La cecità nei Paesi del Terzo Mondo

Secondo il dottor Angi, presidente di CMB Italia - ONG, l'aumento della cecità nelle aree disagiate del mondo è causato, oltre che da problemi alimentari, dalla mancanza di strutture sanitarie, di personale specializzato e di "semplici" strumenti correttivi come occhiali e lenti
Federico Bartolomei

Nel mondo si stima che ci siano 285 milioni fra ciechi e ipovedenti di tutte le età1. Le cause di questo fenomeno sono tuttavia molto diverse a seconda che ci si riferisca ai paesi maggiormente industrializzati piuttosto che ai paesi poveri. È interessante osservare come l’alimentazione rappresenti un costante fattore di rischio. Ancora oggi, seppur meno che in passato, la carenza di vitamina A è causa di perdita della vista nei bambini che soffrono di malnutrizione e, all’opposto, gli eccessi alimentari stanno minacciando la salute di chi oggi vive nel benessere e nell’opulenza. La retinopatia legata al diabete ad esempio, malattia in costante aumento, è considerata la principale causa di cecità fra i soggetti in età lavorativa. In linea generale, la comunità scientifica è concorde sul fatto che in molti casi la cecità, sarebbe evitabile mediante adeguati piani di screening condotti su ampia scala. Per comprendere meglio la realtà nel mondo d’oggi, abbiamo intervistato il Dott. Angi oculista e presidente di CBM italia, ONG che da sempre opera nelle aree più disagiate del globo.

Il dottor Angi durante una visita - Africa“La prima causa di cecità nel mondo” - ci spiega il Dott.Angi - “è ancora la cataratta, e questo accade per la mancanza sia di strutture sanitarie adeguate che di personale sanitario formato. Sorprende anche sapere che la prima causa di ipovisione è la mancanza di correzione dei vizi refrattivi quali ipermetropia, miopia e astigmatismo. Questo accade per le difficoltà oggettive nel fare diagnosi e per la difficoltà nel reperire gli occhiali che sarebbero necessari per la correzione dei difetti”. Se nel sud del mondo c’è ancora tanto da fare, non dobbiamo fare l’errore di abbassare la guardia neanche alle nostre latitudini. In un paese avanzato come l’Italia, si stima che per una malattia come il glaucoma, di cui oggi fortunatamente si parla di più rispetto al passato, il 50% delle persone che ne sono colpite riceva purtroppo una diagnosi tardiva.

“Il futuro dipenderà molto dalla programmazione che si riuscirà a fare oggi”-continua Angi- “si calcola che la cecità e l’ipovisione saranno destinate a triplicarsi nel mondo, e questo perchè sta aumentando sia la popolazione, sia l’età media di chi oggi popola il pianeta. Credo che le campagne di prevenzione visiva debbano divenire una priorità se vogliamo salvaguardare la salute delle generazioni future”.

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