Atelier Tolomeo

Luogo di sperimentazione di forme e linguaggi a supporto delle attività museali
Fabio Fornasari

Ci sono tratti distintivi dell’istituto dei Ciechi Francesco Cavazza che ne tratteggiano la storia fino ai giorni nostri: sviluppare professionalità e qualificare competenze da mettere in rete per sviluppare azioni sui singoli individui che le richiedono offrendo e favorendo opportunità di autonomia. In questo articolo si mostra come occasioni di natura culturale, sviluppate e condotte all’interno di questa visione di crescita delle competenze, possa lasciare un segno e possa creare, confermando la tradizione dell’Istituto, occasioni di risposta per esigenze future. Impariamo a conoscere i posti e ce ne facciamo un’idea frequentandoli, partecipando alla vita che vi si svolge al suo interno.

Ogni luogo si compone di elementi che sono specifici e differenziano l’esperienza all’interno di una dimensione extrastorica.
Poi ci sono altri elementi che li rendono simili ad altri luoghi, in continuità e partecipi alla storia collettiva. In questo senso il museo, ancora più chiaramente della vita di un istituto che lo contiene, si pone all’interno di un’apparente dicotomia tra conservazione e innovazione. Il Museo Tolomeo, come l’Istituto che lo contiene, fornisce un servizio culturalmente e scientificamente qualificato allo sviluppo individualizzato, organizzato per rispondere alle domande specifiche di chi entra e cercando di trovare una risposta in più alle domande già affrontate. In entrambi i casi si lavora sulle competenze da condividere in rete. Dal precedente articolo apparso su questa rivista ad oggi, Museo Tolomeo ha organizzato due laboratori che sul fronte conservazione/ innovazione hanno fatto crescere non solo la sua esperienza, ma ha anche permesso di creare nuovi legami, nuovi elementi di scambio con altri luoghi non solo cittadini. In particolare con l’Istituto per i Beni, Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, l’Accademia di Belle Arti di Bologna, il CNR-IRPPS Roma, l’Università degli studi di Urbino Carlo Bo, il settore Marketing Urbano e Turismo delComune di Bologna,INCREDIBOL Innovazione Creativa di Bologna, ASTER, CNA Bologna e buona parte delle reti che si occupano di innovazione museale e tecnologica italiane e straniere. Non si tratta di contatti di natura semplicemente istituzionale: è sui contenuti che queste relazioni si sono create e stanno producendo un dialogo costruttivo fatto di progetti, idee e sviluppo da approcci semplici a situazioni complesse. Per permettere questo, l’Istituto ha intuito che fosse necessario un luogo: ha messo adisposizione un nuovo spazio che ha assunto il nome di atelier. Il nome suggerisce il suo ruolo: un luogo di sperimentazione di forme e linguaggi a supporto delle attività museali del museo Tolomeo. Un primo evento è stato MuseoMix: un laboratorio immersivo che nella sua idea permette di esercitare competenze differenti sul tema dell’esposizione e quindi della narrazione delle collezioni.

Il senso della tre giorni potrebbe essere letto come una immersione in una contemporaneità fatta di professioni nuove, in divenire, che sono sempre più curiose di sperimentarsi su frontiere speciali, non ripetitive.L’occasione ha posto a confronto tecnici, programmatori, mediatori culturali,operatori della cultura con la collezione di oggetti utilizzati presso l’Istituto nel corso di un secolo e mezzo per comunicare e conservare la conoscenza. Da quella geografica a quella letteraria, da quella scientifica a quella umanistica. utilizziamo, sono oggetti fatti di parti più o meno semplici che contengono concetti che si sono evoluti nei secoli e che rispondono a domande che continuiamo a porci: da Tolomeo e il nostro posto nell’universo alla base dei linguaggi della comunicazione umana codificata e orale, analogica e digitale, tattile e acustica.

