sandro Santori

Il viaggio nell'oscurita' e' incominciato anche per noi...

E' risaputo che se in una conversazione ci sono particolari che attraggono e
incuriosiscono, si partecipa piu' attivamente, e' quello che noi abbiamo
fatto quando un nostro prof. ci ha raccontato di una sua esperienza avuta
durante le vacanze di Pasqua. Siamo cosi venute a conoscenza della mostra
che si stava tenendo a Roma, dal nome Dialogo nel buio.

Abbiamo cercato di informarci sullo scopo di tale manifestazione, ne abbiamo
discusso, ma non credevamo certo che di li' a poco avremmo partecipato a
quella mostra che ci era parsa molto strana.

Il giorno della partenza eravamo emozionate e incuriosite, non sapevamo
esattamente cosa ci aspettasse, cosi' durante il viaggio abbiamo provato ad
immaginare come sarebbe stata questa esperienza.

Con il senno di poi, possiamo affermare che le nostre fantasie sono state
superate dalla realta'.

Scese dal pullman, siamo entrate nel Palazzo della civilta' italiana,
abbiamo pagato il biglietto e siamo state separate in due gruppi diversi:
l'ingresso era scaglionato.

L'attesa si e' rivelata straziante. Aspettavamo l'uscita degli altri ragazzi
e ragazze per sapere che cosa avevano visto, se veramente era tutto buio,
senza neanche una piccola luce, perche' il buio totale, come si sa, fa
paura, rende insicuri e indifesi.

Poi... il viaggio nell'oscurita' e' incominciato anche per noi.

Prima di entrare nel tunnel ci hanno presentato la nostra guida, un non
vedente, e siamo state fornite di un bastone, per poterci orientare meglio.

La luce andava via via scomparendo, finche' non ci siamo trovate nel buio
totale.

All'inizio abbiamo avuto forti fitte allo stomaco e ci chiamavamo
continuamente; spesso ci urtavamo e questo dava la possibilita' di
familiarizzare, visto che il prof. aveva sadicamente formato gruppi di
persone che si conoscevano poco.

Tante sono state le domande poste alla guida, l'unica persona che veramente
ci dava sicurezza.

Ci siamo sentite perdute, non avevamo la cognizione del tempo perche' gli
orologi erano stati depositati in anticamera, non riuscivamo a distinguere
in quale luogo fossimo, tentavamo di capirlo attraverso i rumori e cercavamo
di captare qualsiasi cosa potesse facilitare l'orientamento.

Il panico ci ha accompagnato per tutto il tragitto, anche se l'esperienza si
stava dimostrando valida e interessante, e cio' aumentava la nostra
curiosita'.

Parli con me ? Ma dove siamo? Dio, mi sono persa! Io non vedo niente.
Porca... Scusa, scusa Mi stai pestando i piedi! Non starmi addosso Lo
sapevo, lo sapevo.

Sono state queste le affermazioni piu' ascoltate all'interno del percorso.

Quasi mai siamo riuscite ad orientarci, cercavamo appoggio nelle altre
persone chiamando spesso la nostra guida, punto principale di riferimento.

Abbiamo cercato di percepire quello che stava accadendo, ascoltando con
attenzione e toccando tutto e tutti, per orientarci meglio e per sentirci
piu' sicuri, tentando di accantonare il disagio.

Non si possono spiegare esattamente quali emozioni e quali sensazioni
abbiamo provato, erano contrastanti tra di loro, erano intense e
angoscianti. Si fa, a tutt'oggi, fatica a descriverle.

Qualcuno ha domandato se e' valsa la pena di fare un'esperienza del genere o
se e' stato un modo come un altro per saltare un giorno di scuola.

La nostra risposta e' stata molto semplice: alzarsi alle cinque del mattino,
affrontare dieci ore di viaggio in pullman senza visitare Roma, pagare tutto
di tasca nostra per vedere una mostra...

O si e' masochisti o si e' interessati, da questo dilemma non si esce.

O si e' soddisfatti o si e' insoddisfatti, solo questa puo' essere la
valutazione finale.

Noi non abbiamo rimpianti per i costi sostenuti, per di piu' abbiamo capito
il motivo della tanta insistenza con cui il prof. ha cercato di organizzare
il viaggio.

Ci sentiamo di ringraziare lui, la scuola, gli organizzatori di Dialogo nel
buio, per la possibilita' che ci hanno fornito di scoprire una realta' che
non avremmo avuto la possibilita' di avvicinare.

