Filippo Schiassi

Personalità eclettica, ecclesiastico bolognese, uomo di vasta cultura, darà il suo contributo per la nascita di un metodo di accordatura universale
Maria Chiara Mazzi

Parlare di musica non è compito o prerogativa esclusiva dei musicisti ma, sin da tempo immemorabile, la musica è disciplina che riguarda la matematica, la fisica, la storia e... l’archeologia! Ecco perché oggi parliamo di una personalità eclettica come quella di Filippo Schiassi (1763-1844), ecclesiastico bolognese, uomo di vasta e varia cultura, cultore di archeologia e di lettere greche e latine, docente di numismatica e antiquaria all’Università, aggregato ad importantissime istituzioni locali come l’Accademia delle Scienze della città.

Ma anche amante della musica, e da ‘dilettante’ scrive un curioso trattatello, “Del temperamento per l'accordatura del gravicembalo e dell'organo”, dissertazione nell'Accademia delle Scienze di Bologna del 1832. Qui prende posizione su un problema scottante dai tempi di Pitagora ma ancora vivissima: l’accordatura degli strumenti a tastiera.

Filippo Schiassi - Ritratto, Bologna

Sin dall’antichità ci si era posto il problema dell’accordatura, e Schiassi, che ben conosceva quel mondo, entra nel merito. Pitagora aveva definito con rapporti matematici semplici gli intervalli- base tra le note della scala, ma la pratica musicale aveva dovuto aggiustare l’intonazione ‘naturale’ nel corso dei secoli a causa di sempre più complessi strumenti musicali. All’epoca di Schiassi tale era le varietà di scale e di accordature

da obbligare ad una strada univoca e creare un metodo di accordatura universale: noi

lo chiamiamo ‘temperamento equabile’.

Palazzo Poggi sede dell'Accademia delle Scienze - 1800 Bologna

Un metodo, come scrive: “che oltre ad esser facile ed escludere qualunque arbitrio, e a non dare alcuna alterazione disgustosa, ha il pregio di servire a quella varietà che tanto cercano i nostri più celebri Compositori per adattare la musica alla diversa natura de' soggetti o mesti, o allegri, o terribili, o maestosi, il che non si ottiene co' metodi proposti dai nostri contemporanei e da tanti altri prima di loro”. Insomma, anche un insospettabile archeologo, addentro sia alle cose dell’antico che a quelle della scienza, si aggiunge all’interno di un dibattito che proprio in quegli anni porterà a una scelta definitiva. Talmente efficace da essere, ancora oggi, la ‘nostra’ scelta musicale, considerata da tutti la più universale e "naturale".

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