Sala Museo Tolomeo - Istituto Cavazza via Castiglione (Bologna) foto di Lorenzo BurlanoLa comunità di MuseoMix chiamata a lavorare sulla collezione, non ha fatto altro che riconoscere questi contenuti e li ha ricomposti utilizzando tutti gli strumenti che erano individualmente in loro possesso: uno scambio creativo di punti di vista mirati a costruire nuove aggregazioni di pensieri, nuove strategie per costruire un racconto. Sono stati così prodotti quattro prototipi che si sono confrontati in differente modo con i contenuti ed elaborando dispositivi apparentemente anche simili ma sicuramente molto differenti nel contenuto elaborato. In particolare osservando i prototipi il codice Braille e la mappa di mobilità sono stati i due contenuti che più hanno attirato l’attenzione. Una prima mappa titolata “terreni comuni” affronta il tema del suono della città come elemento di condivisione dell’esperienza urbana. In città ci sono elementi segnaletici chiari che non sono solo incidenti di percorso ma veri segnali del tempo e dello spazio. Una seconda mappa ha raccolto una serie di interviste collocandole lungo i percorsi delle vie rappresentate nella mappa.

Queste si attivano e quindi si ascoltano quando si incontrano dei punti resi sensibili: in questo caso è una città che parla e ricorda attraverso le persone. In entrambi i casi la mappa di mobilità e il volume audio-tattile La croce e il ventaglio sono stati riletti e riformulati utilizzando competenze digitali e curatoriali per ampliare la possibilità dello strumento. Sul tema del Braille sono stati proposti due dispositivi che permettono attraverso il gioco di sperimentare la natura binaria e posizionale del codice e nello stesso tempo, esercitandosi, si può apprendere il codice medesimo. Quello più ludico ed evocativo è probabilmente il Tolocomando, un dispositivo comandato da sei tasti disposti secondo la sequenza dei sei punti del braille, che combinando l’attivazione dei singoli tasti, fornisce contenuti a commento dell’allestimento del museo. MuseoMix ha coinvolto oltre sessanta persone per tre giorni e ha portato a conoscere l’Istituto e i suoi spazi almeno cinquecento persone che non conoscevano l’Istituto e cosa accade al suo interno. La seconda occasione ArtCity, il fronte cittadino della fiera dell’arte che da oltre quarant’anni anima l’inverno di Bologna.

Con Re Mida Terre d’Acqua è stato aperto un laboratorio sul tema del libro come elemento non solo narrativo, ma esperienziale: SensiLibri. Il laboratorio ha proposto un’esperienza sin estetica all’interno di un ambiente costruito intorno al libro come luogo d’incontro per le persone vedenti e non vedenti, da 0 a 99 anni. Non si sono posti limiti. Poteva essere semplicemente vissuta come una mostra, come un’interazione con i materiali e gli allestimenti, oppure sperimentata attraverso laboratori e per la creazione di opere collettive. La cultura del libro tattile ha una storia molto importante fatta di nomi come Bruno Munari, Katzumi Komagata.

Sala Museo Tolomeo - Istituto Cavazza via Castiglione (Bologna) foto di Lorenzo Burlano

Si tratta di esperienze che hanno combinato tra loro la materia, il libro, il tatto, il suono e l’arte, realizzando raffinati libri d’artista, solitamente realizzati a mano, che si lasciano leggere attraverso i sensi. Anche in questo caso la premessa è stata soddisfatta per numero e per qualità degli incontri: oltre le duemila presenze in una settimana di apertura e lo scambio con persone che hanno portato il loro punto di vista, la loro esperienza a contatto con le collezioni del museo. L’esperienza non si ferma. L’atelier ora esiste e funziona. Senza uno spazio le attività non possono prendere corpo. Prossimamente verrà condiviso in occasione della Children Book Fair 2017 con altri laboratori sul tema dei linguaggi e delle geografie narrative. Ma questa è un'altra storia che sarà da raccontare.

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