Lettera a Serena

Ritrovare il valore della vita attraverso il racconto di chi ha vissuto la guerra
Francesco Nicolini

Il 22 dicembre 2017, nell’ ambito del progetto “Viole a Sigmundsherberg”, si è tenuta a Pesaro la mostra “Briciole e Nostalgia, il Natale di cento anni fa nel lager di Sigmundsherberg”.

Gli studenti dell’ Istituto “S. Marta – G. Branca” di Pesaro, hanno testimoniato, con fotografie e letture, l’esperienza vissuta durante la visita, del 2 di novembre 2017, al cimitero Italiano della Grande Guerra del lager di Sigmundsherberg in Austria.

In questo lager fu rinchiuso, a novembre del 1917, mio nonno materno, Cermaria Elmo. Al link la registrazione dell’ evento: https://m.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=IHIfaCj85HE

È stata la prima volta, in un secolo, che dei ragazzi di una scuola Italiana hanno visitato questo lager ed il suo camposanto. Aurelio Slataper, nipote di Scipio Slataper, in apertura della presentazione a Trieste del libro con la storia di mio nonno (Forte Verena, 24 maggio 1915 ore 4 - Trilogia della Grande Guerra), ha esordito: “La trilogia di Francesco Nicolini è un mosaico composito i cui tasselli restituiscono con grande immediatezza e profonda commozione il ricordo che il nipote ha del nonno, ma non solo. Restituiscono il ricordo di una società contadina che, emarginata dalla modernità, è tuttavia la fonte stessa da cui la società italiana ha tratto la forza materiale e morale per il suo progresso. Inoltre la trilogia di Francesco ci riporta, attraverso il filtro del ricordo, a riflettere sulla distanza che corre tra la storiografia ufficiale e la realtà dei fatti".

Sigmundsherberg - Ricostruzione del lager che si trova nel museo ferroviario della cittadinaAurelio Slataper ha concluso il suo intervento dicendo “La storia sociale sta ribaltando l’immagine della Grande Guerra con una narrazione della “guerra dei poveri” molto diversa dalla “guerra dei Generali”. Questa narrazione, a cui la memoria del nonno Peppe appartiene, costituisce il controcanto della letteratura celebrativa che il recente Centenario ci ha servito”.

Alcune considerazioni: in questi anni abbiamo visto il proliferare dell’Individualismo unito al Narcisismo, all’ Onnipotenza del desiderio senza limite come elementi funzionali alla nostra società dei consumi. Da un lato si è diffuso il senso di una libertà sconfinata, dall’altra proprio questo ha creato dissesti, scompensi, effetti perversi (come dicono i sociologi) che si accompagnano non di rado ad un clima di angoscia, ad una certa fatica ad essere se stessi ed a trovare un senso al proprio esistere. Questo capita spesso a chi non riconosce l’ importanza della Memoria, condannandosi da solo all’ ignoranza ed alla negazione di se stesso. Attraverso la Memoria ritroviamo le tante parti e diverse influenze che coesistono in noi e che danno un senso e sostanza alla nostra irripetibile vita. La storia del nonno mi aiuta a riconoscere ciò che conta nella vita: il nonno mi raccontava della sua guerra, della sua paura di morire, per insegnarmi a non aver paura di vivere, mi diceva: “fai il tuo dovere e non aver paura di niente”. Con il tempo i suoi insegnamenti, mi stanno aiutando a superare le mie continue e tante debolezze, le difficoltà della vita ed a individuarne i Valori. Il racconto del nonno è quindi portatore di senso nella mia esistenza; portatore di uno sguardo sul mondo; diventa il mio Mito; un racconto unico ed indelebile che entra a far parte della mia vita; del mio “bios”; della mia biografia. Se ci pensiamo, tutti noi come individui, continuiamo a crescere, attraverso le relazioni, il linguaggio ed i racconti di altri, di altre vite e, in questi contesti, con questi “materiali”, moduliamo continuamente la nostra vita, come meglio possiamo, impariamo ogni giorno a stare al mondo, a trovare il nostro posto nel mondo. La mancanza di un passato, fu riconosciuta da numerosi psichiatri e psicoterapeuti, come un problema caratteristico dei tedeschi della generazione del secondo dopoguerra. Sammy Speier, psicoanalista, scriveva "Dopo Auschwitz (in Germania) non c’ è più nessuna tradizione narrativa, non c’ è quasi più genitore o nonno che faccia sedere un bambino sulle sue ginocchia e gli racconti la vita dei tempi andati. I bambini hanno bisogno di fiabe, ma non è meno essenziale che abbiano dei genitori che raccontino loro la vita che hanno vissuto, affinchè possano stabilire un rapporto con il passato".

