La storia della Maserati a Bologna

Dall'officina di via de' Pepoli 1/a alle strade di tutto il mondo
Paola Furlan

Atto di costituzione - 1914L’1 dicembre 1914, nel pieno centro storico di Bologna, inizia l’attività dell’Officina meccanica per riparazioni automobili – Garage Maserati Alfieri, in alcuni locali presi in affitto al piano terra di via de’ Pepoli, 1/a, antica strada che congiunge via Santo Stefano a via Castiglione. Nella domanda avanzata in comune per ottenere la licenza, Alfieri Maserati si premura di avvertire che “per le dimensioni del locale e per l’indirizzo commerciale della Ditta, non si fa vero e proprio lavoro di garage”, e chiede il permesso di attivare anche un’officina “per la riparazione delle automobili". Nell’avviso esposto pubblicamente, come vuole il regolamento della Polizia Municipale, si rende noto che si farà uso di un motore elettrico della forza di 2HP per l'azionamento di un tornio, due trapani e una ruota smerigliatrice per la molatura di ferri utilizzati dall’officina.
Gli avvisi avevano lo scopo di dare l’opportunità a quelli “che avessero fondati motivi per opporsi a tale concessione” di presentare reclamo, cosa che in questo caso non avviene. Il manifesto e la futura concessione sono firmati da Francesco Zanardi, primo sindaco socialista di Bologna, insediato il 15 luglio 1914 dopo le elezioni amministrative di giugno vinte dalla lista maggioritaria presentata dal Partito socialista. Nella concessione si fa espressamente riferimento all’apertura di “un’officina meccanica in un locale posto al piano terreno dello stabile N° 1 A di Via Pepoli”, con uso di garage per automobili. Sopra l’ingresso, “un cartello in lamiera (metri 2.50 x m. 0.50)”, porta l’iscrizione GARAGE E OFFICINA ALFIERI MASERATI.