Una organizzazione tecnologica di qualita' e' senza dubbio poco utile se non
porta a vivere con gli altri ma in isole autarchiche.

ESPERIENZE A CONFRONTO

Docente della Cattedra di Metodologia della ricerca pedagogica, Universita'
degli Studi di Bologna

Nell'ambito degli scambi di ricerca che ormai da piu' di cinque anni ho con
i colleghi del Giappone 1 quest'anno e' venuto il dott. Naoyukj Yoshizumi
psicologo clinico (Chief Clinical Psychologist) del Kitakyushu Sogo Ryoiku
Center (Medical and Treatment Center For Handicapped Children) di Kitakyushu
City, e' venuto in Italia (dopo essere stato negli Stati Uniti e prima di
andare in Svizzera e Germania) per vedere situazioni in cui si svolgono
concretamente progetti di integrazione.

E' tipico degli Istituti di Ricerca e Universita' con cui ho contatti di
lavoro in Giappone, far visitare dai loro esperti, le diverse realta', in
cui esperienze su analoghe problematiche si svolgono.

L'osservare in situazione, l'essere nei contesti, nelle circostanze,
l'ascoltare le diverse opinioni di chi sta vivendo l'esperienza in prima
persona, fa parte di una metodologia comparativa che permette
successivamente, una volta che il ricercatore e' tornato, di riflettere
confrontandosi con i colleghi che per cosi' dire sono restati a casa o che
sono andati a visitare altre esperienze analoghe.

Il comparare, il ragionare sulle differenze, il rivedere situazioni,
immagini (utilizzano molto sia la macchina fotografica che la telecamera),
e' un metodo di lavoro che si puo' definire dell'etnografo moderno. Non dare
dei giudizi a priori, affrettati, evitare di stabilire senza una ponderata
riflessione che un'esperienza, una situazione, un modello educativo e'
migliore di un altro, senza aver meditato, senza aver completato l'indagine,
senza essersi consultato con altri esperti, puo' significare, in questo
stile di lavoro, evitare il rischio di non comprendere l'autenticita'
dell'esperienza altrui.

Tale modo di procedere propone il comprendere ed utilizzare l'importanza e
la potenza dell'originalita' e della diversita'.

I colleghi giapponesi che io conosco, sono dei rigorosi osservatori e
documentaristi capaci, si presentano modestamente come poco informati,
curiosi, pronti ad apprezzare le esperienze nella loro parte positiva, non
sono critici ma desiderosi di capire e sapere.

Sottolineare ed evidenziare i dati positivi e puntare sulle esperienze
riuscite e' l'ambito di approfondimento che i colleghi giapponesi
prediligono.

L'attenzione alle esperienze Italiane di integrazione (specialmente a quelle
riuscite, e' stato ed e' per i miei colleghi motivo di grande curiosita'
scientifica ed umana). "...L'integrazione in Italia, nelle scuole che
abbiamo visitato e per quanto abbiamo visto - essi dicono - e' una
esperienza meravigliosa, incredibile, con grande semplicita' e potenza (che
per i Giapponesi forse significa anche con bassi costi), gli insegnanti
italiani, con tutti i problemi che ha la scuola in Italia, riescono
meravigliosamente ad ottenere risultati eccezionali sia sul piano
scientifico che su quello affettivo.

Un bambino con deficit integrato nella scuola in Italia, non e' solo capace,
competente, ma e' un bambino. Mantiene cioe' quella brillantezza, quel brio,
ha gli occhi attenti e l'espressione serena e curiosa".

Nel corso delle visite alle istituzioni educative, il collega dott. Naoyukj
Yoshizumi si e' incontrato presso l'Istituto Cavazza con il dott. Ernesto
Dini (Presidente dell'Unione Italiana Ciechi - BO) ed e' rimasto colpito dal
suo ruolo e dalla sua personalita' (in Giappone ci ha detto il dott. Naoyukj
Yoshizumi i non vedenti non hanno ruoli alti) e nella successiva sua
permanenza, per le strade di Bologna ha potuto osservare persone cieche
camminare con grande autonomia ed in modo disinvolto, prendere l'autobus,
muoversi agevolmente in stazione, ...chiacchierando e ridendo (la serenita'
e' tenuta molto in considerazione come indicatore delle stato di benessere
psicologico e di qualita' della vita), senza quegli innumerevoli segnali
elettronici, acustici e tattili di cui sono iperfornite le citta'
giapponesi, si e' chiesto come fanno e come e' possibile girare cosi'
disinvoltamente senza una organizzazione ambientale di sostegno.2

Queste osservazioni hanno indotto il collega giapponese a chiedermi di
ritornare all'Istituto Cavazza per una seconda volta.