La viola di Sigmundsherberg

Dialogare anche a distanza – come ho cercato di fare in questo libro - con le altre generazioni, può servirci in molti modi, ognuno può trovarvi un significato suo. A me è servito a ripensare il senso del limite, che i nostri Padri certamente avevano più chiaro di noi, il limite del rispetto degli altri, delle regole per la convivenza, il vincolo e il valore del bene comune. Mi è anche servito a ritrovare – attraverso il racconto di quelli che hanno vissuto le guerre e sono miracolosamente sopravvissuti – il semplice valore della vita, dello stare al mondo, che non ha bisogno di altra giustificazione e che vale in sé stesso. È “il nudo piacere di esistere” in cui prevale il semplice essere Persone, in cui passa in secondo piano ciò che non è davvero necessario, ad esempio quella forzatura a consumare il superfluo o quel primato delle prestazioni, della competizione, che ci rende tutti dipendenti, e che snatura il senso stesso della nostra libertà trasformandola in un desiderio di AVERE piuttosto che di ESSERE, in una brama di POSSESSO che è, nella sua natura, così affine alle tetre ragioni della GUERRA. Scriveva Aristotele: “la memoria è lo scriba dell’anima”. Il libro “Forte Verena 24 Maggio 1915 ore 4 – Trilogia della Grande Guerra” è nato da fogli di vecchi calendari contenenti il manoscritto del nonno Peppe: ”fai sapere cosa abbiamo fatto per l’ Italia… ” mi disse, consegnandomi nel 1978 il suo manoscritto, a Modena, nel giorno del mio matrimonio. Sono i ricordi della sua Grande Guerra, la sua anima, che il nonno mi regalò. Dentro questa anima corrono i ricordi dell’ infanzia di un bambino, Checco (così mi chiamavano quando ero piccolo), ricordi rischiarati dalla debolissima fiamma di una lampada ad olio, che ancora conservo. Corrono, attraversando l’ inferno, i tre anni di guerra raccontati dal nonno, i suoi vent’anni.

Sigmundsherberg - Viole di campo fiorite nel prato del cimitero di Guerra Italiano del lagerCorre Checco da solo, diventato grande, per mezza Europa, sulle tracce di suo nonno e si ferma in Austria, incredulo, ammutolito, con un nodo alla gola, si inginocchia sul prato di un camposanto di guerra Italiano di uno sconosciuto lager dell’ impero austro-ungarico, a dire una preghiera per gli amici del nonno che non ce l’ hanno fatta a tornare a casa, rimasti là dimenticati da tutti, nudi nelle loro fosse comuni, coperti a Primavera da un manto di migliaia di viole di campo: umili, nascoste, come quei ragazzi. È il lager di Sigmundsherberg, in Austria che precederà gli altri due lager in cui mio nonno fu deportato ai lavori forzati: Josikafalvain Transilvania, Vinkovci, in Croazia. Mio nonno cento anni fa, dopo essere stato numerato e schedato, ha passato il Natale nel lager di Sigmundsherberg, spogliato dei suoi vestiti e vestito di carta, prigioniero, assillato da una cupa e dolorosissima Nostalgia di sua madre, pensando a cosa amorevolmente avrebbe preparato per lui, mentre divideva in quattro parti una pagnottina di pane nero “che strideva sotto i denti” con tre suoi amici, pesando con una bilancina di legno anche le Briciole, dormendo per terra, senza paglia, abbracciato ai suoi compagni per non morire di freddo peggio di una bestia! L’ Italia non sa nulla della storia sociale della povera gente italiana che non aveva né confini né nazioni né ideologie, ma che erano solo uomini.

