Francesco Sampieri

Brillante musicista e protagonista della vita culturale fece esibire, a Bologna, i grandi nomi internazionali della musica
Maria Chiara Mazzi

Scriveva un periodico bolognese, "L'Abbreviatore", nel 1820: “Il signor Marchese Sampieri, al quale non manca né splendore di casato, né ricchezza di censo, né gioventù, né fortune d'ogni maniera, ha consacrato i nobili suoi ozi a coltivare la musica, della quale è suonatore, accompagnatore al pianoforte e compositore. Diverse produzioni corrono per l'Italia e fuori, con le note di questo nobile scrittore, il quale ha saputo unire la vivacità delle melodie alla brillantezza dell’orchestra dando alle sue opere lustro ed effetto".

Nato a Bologna il 13 settembre 1790,figlio primogenito del marchese Luigi, proprietario di una prestigiosa collezione di quadri, di un paio di palazzi in città di una villa con parco sulla Chiusa del Reno a Casalecchio, Francesco Sampieri, orfano a 15 anni, divenne in quegli anni pieni di fervori politici e patriottici uno dei protagonisti della vita culturale emusicale bolognese.

Francesco Sampieri - Ritratto

Accademico Filarmonico compositore nel 1807, la sua musica veniva eseguita e apprezzata nei salotti e nelle Accademie cittadine oltre che nel suo salotto di cultura che, aveva aperto dal 1808 nel proprio palazzo bolognese dove ospitava artisti di passaggio nei teatri cittadini in pregevoli e applaudite serate musicali. Quando, nel 1810, un gruppo di nobili illuminati dagli ideali napoleonici fondarono a palazzo Lambertini la Società del Casino, Sampieri vi divenne il Direttore della Musica e, grazie a lui, gli appuntamenti musicali delle domeniche mattina divennero il fiore all’occhiello della vita bolognese per quasi 40 anni. Per merito di Sampieri, infatti, in cartellone figurarono, a fianco dei dilettanti appartenenti alle nobili famiglie bolognesi, i grandi nomi internazionali (dalla Malibran alla Colbran alla Strepponi, da Paganini a Liszt) poiché egli (come scrive un periodico dell’epoca) “tenuto egli in sommo pregio dai soggetti più distinti d'Europa nell'arte musicale, sa provvidamente cogliere l'occasione del loro passaggio per questa città, onde ottenere, coi suoi molteplici cortesissimi modi, dalla loro gentilezza, che si prestino a far conoscere ed ammirare il rispettivo talento a codesta rispettabile società”. E mentre lui organizzava concerti a Bologna, in Italia si rappresentavano i suoi melodrammi: Il trionfo di Emilia, a Roma e a Firenze (nel 1818 e nel 1821), Valmiro e Zaida e La foresta di Ostropl a Napoli (nel 1821), Gl'Illinesi a Bologna e Pompeo in Siria alla Scala di Milano (nel 1825), proposti con alterna fortuna ma sempre dalle grandi voci del momento.

Villa Sampieri a Casalecchio - Disegno di Rodolfo Fantuzzi, inizio XIX secolo

Viaggiatore instancabile, Sampieri in occasione della "prima" romana della Cenerentola, nel febbraio 1817, conobbe Rossini col quale, durante il viaggio di ritorno a Bologna si fermò a Spoleto dove, nel corso della rappresentazione de L'Italiana in Algeri prese parte all'esecuzione, sedendo al cembalo. Una amicizia immutata, questa con Rossini, che aveva costruito la sua dimora bolognese proprio a fianco del suo palazzo e che, nel 1830, era addirittura intervenuto alla rappresentazione del Il turco in Italia nel teatrino fatto costruire appositamente nella sua dimora. Rossini che fu il protagonista di una splendida festa di onomastico organizzata dal Sampieri nel magnifico parco della villa di Casalecchio e descritta da tutti i giornali cittadini.

Nel turbolento periodo della Prima Guerrad’Indipendenza la Società del Casino venne sciolta e anche Sampieri, come aveva fatto Rossini che proprio nel 1848 era fuggito da Bologna “fermò il suo soggiorno a Parigi dove ebbe distinte relazioni con uomini per scienze illustri, e sommi nell'arte ch'ei professava, ed ottenne la cittadinanzaFrancese con Decreto dell'Imperatore datato Saint-Cloud li 5 agosto 1861”. Tuttavia egli, diversamente dall’amico, non riuscì a trovare collocazione e fama negli anni di Napoleone III e ormai anziano e malato tornò nella sua città natale, dove morì nel 1863.

 

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