L'incontro con il Dott. Ernesto Dini, con il Dott. Mario Barbuto (Direttore
Istituto F. Cavazza), con la Dott.ssa Mirela Barbat 3 e il Prof. Antonio
Marchello (capo redattore della rivista Vedere Oltre) l'ascoltare il
percorso storico, da lui chiesto, dell'U.I.C. e dell'Istituto F. Cavazza, le
esperienze e le iniziative formative, educative e sociali lo hanno
affascinato sino al punto che quando gli e' stato chiesto di esperienze
simili, nel suo paese, non e' stato molto espansivo, si e' limitato a dire
che una organizzazione tecnologica di qualita' e' senza dubbio poco utile
senza l'integrazione scolastica, sociale e culturale.

Le riflessioni con i colleghi giapponesi spesso ci fanno soffermare sui
rischi che un'elevata tecnologia ed organizzazione puo' determinare se non
e' di pari passo rispettosa dell'uomo, della sua originalita', identita',
dei suoi difetti e debolezze.

Le riflessioni portano a riconoscere che i sostegni tecnologici ed
organizzativi estremamente avanzati se non propongono un ruolo attivo da
parte della persona definita con esigenze particolari, rischiano di far
vivere in solitudine e, che l'esasperazione di una autonomia tecnologica non
porta a vivere con gli altri ma in isole autarchiche.

Nell'incontro con Dini e Barbuto si sono tratteggiati i punti forti del
percorso storico dell'U.I.C. e dell'Istituto F. Cavazza di Bologna ed e'
emerso come, le conquiste sociali, culturali e politiche, fossero il
risultato della volonta', dell'impegno, delle competenze e della maturita'
degli stessi non vedenti, non il risultato di un mero intervento
assistenziale fatto da altri, ma il risultato delle capacita' culturali, di
analisi critica e progettuale degli stessi non vedenti.

Il fatto di essere gli stessi ciechi protagonisti, organizzatori,
provocatori, progettatori di occasioni formative, sociali, culturali e
politiche, ha sbalordito il collega dott. Naoyukj Yoshizumi e, quando la
riflessione e' stata approfondita, e' emerso che i progetti non hanno
prodotto qualita' solo per i non vedenti ma per tutti, ed ha spostato
l'attenzione e la valutazione del collega giapponese, da un pensiero rivolto
ad aiutare le persone cieche, a come usufruire delle esperienze e delle
competenze di questi per migliorare la qualita' di vita per tutti. Il
collega giapponese e' passato da una posizione che pensa i ciechi come
coloro che necessitano di qualcuno che pensi a loro, di esperti che gli
organizzano la vita nel modo migliore, a scoprire nell'esperienza Italiana,
un non vedente con capacita' attive e critiche che nel suo sforzo
progettuale non pensa solo a se stesso, ma delinea ed orienta le sue ipotesi
in una dimensione ampia e complessa che coinvolge una visione politica e
sociale per una migliore qualita' della vita per tutti.

E' proprio su queste argomentazioni che l'occasionale incontro con il
collega dott. Naoyukj Yoshizumi ha fatto emergere che dovremmo riflettere e,
penso che sia necessario ripensare a quelle esperienze, quegli interventi e
quei programmi che hanno caratterizzato in positivo la tradizione delle
Istituzioni per i ciechi in Italia, quelle conoscenze, iniziative,
avvenimenti che hanno prodotto alta qualita' per, partendo da questi,
produrre un salto in avanti di cui tutte le Istituzioni oggi necessitano,
coniugando in un progetto integrato ed innovatore, i valori positivi della
tradizione con le nuove possibilita' e prospettive: una trasformazione
profonda con una storia rilevante e autorevole.

1.Per cinque anni sono stato invitato a partecipare dal "National Institut
of Special Education" di Yokosuka -Japan- meeting internazionali,sulle
problematiche dell'integrazione: veri e propri laboratori di analisi e
riflessione formati da ricercatori di tutto il mondo che, per circa un mese
di studi, verificano, confrontano e valutano i progetti di integrazione
avendo quale elemento analizzatore centrale la qualita' della vita che le
diverse culture, nazioni, politiche, progetti educativi, ...propongono alle
persone "con bisogni particolari" (e' questa la definizione che il National
Institute of Special Education di Yolosuka utilizza).