Ampliamento Cottafava - 1934Alfieri, insieme ai fratelli Ettore ed Ernesto e cinque operai, avvia l’attività di rimessaggio dei motori Isotta Fraschini con l’obiettivo di arrivare a costruire automobili da corsa e pilotarle in gara. Nasce quello che è destinato a essere uno dei grandi marchi dell’automobilismo. Con lo scoppio della prima guerra mondiale Alfieri ed Ettore sono chiamati alle armi e la direzione dell’officina-garage è affidata a Ernesto, il più giovane dei sette fratelli Maserati, originari della città di Voghera. Negli anni della guerra, i fratelli acquisiscono una notevole esperienza, Alfieri perfeziona e brevetta a Milano candele di accensione per aeroplani militari e apre anche un laboratorio in corso Magenta per la loro produzione. Tra l’altro, le candele Maserati sono montate nel motore del velivolo che Gabriele D’Annunzio usò per il volo su Vienna il 9 agosto 1918. Quando i fratelli Maserati ritornano a Bologna, il locale di via de’ Pepoli è ormai troppo piccolo per le loro ambizioni anche in previsione dello sviluppo del settore automobilistico. L’1 aprile 1919, l’attività si trasferisce nella frazione “Alemanni N° 179 2 A”, in località Pontevecchio, dove Alfieri chiede al comune di esporre sopra le porte d’ingresso tre cartelli con la dicitura “Garage”, “A. Maserati” e “Officina”, come si vede dal bozzetto conservato nell’Archivio Storico Comunale (PG 8197 del 1919). Il fabbricato è un edificio di proprietà di Enrico Nepoti, utilizzato dal 1904 come magazzino all’ingrosso e vendita al dettaglio di terraglie, vetri, maioliche, fiaschi, damigiane, situato sulla via Emilia Levante (attuale n. 80), quasi in angolo con l’attuale via Marcello Oretti, al tempo strada privata. Nella nuova sede trova collocazione il Garage per automobili e l'officina meccanica, mentre via de’ Pepoli rimane adibita a “magazzeno”. Lo stesso Nepoti rilascia una dichiarazione con la quale autorizza a utilizzare il locale di sua proprietà “come officina e garages facendo funzionare anche motori elettrici e macchine utensili”.
Nei carteggi d’archivio si evidenzia come “il predetto impianto non possa dar luogo a reclami tanto più che gl'inquilini finitimi hanno dato la loro adesione per iscritto”. Infatti, le sei famiglie che abitano nello stesso stabile di Nepoti acconsentono al funzionamento dell'officina al piano terra. Nell’agosto dello stesso anno, Alferi richiede l’esposizione di altri due cartelli in lamiera con la dicitura “Pneumatici Michelin (1919) Deposito”. Sempre dalle carte conservate dall’Archivio Storico, è documentato l’acquisto di un lotto di terreno a Pontevecchio da parte di Alfieri che in seguito si amplierà per comprendere tutta l’area su cui insiste il fabbricato. Nel marzo 1921, la Maserati presenta in comune la domanda per la concessione della costruzione di una sala per prova motori “nella sua proprietà e presso l’officina stessa”, come nell’allegato disegno della “Sala per prova motori da costruirsi presso l’Officina Maserati Alfieri – Fraz. Alemanni 179 “. Si tratta di un fabbricato isolato dalle dimensioni interne m. 6,00 x 5,00; altezza m. 5,00 circa, che sorge quasi al limite della proprietà.
Marchio Tridente - 1934Nel corso degli anni seguenti l’azienda si struttura costruendo tre vani “ad uso officina” nel 1926, collegandolo al resto dello stabilimento con una nuova costruzione progettata dall’ingegnere Giulio Cottafava con una caratteristica finestra circolare sul fronte est, nel 1934. Nello stesso anno, in una pratica di concessione edilizia per la demolizione di un tetto e la ricostruzione a terrazza, compare per la prima volta nella documentazione dell’Archivio, lo stemma della Maserati, il Tridente ispirato alla Statua e fontana del Nettuno, opera di Mario Maserati, l’unico dei fratelli a non essere coinvolto dalla passione dei motori e della corsa, ma artista e pittore. La fama della Maserati si consolida nelle corse automobilistiche e negli avanzati progetti di costruzione delle vetture da corse sotto la guida di Alfieri, che subisce un grave infortunio durante una gara a Messina nel 1927. Le conseguenze dell’incidente e il successivo intervento chirurgico sono le cause della sua prematura morte il 3 marzo 1932, a 44 anni. Il Podestà dispone che “per onorare la memoria di Alfieri Maserati” venga concesso “il carro funebre di 1a classe, II grado, per il trasporto della salma alla Certosa”. Le cronache cittadine riportano di una grande partecipazione della città alla notizia della morte di Alfieri, “per aver portato l’industria automobilistica a notevole perfezionamento, recando essa anche prestigio alla nostra città”.
La tomba di Alfieri è opera dell’artista Mario Sarto che per conto della famiglia Maserati presenta il progetto per il cippo marmoreo dell’area N. 20 situata nel cortile del Claustro IX del Cimitero della Certosa, come da disegno conservato nelle carte dell’Archivio Storico Comunale. Il cippo è eseguito in Porfido rosso di Valcamonica, zoccolo in Diurite verde, con busto e aquile in bronzo, collocato nella galleria degli industriali con la scritta, “al pioniere del motore e della velocità“, nel ricordo di “sportivi, ammiratori e amici”. La morte di Alfieri segna la storia della Maserati. L’impegno dei fratelli Ernesto, Ettore e Bindo si concentra nell’attività segnata dal fondatore fino al 1939, quando l'azienda è venduta al gruppo finanziario della famiglia Orsi di Modena. La Maserati rimane nel ricordo e nella memoria dei bolognesi come testimonia Estenio Mingozzi: “La piccola officina stava a pochi passi dalla scuola, subito al di là della via Emilia. Era perfettamente inserita in quella borgata di periferia, vive fra la gente modesta come un pezzo del loro cuore e del loro orgoglio. La Maserati, che il lunedì la leggi sui giornali e, se ha vinto, hai vinto anche tu che l’hai incontrata tutti i giorni, che ti sei dovuto svegliare tante volte in piena notte quando qualcosa era andato di traverso e dovevano mettere a punto il motore all’ultimo minuto, a qualsiasi ora... Dell’officina dei fratelli Alfieri, Bindo, Ernesto ed Ettore Maserati si parlava nelle case, nei bar e a scuola, come di un mito”.

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