Estratto del manoscritto con i ricordi del nonno Peppe, al secolo Cermaria Elmo: vecchi fogli di calendari del 1974 e del 1977, consegnati al nipote Francesco Nicolini come regalo di matrimonioUno di questi uomini, con la divisa del “nemico” ma che parlava italiano alzò mio nonno, prigioniero, scaraventato a terra, che piangeva per la disperazione e per la fame gli diede una pagnotta di pane per sfamarsi: più che fratelli con divise diverse, divise che non avrebbero mai voluto indossare, fucili che non avrebbero mai voluto imbracciare, baionette che non avrebbero mai voluto puntarsi addosso. Il 2 di novembre del 2017, in Austria abbiamo regalato agli abitanti di Sigmundsherberg, accorsi curiosi all’arrivo “dei ragazzi Italiani” nel cimitero del lager, delle viole di ceramica, come questa che porto sul cuore, spiegando loro che per noi sono il simbolo di ogni soldato italiano caduto e dimenticato: gli abitanti di Sigmundsherberg, avevano gli occhi pieni di lacrime e hanno gridato, sull’attenti davanti alla nostra bandiera, assieme al loro Sindaco, “Viva Italia”, fino a commuoverci! Abbiamo pianto insieme! Italiani ed Austriaci non lo avevano mai fatto prima! A Natale 2017 ho mandato i miei auguri al Borgomastro di Sigmundsherberg, Franz Goed, che in segno di rispetto per il nostro Paese, mi ha risposto in italiano: "Mio caro amico Francesco! Grazie per le tue parole commoventi. Lo scorso fine settimana ho avuto molte celebrazioni pre-natalizie incontrando persone di tutte le età e ho letto le tue parole ovunque. Cento anni dopo, viviamo in amicizia e pace in un'Europa unita. Per questo dobbiamo essere grati, ma non dimenticare. Ogni volta che passo davanti al cimitero del campo, penso a tuo nonno e prego per lui e penso alla nostra cerimonia funebre. Porta in Italia questo messaggio “ai tanti discendenti di quei padri, nonni e bisnonni, prometto che noi qui in Austria conserveremo di essi un’ onorevole e dignitosa Memoria” Vi auguro un buon Natale e un felice anno nuovo 2018. Viva Italia. Il tuo amico Francesco (sono onorato di chiamarmi come te) e la famiglia di Sigmundsherberg".
Sigmundsherberg, il monumento eretto , nel 1917, a spese dei nostri prigionieri del lager, per ricordare i loro amici con questa dedica : “I PRIGIONIERI DI GUERRA ITALIANI AI LORO MORTI”

Dopo aver diffuso “il libro del nonno” in alcune Università, il 12 di aprile 2018, durante la visita degli studenti dell’ ITTS “G. Marconi” di Forlì, l’Austria, nella persona del Sindaco, Franz Goed, ha dedicato il Cimitero di Guerra Italiano del lager di Sigmundsherberg a mio nonno con questa motivazione, scritta in Italiano, in Tedesco ed in Inglese: “In memoria di tutti i nostri nonni dedichiamo questo posto al signor Cermaria Elmo fante della prima guerra mondiale”. Sono dovuto andare in Austria per trovare quello che i nostri nonni, da un secolo, non hanno mai riavuto indietro dall’ Italia: l’onore e la dignità di uomini che avevano quando sono partiti per la guerra. Ricordare da parte dell’ Austria, oltre ai propri soldati, i prigionieri altrui, mi sembra un grande segno di Civiltà. Da noi non si ricordano neanche i propri morti.
Sigmundsherberg, 12 aprile 2018  Da sinistra: Francesco Nicolini ed il Sindaco di Sigmundsherberg, Franz God, durante la dedica del Cimitero di Guerra a Cermaria Elmo, il nonno PeppeChiediamoci che futuro possa avere un Paese che dimentica e non rispetta i suoi morti! Per fare notizia, oggi ci vuol ben altro della “scoperta” di uno sconosciuto cimitero Italiano di un lager Austriaco. Qui, dopo Caporetto, sono passati 300.000 prigionieri italiani, maledetti dai loro Generali e dimenticati da un’Italia indifferente che ha perso la sua memoria e la sua coscienza! Di centomila di questi ragazzi non si è saputo più niente, spariti, mai esistiti! Onorare con affettuoso rispetto la vita e la memoria di mio nonno, che chiude il suo manoscritto senza nessun rancore, ma solo con un testamento, “VIVA L’ ITALIA”, mi aiuta anche a riscattare le sofferenze e la morte di tutti i nonni di quell’Italia, favorendo maggiore consapevolezza alle nuove generazioni. Alla fine del mio intervento durante l’evento di Pesaro ho dato questi fogli a Serena, una bimba di sei anni che assisteva con la sua famiglia alla presentazione. Serena mi ha promesso, incrociando le sue piccole dita e baciandole, come fanno i bambini, che leggerà questi fogli quando sarà più grande, quando sarà in grado, senza condizionamenti, di pensare e capire. A me non rimane altro da fare quello che ho promesso a mio nonno “ostinarmi a far sapere".

Gli studenti dell’ ITTS “G. Marconi” di Forlì lungo il sentiero che porta al cimitero Italiano di Guerra del lager di Sigmundsherberg dove è stata posta l’immagine, con dedica a Cermaria Elmo, il nonno Peppe, fante contadino della Grande Guerra

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