2 Le citta', Giapponesi che ho visitato sono iperorganizzate per i ciechi,
le stazioni ferroviarie, le metropolitane, i veicoli pubblici, ...., hanno
numerosi e suggestivi segnali sonori e tattili con differenti suoni e forme
in modo da sostenere il privo della vista nell'orientamento, nei pericoli
del traffico... Un'attenzione ed organizzazione di sostegno, meticolosa,
attenta ai particolari, quello che mi e' risultato strano e' stato il fatto
che vi erano pochi ciechi in giro.

3 Psicologa dell'Universita' di Cluj-Wapoca (Romania), in Italia con un
Progetto TEMPUS, per un Master in "Educazione Integrata", presso la mia
Cattedra di Metodologia della ricerca pedagogica.

TUTTI INSIEME, APPASSIONTAMENTE, DI FRONTE, ALLA TV

Ciechi davanti alla Tv. Sembra una contraddizione ma non lo e'.

Da almeno cinque anni infatti, pur in modo discontinuo, Raidue e Radiouno
portano avanti una proficua collaborazione per consentire a non vedenti e a
ipovedenti di poter seguire programmi televisivi. Semplice il meccanismo. Il
programma Tv viene raccontanto per radio. Uno speaker-narratore legge i
titoli di testa e racconta quelle parti del programma dove l'immagine e'
dominante e dove il semplice ascolto del dialogo non aiuta a capire lo
sviluppo dell'azione.

Mantenendo inalterata la colonna sonora, lo sepeaker-narratore si inserisce
nei vuoti di dialogo, ricrea clima e atmosfere della trasmissione, spiega i
cambiamenti di scena, illustra gli ambienti, presenta i personaggi che
intervengono nell'azione e cosi via.

LA TV PER NON VENDENTI

La colonna sonora speciale viene messa in onda da Radiouno, in sincrono con
la trasmissione televisiva. In questo modo, togliendo l'audio
all'apparecchio televisivo, i non vedenti possono sentire il programma
attraverso la radio. Se il non vendente vuole assistere al programma insieme
ai familiari, bastera' che utilizzi una cuffia collegata all'apparecchio
radiofonico. Non disturbera' nessuno e si potra' godere tranquillamente il
programma stando in poltrona o magari commentando con gli altri gli sviluppi
della vicenda narrata. L'iniziativa ha avuto un'accoglienza molto
favorevole. E' iniziata nel 1992 con la trasmissione di alcuni importanti
film in prima serata ed e' poi proseguita con la serie Amico mio.

Ma il vero successo di ascolti si e' avuto con la serie de L'ispettore
Derrick, da anni tradizionale appuntamento del lunedi' su Raidue.

Se l'esperimento funziona perche' dunque non estendere il servizio di Tv per
non vedenti anche ad altre trasmissioni?

L'obiezione e' la solita: ogni servizio ha un costo.

La Rai ha calcolato in circa 8 milioni e mezzo all'ora il costo di
realizzazione della colonna sonora. Su questo settore nell'96 sono stati
investiti quasi 500 milioni. E' molto? E' poco? Certo si puo' fare di piu'.

777, IL NUMERO AMICO

Per i sordomuti per esempio da anni e' sviluppato il servizio con la
sottotitolazione di diversi programmi (con la famosa pagina 777 sul
Televideo). E sempre con il Televideo anche i sordomuti possono seguire
tutte le principali informazioni e le notizie utili. Da un paio d'anni
inoltre si sperimenta la sottotitolazione in diretta per rispondere alla
domanda sempre forte di informazione giornalistica, con particolare
riferimento ai telegiornali.

UGUALI MA DIVERSI

Sia per i nonvedenti che per i sordomuti si tratta di servizi sempre piu'
essenziali per poter meglio vivere nell'uguaglianza la propria diversita'.

Per la Rai si tratta invece di qualificare ulteriormente la propria offerta
rispondendo sempre meglio al proprio ruolo di servizio pubblico.

CORNO ALLE SCALE: IL GIGANTE DELLA MONTAGNA BOLOGNESE

Due vette - Giorgina, con i suoi 1927 metri, e Sofia, che la supera di 12
metri e sulla quale sorgono una grande croce metallica - fanno da damigella
a lui: quel Corno che da' il nome a tutto il massiccio e che ha il primato
di essere la piu' alta vetta dell'Appennino bolognese (raggiungendo quota
1945) assomma quella di essere la palestra dove Alberto Tomba ha
sperimentato ed affinato le sue doti atletiche e dove le mantiene con gli
allenamenti.

