Giacomo Antonio Perti

Maestro di Cappella in S. Petronio rappresentò quell’eclettismo stilistico che caratterizzava la cultura a Bologna centro di incontro e confronto per la musica europea in età barocca
Maria Chiara Mazzi

Come ogni basilica della cristianità, anche quella di San Petronio a Bologna ha goduto, dalla sua fondazione, nel secondo Quattrocento, della presenza di una “cappella musicale”, cioè di un gruppo di cantori e suonatori professionisti, pagati appunto per svolgere il servizio musicale durante le funzioni liturgiche. Complesso alla guida del quale sono stati da subito alcuni dei più importanti musicisti dell’epoca, italiani e stranieri, che ne hanno garantito la funzionalità e soprattutto hanno contribuito alla sua continua espansione, fama e grandezza. Giacomo Antonio Perti - Ritratto

Tra la seconda parte del Seicento e la prima metà del Settecento, dopo alterne vicende e importanti riforme, grazie a maestri quali Maurizio Cazzati, Giovanni Paolo Colonna, Giulio Cesare Arresti e grazie alla presenza di strumentisti quali Giacomo Torelli, Arcangelo Corelli o Giovan Battista Vitali, la cappella era diventata celeberrima e tutti i viaggiatori italiani e stranieri, musicali e non che si trovavano a passare dalla città avevano come obiettivo proprio l’assistere ad una delle funzioni con musica di cui tanto si parlava.

In questo contesto, nel 1696 diventa maestro di cappella in San Petronio Giacomo Antonio Perti.

Nato a Bologna nel 1661, dopo gli studi di canto e contrappunto, grammatica e logica, e dopo essere stato aggregato a soli vent’anni all’Accademia Filarmonica (dove a 26 diventerà Principe), Perti comincia la sua attività di compositore come operista facendo rappresentare a Modena (1682) L'Oreste e a Venezia (1683) Coriolano. Maestro nella basilica di S. Domenico poi nella chiesa di S. Maria di Galliera e nell'Arciconfraternita di S. Maria della Morte, viene eletto maestro di cappella in S. Pietro nel 1690 e chiamato nel 1696 in San Petronio, dove inizia una intensissima attività in ambito sacro, che si affianca ad una ininterrotta ed apprezzatissima attività in ambito operistico.

Se infatti il suo catalogo comprende più di duecento composizioni sacre e liturgiche, tra salmi, mottetti, messe e versetti, è infatti nel genere drammatico (opere e oratori) che la sua fama si spande in tutta la penisola e in Europa, annoverando oltre trenta melodrammi rappresentati da Venezia a Roma da Firenze a Genova, e oltre 20 oratori proposti tra Modena, Bologna, Firenze e Milano.

Come scrive Padre Martini, che gli dedicò una importante biografia, “il carteggio coi principi, signori, professori di musica sono innumerali e dimostrano un uomo instancabile alla fatica, stimato e amato da tutti”; e in effetti fu a tal punto apprezzato che venne richiesto come maestro di cappella dal Granduca di Toscana e dall’Imperatore Leopoldo a Vienna. Nominato "consigliere" dall’Imperatore Carlo VI, al quale aveva dedicato nel 1735 la sua seconda opera stampata, diventa arbitro in questioni musicali e interpellato come esperto da tutta Italia, considerato un punto di riferimento per la conoscenza e la sapienza musicale e nel contrappunto.

Pur potendo allargare le sue conoscenze e la sua fama Perti rimane invece sempre a Bologna in San Petronio come maestro di cappella fino alla morte, avvenuta il 10 aprile 1756. Come scrive ancora il Martini “il 18 maggio fugli fatto il solito officio da' musici e, mentre agli altri della cappella si suol fare all'altar della B. V. della Pace, per lui si fece invece all'altar maggiore, ove erano addobbate le pilastrate. Questo acconsentì il Capitolo in riguardo d'un tanto uomo e in benemerenza di avere nel suo testamento sostituito il Capitolo alla sua eredità, quando gli eredi non avessero eseguito ciò che ordinava”.

Giacomo Antonio Perti - Ritratto

Le sue composizioni, quasi tutte ancora manoscritte e in gran parte conservate nell’archivio della Basilica di San Petronio e al Museo della Musica di Bologna, dimostrano la grandezza della musica cerimoniale bolognese nell’estremo esito del barocco e la pompa con la quale, ancora a metà Settecento, venivano realizzate le cerimonie liturgiche nella seconda città dello Stato della Chiesa. Oltre a ribadire l’eclettismo stilistico che da sempre caratterizzava la cultura a Bologna, centro di incontro e di confronto nodale per la musica europea in epoca barocca.

 

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