L'opera universale di Guglielmo Marconi

Un’accurata analisi per rendere giustizia all’inventore della radio
Lodovico Gualandi "marconista del XXI secolo"

L’informazione scorretta dell’opera scientifica e tecnica di Guglielmo Marconi ha delle radici molto profonde, iniziò infatti appena i giornali pubblicarono che in Inghilterra un giovane italiano aveva inventato un nuovo sistema di comunicazione senza fili ad onde elettriche.

La notizia, divulgata senza fornire nessun particolare tecnico, provocò l’immediata contestazione degli scienziati che, in base alle teorie scientifiche dominanti, sostenevano che le onde elettriche scoperte dieci anni prima dal fisico tedesco Heinrich Hertz, non potevano permettere di realizzare nessun sistema di telegrafia senza fili perché, comportandosi come la radiazione ottica, si propagavano solo su percorsi rettilinei, privi di ostacoli naturali.

Per realizzare una telegrafia senza fili ad onde elettromagnetiche in grado di propagarsi a distanza, superando anche gli ostacoli naturali interposti e la curvatura terrestre, era indispensabile impiegare quelle che si potevano generare e ricevere solo mediante gli apparecchi inventati e brevettati da Marconi.

L’originale Marconi’s wireless era, infatti, composto di un radiatore trasmittente dotato di dimensioni fisiche e caratteristiche elettriche completamente diverse dal radiatore noto come dipolo di Hertz, e di un vero e proprio apparecchio ricevente in grado di decifrare e stampare un messaggio in codice Morse, a distanze superiori a quelle raggiungibili da una voce amplificata da un megafono.

L’unico sistema radio ricetrasmittente che funzionava ottenendo questo risultato è stato brevettato da Guglielmo Marconi, a Londra, il 2 giugno 1896. Marconi brevettò la sua invenzione in Inghilterra perché solo in quel Paese, per la favorevole presenza d’influenti parenti di sua madre, avrebbe potuto sperare di trovare le risorse finanziarie necessarie per estendere il brevetto nelle principali nazioni del mondo.

Guglielmo Marconi - Londra, 1896

In Italia, quello che proponeva, a causa della sua giovane età e la mancanza di un titolo di studio, sarebbe stato considerato il prodotto dell’esuberante fantasia di un giovane.

A Londra Marconi riuscì invece a trovare i capitali necessari per brevettare subito la sua invenzione, avviare un’impresa industriale in grado di costruire i primi apparecchi radio ricetrasmittenti, e fondare una scuola, conosciuta come il “Marconi’s College” per provvedere alla necessaria formazione d’ingegneri e di marconisti specializzati nella nuova arte delle radiocomunicazioni.

Si trattava infatti di un’arte non ancora contemplata nelle università, e se si pensa che Marconi a soli ventidue anni, in un tempo incredibilmente breve riuscì a raggiungere le mete che si era prefisso fino dall’inizio, con una visione chiara e sicura, non si può che rimanerne ammirati e stupefatti. Nel 1899 infatti, a soli tre anni di distanza dal brevetto, la marina militare degli Stati Uniti d'America, una delle più tecnologicamente avanzate nel campo delle applicazioni elettriche, invitò Marconi a produrre delle dimostrazioni pratiche di radiotelegrafia su alcune navi da guerra.

 

Guglielmo Marconi e il trasmettitore per segnale wireless - 1901

Questo fatto è di valore storico incalcolabile, perché rappresenta l’inconfutabile prova che a tre anni dal conseguimento del brevetto, la Radio era solo nelle mani di chi l’aveva inventata: altrimenti gli ingegneri americani l’avrebbero realizzata senza dover ricorrere alla consulenza scientifica e tecnica di un giovane straniero di venticinque anni. Se si vuole evitare che la verità storica sulla paternità della radio continui a essere deplorevolmente alterata in tanta letteratura, pagine web e trasmissioni radiotelevisive, un’autorevole Istituzione scientifica dovrebbe esaminare la documentazione storica che ha consentito all’autore di ricevere il titolo onorifico di Marconista del XXI Secolo.

 

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale infatti, l’Accademia delle Scienze di Mosca - senza fornire nessun valido documento storico - stabilì ufficialmente che la radio era stata inventata dal fisico russo Aleksander Stepanovich Popov,

il 7 maggio 1895.

Nessuna Accademia delle Scienze italiana ha mai contestato questa pretesa, architettata per ragioni politichedi prestigio e di propaganda dal

passato regime sovietico, e nemmeno mai stabilito ufficialmente che

l’invenzione della radio appartiene a Guglielmo Marconi.

Stabilirlo ufficialmente in occasione di un World Radio Day, può rappresentare il migliore omaggio offerto alla memoria di un grande scienziato, benefattore dell’umanità intera, e che per questo altrettanto gran merito è

diventato un Cittadino del Mondo.

Marconi in visita all'Esposizione Mondiale di Chicago "Un Secolo di progresso - 2 ottobre 1933"

Lodovico Gualandi ha pubblicato recentemente un saggio dal titolo “Marconi in Braille”, dedicato a tutti i non vedenti che desiderano conoscere la verità storica sulla paternità della radio, contestata ingiustamente a Marconi in molta letteratura e pagine web. Secondo il parere dello studioso bolognese, autore di una delle più approfondite ricerche sulle vere origini della radio, le ragioni dei travolgenti successi del primo italiano meritevole del Nobel per la Fisica, sono da attribuire all’originalità e rilevanza scientifica dei suoi apparecchi, mentre le contestazioni sono da attribuire a una scorretta interpretazione, scientifica e tecnica, delle loro reali funzioni.

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