Il Corno alle Scale deve il proprio nome alla sua parete orientale con le
caratteristiche stratificazioni affioranti, vere balze rocciose che
vagamente ricordano i gradoni di una scala: le scalacce, appunto.

Pochi chilometri da Bologna (una settantina circa) e, seguendo le valli del
Reno e, poi, del Silla si raggiunge la meta: le conche glaciali
dell'anfiteatro costituito dalle cime del Corno, del Cornaccio (m. 1881) e
dello Spigolino (m. 1827). Una zona talmente bella e ricca dal punto di
vista ambientale da essere stata costituta - nel 1988 - Parco regionale:
sono circa 5.000 ettari coperti in gran parte di faggeto, castagneti, e
boschi misti di latifoglie e conifera, e tutti in un solo comune, quello di
Lizzano in Belvedere. E' proprio da qui che, percorrendo la statale 324 del
Passo delle Radici, si puo' agevolmente arrivare al Corno alle Scale dalla
cui cima il panorama e' vastissimo: fino al Tirreno, alle Val d'Arno, alla
pianura padana, alle Alpi orientali e, eccezionalmente, fino all'Adriatico.

Il maggior vanto del Corno e del suo comprensorio e' senz'altro quello di
essere uno dei complessi sciistici piu' attrezzati dell'Appennino
settentrionale: dai 1945 metri della vetta scendono a ventaglio piu' di 40
chilometri di piste da discesa, a tutti i livelli di difficolta',
stupendamente innevate, attrezzate con piu' di dieci impianti di risalita e
corredate da un'ottima scuola di sci; e per gli amanti del fondo, tre piste
immerse in itinerari di grande bellezza.

Quello del Corno, pero', e' un comprensorio per tutte le stagioni, ricco di
interessi e richiami: singolarita' geologiche e mineralogiche; diverse
rarita' di flora; presenze faunistiche altrove non piu' frequenti ( come la
salamandra, il geotritone, l'aquila reale e l'arvicola delle nevi); le
innumerevoli cascate d'acqua (come quelle spettacolari del Dardagna o quelle
selvagge dell'Orrido di Tanamalia), e le testimonianze della vita dei luoghi
di queste montagne, ben visibili nei tanti superstiti borghi e nelle case di
pietra presenti un po' ovunque, oppure nei luoghi della religiosita'
popolare, come il celebre Santuario della Madonna dell'Acero, tipico esempio
di architettura spontanea dell'alta montagna: sorge ove leggenda vuole che
la Madonna sia apparsa a due pastorelli, salvandoli da una bufera di neve;
risale al XVI secolo e vi si conserva, fra l'altro, un gruppo ligneo
ex-voto, detto I Brunori, perche' fatto eseguire dalla famiglia di Brunetto
Brunori miracolosamente scampato alla morte nella battaglia di Gavinana del
3 agosto 1530.

Paola Rubbi

Nuovo centro di documentazione didattica al Cavazza

La Biblioteca Italiana per i ciechi "Regina Margherita" di Monza ha
istituito sul territorio nazionale una rete di Centri di Documentazione
Tiflodidattica, didattica dei non vedenti, (Legge 52/1994), per offrire agli
alunni minorati della vista, alle loro famiglie, agli insegnanti e a quanti
operano nell'ambito dell'integrazione scolastica la piu' ampia informazione
sul materiale didattico speciale da essa fornito.

In Emilia-Romagna il Centro di Documentazione Tiflodidattica e' stato
allestito a Bologna, presso l'Istituto Francesco Cavazza, in Via Castiglione
71 - Tel /Fax 051/6448472.

Scopo del Centro e' quello di soddisfare qualsiasi richiesta inerente la
conoscenza diretta o documentale dei sussidi tiflodidattici e degli ausili
informatici; di illustrare le finalita' e le modalita' di utilizzazione di
detto materiale; di fornire indicazioni bibliografiche, riguardanti il
settore tiflologico.

La responsabile del Centro, dott.ssa Nicoletta Grassi sara' lieta di
incontrare e conoscere quanti siano interessati a visitare il Centro stesso
e ad avere la piu' ampia ed esaustiva informazione sul materiale didattico
speciale.

 

Contatti

Contatti:
Tel: +39 051.33.20.90 -  Fax: +39  051.33.26.09

Mail: istituto@cavazza.it

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